VATICANO

Papa Francesco e le “ostie amare” di Luigi Bisignani

Papa Francesco e le “ostie amare” di Luigi Bisignani

Non ci sono più i Papi di una volta. Lo sa bene Luigi Bisignani, che con i Papi di una volta realizzava ottimi affari e riusciva perfino a far sparire in Vaticano una bella fetta della maxitangente Enimont (milioni mai rintracciati neppure da Antonio Di Pietro ai tempi di Mani pulite).

Io lo leggo sempre con attonita curiosità e dissennato piacere, Bisignani, pluripregiudicato che pretende di dare lezioni ai giudici e cattolico massone (della P2 e dei suoi sequel) che vuole insegnare il mestiere al Papa. Nella sua consueta omelia della domenica, sul Tempo di Roma, qualche giorno fa ha segnalato due cattive notizie: scandalose, vergognose, ignobili, indecenti — per lui — dunque buone e giuste per me e per la maggioranza degli incensurati.

La prima cattiva notizia per Bisignani — dunque buona per noi — è che in Vaticano “torna l’Inquisizione”. Caccia alle streghe? Processi agli eretici? No: quell’Inquisizione probabilmente a Bisi piacerebbe. Invece si comincia a indagare sul serio sui devoti ladri offshore del Vaticano, su quel sistema che Bisignani conosce bene fin dai tempi della P2 e del caso Enimont. È iniziata l’operazione Porpore pulite. E Bisi è attonito: “In questo periodo in Vaticano, anziché altari per pregare, allestiscono aule per processare porpore e prelati in un ritrovato clima da tribunale dell’Inquisizione”.

Colpa del Papa: “Bergoglio ha stravolto anche l’ordinamento giudiziario, sostituendo la legge del 1987 varata da San Giovanni Paolo II”. Quella che lasciò impuniti i santi burattini del caso Banco Ambrosiano, spolpato dalla P2. Ora invece — orrore! — “il Tribunale Vaticano di primo grado”, annota Bisi, “sarà competente anche per i processi penali riguardanti cardinali e vescovi incaricati di Uffici presso la Curia Romana. Finora questi potevano essere portati alla sbarra solo dal Santo Padre e giudicati dalla Cassazione vaticana, cioè da un collegio presieduto da un cardinale”. Un Tribunale speciale e assai poco indipendente.

Da ora, invece, “Papa Francesco ha imposto che cardinali e vescovi vengano giudicati dal Tribunale ordinario statale”. Come tutti. I primi “clienti” saranno “sei ecclesiastici, due provenienti dalla Congregazione per il Culto e quattro dalla Segreteria di Stato”: “L’affaire del palazzo londinese sarà una ‘prima teatrale’ very cool che sembra porterà sotto la lente della magistratura vaticana almeno tre altisonanti nomi della cerchia papale: il sostituto alla Segreteria di Stato Edgar Peña Parra, il ciellino italo-argentino Giuseppe Milanese, ‘padre e padrone’ delle cooperative sociali Osa, e l’ex uomo forte dei focolarini in Vaticano, il bistrattato Cardinale Becciu”. Per loro “si sta preparando una grande aula bunker, la sala multifunzionale dei Musei Vaticani, allestita con costose apparecchiature di videosorveglianza degne del Mossad”.

La seconda buona notizia che Bisi ci dà — scandalizzato da tanto ardire — è che il Papa non solo vorrebbe concedere la comunione alle coppie separate, ma si spinge perfino ad affermare la “dimensione erotica del matrimonio, dunque non più funzionale alla procreazione”. Brivido. E ci aggiunge una “mossa peronista” per “guadagnare ancor più popolarità”: la benedizione delle coppie gay. Santo cielo! Il Papa “questa volta potrebbe davvero sgretolare le fondamenta del diritto canonico, disorienta molti esperti e infiamma ancor di più i detrattori di Francesco”, ai quali vuole far “deglutire ostie amare”.

Il buonumore della domenica è così assicurato, leggendo Bisi fino in fondo, fino alla sua sardonica conclusione: “Alea iacta est, lunga vita al Papa, nell’attesa del giudizio universale” (che gesto apotropaico avrà fatto, a questo punto, Papa Francesco?).

Il Fatto quotidiano, 20 maggio 2021
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