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Affari Eni in Congo, l’inchiesta verso la chiusura

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La posizione di Eni

1-Per quanto riguarda il rapporto tra Eni e Petroservices e l’ipotesi di conflitto di interesse formulata nei confronti dell’AD, sono state completate accurate indagini interne commissionate dagli organi di controllo di Eni a una società terza indipendente che hanno confermato l’effettiva concretezza del rapporto commerciale tra Eni e il fornitore, con contratti la cui esecuzione (sempre effettivamente riscontrata e certificata), ha rispettato sostanzialmente sempre le procedure di “procurement” in vigore in ogni momento considerato nel gruppo e in alcun modo ha recato svantaggi a Eni o vantaggi indebiti al fornitore.

Le indagini interne, inoltre, non hanno rilevato alcun riscontro idoneo a smentire la dichiarazione resa dall’Amministratore Delegato circa la sua non conoscenza di eventuali interessi del coniuge in Petroservice.

È il caso di ricordare che per la sussistenza del reato di “omessa dichiarazione di conflitto di interessi”, oltre alla conoscenza (che non c’era) è richiesto il requisito del danno a carico dell’azienda che (di per se solo) semplicemente non esiste.

2-Eni ribadisce di non essere in alcun modo coinvolta in presunte attività corruttive legate alle licenze congolesi citate, ed evidenzia come gli organi di controllo interno della società abbiano condotto da tempo, attraverso esperti legali e tecnici indipendenti, indagini interne approfondite per quasi due anni che non hanno rinvenuto riscontri a favore o in danno di alcuna delle ipotesi di corruzione sotto indagine, ipotesi che la compagnia dichiara pertanto insussistenti e totalmente prive di fondamento.

3-Eni, in particolare, non è a conoscenza dei dettagli della transazione mediante la quale la società World Natural Resources nel 2013 avrebbe ottenuto una partecipazione nel permesso Marine XI. Peraltro, Eni è venuta a conoscenza di questa transazione soltanto attraverso il decreto di perquisizione notificato a due suoi dipendenti nell’aprile del 2018 nell’ambito delle indagini della Procura di Milano.

Il Fatto quotidiano, 20 novembre 2020
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