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Sala: sì allo stadio, con due condizioni (che non saranno rispettate)

Sala: sì allo stadio, con due condizioni (che non saranno rispettate)

La decisione sullo stadio è arrivata: il sindaco Giuseppe Sala ha detto sì. La giunta del Comune di Milano ha concesso ieri a Milan e Inter la dichiarazione di “pubblico interesse” per il progetto di nuovo impianto da realizzare a San Siro. Con due condizioni: che non si abbatta il Meazza; e che non si superino i limiti di edificabilità concessi dal Piano di governo del territorio (Pgt).

Due condizioni, però, difficili da mantenere. “Alla luce del percorso tecnico e politico compiuto finora”, dichiara Sala, “la giunta ha deliberato il pubblico interesse alla proposta di Milan Ac e Inter Fc sullo stadio. Ma eventuali altre opere (per esempio spazi commerciali, uffici, hotel) saranno autorizzate solo nella misura prevista dal corrente Piano di governo del territorio del Comune di Milano”.

Il sindaco prosegue affrontando il tema del destino del Meazza: “La costruzione di un nuovo impianto sportivo ha, comunque, aperto la questione sul futuro di San Siro. Ribadiamo la nostra volontà di rifunzionalizzarlo e pertanto siamo pronti a valutare soluzioni che non prevedano la rinuncia all’attuale impianto, bensì la sua rigenerazione attraverso altre funzioni”.

La dichiarazione di “pubblico interesse” fa scattare la legge sugli stadi, approvata nel 2017 dal governo Gentiloni. Permette a chi costruisce un nuovo impianto di vedere remunerato l’investimento, con la possibilità di edificare nell’area proprio quegli spazi commerciali, uffici e hotel citati da Sala, e con volumetrie doppie rispetto al Pgt: dunque 0,70, visto che il Piano appena varato dalla giunta di Sala concede in città lo 0,35.

La dichiarazione del sindaco fa a pugni dunque con la legge. O, peggio, cerca di dare l’impressione che l’amministrazione si opponga alla grande operazione immobiliare proposta da Milan e Inter, sapendo che invece la legge la permette. E dunque darà il via libera ai quasi 300 mila metri quadrati di edificazioni, torri e grattacieli attorno al nuovo stadio: 180 mila metri quadrati di spazi commerciali, 66 mila di uffici, 15 mila di hotel, 13 mila per intrattenimento, 5 mila di spazio fitness, 4 mila di centro congressi.

La legge sugli stadi indica anche tempi stringenti: una volta ottenuta la dichiarazione di “pubblico interesse”, Milan e Inter possono presentare il loro progetto (in parte già anticipato); poi il Comune ha 120 giorni per dire sì o no. Se dice sì, parte la costruzione; se dice no, la palla passa al governo, che potrà gestire direttamente l’operazione da Roma.

È chiaro che Milan e Inter non accetteranno di restare entro lo 0,35 indicato dal Pgt. Il loro progetto prevede di spendere 650 milioni per costruire lo stadio, da lasciare in proprietà al Comune, ma da affidare in concessione ai due club per 90 anni, che pagherebbero, a regime, un canone annuo di 5 milioni. I ricavi per Milan e Inter sarebbero di quasi 200 milioni l’anno, 70 dallo stadio e 125 da quello che chiamano “polo ricreativo”, commerciale e terziario, con il rientro degli investimenti in 32 anni.

Paolo Scaroni, presidente del Milan, ha già dimostrato di avere fretta: vuole ottenere tutti i permessi entro il 2021, perché in quell’anno a Milano ci sono le elezioni e, se Sala non fosse rieletto, i club dovrebbero ricominciare a trattare con un altro sindaco.

Che cosa farà ora Sala? Dopo aver detto di concedere solo lo 0,35, ha due strade davanti. O rompere con i club, che 120 giorni dopo la presentazione del loro progetto dovranno andare a Roma a chiedere al governo di rispettare la legge sugli stadi. Oppure potrà cominciare una trattativa per ridurre le volumetrie, aumentare un po’ il verde, alzare un poco il canone.

Ancor più difficile tenere in piedi il Meazza, dopo aver concesso di costruire un nuovo stadio. Costose le manutenzioni, difficile trovare usi alternativi alle partite, per coprire i costi. Lo stadio milanese viene usato per l’incontro annuale dell’arcivescovo di Milano con i cresimandi e per una decina di grandi concerti: un’attività certo non sufficiente a mantenere la struttura.

Ma Sala rivendica di aver fatto le cose per bene: “Sulla questione stadio ci siamo sempre mossi con trasparenza e coerenza. Da subito avevamo detto che avremmo coinvolto prima il Consiglio comunale e, dopo aver avuto il parere di chi rappresenta i cittadini, ci saremmo assunti la responsabilità di decidere”. I club protestano: “Ci riserviamo di analizzare l’atto e valutare se le condizioni poste siano compatibili con la fattibilità e la sostenibilità economica del progetto”. Le incertezze sul futuro restano molte.

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Il Fatto quotidiano, 9 novembre 2019
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