POLITICA

“Noi Cinquestelle di Lodi in aula contro Uggetti. Di Maio? Io non chiedo scusa”

“Noi Cinquestelle di Lodi in aula contro Uggetti. Di Maio? Io non chiedo scusa”

Massimo Casiraghi (nella foto) è il cittadino di Lodi – oggi consigliere comunale del Movimento 5 Stelle – che nel 2016 si è costituito parte civile nel processo in cui il sindaco della sua città, Simone Uggetti, era accusato di aver confezionato il bando per la gestione delle piscine comunali su misura di chi poi ha vinto la gara. Condannato in primo grado, Uggetti è stato assolto in appello.

Casiraghi, si è pentito della sua scelta?

No. Nel maggio 2016, quando scoppiò lo scandalo e Uggetti fu arrestato, io ero un attivista locale del Movimento 5 Stelle. Chiedemmo al Comune di Lodi di costituirsi parte civile contro il sindaco e gli altri imputati. Senza avere risposta. Intanto Uggetti restava sindaco. A un certo punto, la giunta disse no, prese la decisione formale di non costituirsi parte civile. Decisione poi confermata dal commissario che a giugno arrivò a sostituire sindaco e giunta che si erano dimessi. Intanto però, nell’udienza del 21 luglio 2016, avevo chiesto di costituirmi io, assistito dall’avvocato Marcello Pistilli, in sostituzione del Comune di Lodi.

All’udienza del 13 settembre 2016, il Tribunale di Lodi accoglie la sua richiesta: sulla base della norma che disciplina la cosiddetta “azione popolare”, che conferisce al cittadino elettore il “diritto di far valere in giudizio le pretese che in via ordinaria spetterebbero al Comune o alla Provincia”.

Sì, eravamo convinti che il no della giunta potesse essere viziato da un potenziale conflitto d’interessi. I giudici del Tribunale accolsero la mia richiesta, che fu poi confermata anche dalla Corte d’appello. I giudici respinsero tutte le richieste degli imputati di estromettermi dal processo. Così ottenemmo la nostra prima vittoria: aver dato ai cittadini un diritto in più. Lo abbiamo fatto a spese nostre, con i soldi raccolti da cittadini e attivisti del Movimento 5 Stelle. E naturalmente lo abbiamo fatto sapendo che non avremmo mai avuto nulla in cambio: un eventuale risarcimento sarebbe andato al Comune di Lodi.

Dopo l’assoluzione in appello, però, il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio chiese scusa al sindaco Uggetti con una lettera al Foglio: “Sull’arresto dell’ex sindaco di Lodi ho contribuito a esacerbare il clima. Mi scuso… Le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli”. Lei, Casiraghi, vuole unirsi a queste scuse?

No. Non ho nulla di cui scusarmi perché la nostra è stata una battaglia giusta e fondata, e questa è la seconda sentenza che lo riconosce. Se Di Maio ha da chiedere scusa per suoi comportamenti, è un problema suo. Io e gli attivisti locali del Movimento e i cittadini che ci hanno sostenuto non abbiamo niente di cui scusarci: siamo anzi fieri delle nostre battaglie che avevano come unico fine quello di difendere e accrescere i diritti dei cittadini e la loro partecipazione alla vita della città.

La sentenza d’appello, che pure assolve, dice che il cittadino Massimo Casiraghi aveva diritto a costituirsi parte civile nel processo.

Sì, mi dà ragione sul potenziale conflitto che ipotizzavo dentro la giunta comunale. La sentenza infatti dice: “A giudizio della Corte, tale condivisibile interpretazione trova ragione e fondamento, in relazione alla astratta possibilità di conflitto con l’ente territoriale, configurabile (ed è il caso di specie) ove i membri della giunta siano chiamati a dover decidere sulla costituzione in giudizio dell’ente comunale al fine di pretendere un risarcimento del danno, proprio nei confronti del soggetto che ha proceduto alla loro nomina”. Cioè il sindaco.

La sentenza d’appello però assolve Uggetti e i suoi coimputati, sostenendo che non si devono “punire indiscriminatamente le mere irregolarità formali attinenti all’iter procedimentale”; che “il bene tutelato dalla legge” non è la “mera regolarità formale dell’asta”, ma “l’interesse della Pubblica amministrazione”. Dunque “la turbativa non ricorre in presenza di qualsiasi disordine relativo alla tranquillità della gara, essendo necessaria una lesione, anche potenziale, agli scopi economici della Pubblica amministrazione e all’interesse dei privati di poter partecipare alla gara”.

A me pare che la legge debba tutelare la regolarità delle gare e l’accesso alla pari di tutte le aziende alle aste, e non un astratto “interesse della Pubblica amministrazione”. Ma questa è una questione da giuristi, aspetto la Cassazione, se ci sarà.

 

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Il Fatto quotidiano, 23 novembre 2021
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