GIUSTIZIA

Eni, trovato il capro espiatorio. Licenziato Massimo Mantovani

Eni, trovato il capro espiatorio. Licenziato Massimo Mantovani Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Roma Economia Trasmissione tv "In Mezz'Ora" Nella foto Claudio Descalzi (ad Eni) Photo Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Rome (Italy) Tv program "In Mezz'Ora" In the photo Claudio Descalzi (ceo Eni)

di Gianni Barbacetto e Stefano Feltri/

C’è chi scende e c’è chi sale, chi va all’inferno e chi si prepara al paradiso. C’è chi viene, proprio oggi, licenziato da Eni: Massimo Mantovani, l’ex capo degli affari legali, indagato dalla Procura di Milano per il “complotto” che sarebbe stato ordito per depistare le indagini sulle corruzioni internazionali in Nigeria e in Algeria. E c’è chi si prepara invece a salire al vertice massimo della compagnia petrolifera: Claudio Granata, che oggi si occupa delle relazioni istituzionali con gli azionisti e passa invece alla guida della divisione R&M, mettendosi così nelle condizioni di poter diventare amministratore delegato di Eni, come successore di Claudio Descalzi, nel 2020 o anche prima, se fosse necessario.

Il passaggio di Granata, braccio destro di Descalzi, da ruoli di lobbying e finanza al vertice invece di una divisione operativa (R&M raffina e vende carburanti e altri prodotti petroliferi) è la mossa necessaria per chi vuole arrivare al ruolo di ad. Granata la compie in piena continuità e in pieno accordo con Descalzi, in un momento molto difficile per Eni: i suoi uomini sono sotto processo per la (presunta) supertangente internazionale in Nigeria; sono sotto indagine per gli affari petroliferi in Congo; sono sotto inchiesta per il “complotto” che sarebbe stato attivato con denunce ed esposti presso le Procure di Trani e di Siracusa; e in più Descalzi è sospettato di aver fatto fare all’Eni affari con una società controllata da sua moglie, la cittadina congolese Marie Magdalena Ingoba, detta Madò. Come se non bastasse, ora l’affaire dei soldi russi alla Lega coinvolgerebbe Eni come candidata a essere l’acquirente finale dei prodotti petroliferi da cui ricavare finanziamenti al partito di Matteo Salvini.

È in questo scenario complesso che Granata si prepara alla successione di Descalzi. Non senza problemi: è stato indicato dall’ex legale esterno di Eni, Piero Amara (che ha già patteggiato una pena di 3 anni per corruzione in atti giudiziari ed è al centro di inchieste delle Procure di Roma, di Messina e di Milano), come il vero regista del “complotto”.

Ma intanto Eni “scarica” Mantovani, che potrebbe diventare il parafulmine per i vertici della compagnia alle prese con la vicenda Napag: una società che si occupava di succhi di frutta e che è passata a fare trading petrolifero con Eni. I magistrati di Milano stanno verificando la possibilità che il finanziamento di 25 milioni avviato nel maggio 2018 da Eni Trading & Shipping (Ets) a Napag (di cui Amara è considerato il dominus) possa essere il tentativo di pagare il silenzio di Amara sul “complotto”. E stanno soppesando il ruolo di Mantovani in questa partita. Cinque mesi fa, Eni aveva proposto a Mantovani una buonuscita di 5 milioni, che il manager ha rifiutato. Oggi, 16 luglio 2019, lo scenario si ribalta: il direttore delle Risorse umane di Eni, Grazia Fimiani, consegna a Mantovani una lettera di licenziamento, contestandogli un comportamento scorretto nei confronti dell’azienda.

Mantovani ha sempre sostenuto di non aver mai avuto rapporti con Napag. E di non aver avuto niente a che fare con i miracolosi accreditamenti che Napag ha ottenuto per poter fare trading con Ets (nel 2015) e con Versalis (società chimica di Eni, nel 2016). In effetti gli accreditamenti hanno avuto il via libera da benevoli audit interni Eni che sarebbe interessante oggi andare a rileggere. Quanto a Mantovani, uscito dall’Ufficio legale nel 2016, nell’ottobre di quell’anno diventa il numero uno della divisione Gas & Power di Eni e nel mese successivo anche presidente di Ets.

Ma il manager operativo di Ets è un altro: l’amministratore delegato Franco Magnani, uomo cresciuto all’ombra di Descalzi nella divisione Esplorazione. È lui ad avere tutte le deleghe per operare, fin dall’inizio, anche nell’affare Napag. Poi, nel 2018, Ets si riorganizza, con due amministratori delegati, uno per la divisione Oil (con sede a Londra) e uno per la divisione Gas (con sede a Bruxelles). Magnani resta ad della Oil, sostituito nel novembre 2018 da Stefano Ballista. Mentre Mantovani si occupa soltanto dei settori Gas, Lng & Power. Resta estraneo ai rapporti tra Napag ed Ets (e ancor più tra Napag e Versalis), presidiati semmai da Granata e da Antonio Vella, l’ex responsabile Eni per il Nord Africa. Ma Eni non crede a Mantovani e gli contesta rapporti con un manager di Ets, divisione Oil: Alessandro Des Dorides, recentemente licenziato proprio per i suoi rapporti con Napag.

Ora tocca a Mantovani. Ben diversamente è andata a Vella, uscito dalla compagnia con buonuscita e tappeto rosso, dopo essere stato imputato diligente nel processo per le tangenti in Algeria, terminato con una condanna dei manager Saipem (allora controllata Eni) e con l’assoluzione dei dirigenti Eni.

Leggi anche:
Non c’è due senza tre: indagine sull’Eni in Congo
Scandalo Eni, così è nato il depistaggio
Eni, così la Procura di Milano ha smontato il “complotto”
Eni, chi nasconde il più grande scandalo italiano?
Eni, guarda chi si vede: il grande vecchio dei depistaggi italiani

Eni, il complotto contro Descalzi: rivelazioni o depistaggio?
Eni in Nigeria, profumo di tangenti

Il Fatto quotidiano, 16 luglio 2019
To Top