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Gabriele Nissim, il cacciatore dei Giusti

Gabriele Nissim, il cacciatore dei Giusti

Secondo il Talmud, ogni generazione conosce 36 “zaddiqim nistarim”, i “Giusti nascosti” che, con le loro scelte quotidiane, impediscono la distruzione del mondo. Gabriele Nissim, giornalista, storico, saggista, si è specializzato nella “caccia ai giusti”. Tenace come i cacciatori di nazisti, li cerca nel mondo e nella storia, li scova, li rivela, li racconta nei suoi libri. Convinto che siano più di 36 a generazione. Ha cominciato (nel volume L’uomo che fermò Hitler) a raccontare Dimitar Pesev, che salvò gli ebrei di una nazione intera: da vicepresidente del Parlamento bulgaro, nel marzo del 1943, informato dell’imminente deportazione di 48 mila ebrei che vivevano nella Bulgaria filonazista, convinse re Boris III e il governo bulgaro a ordinare che i treni per Auschwitz non partissero.

Nel libro La lettera a Hitler narra invece la storia di Armin T. Wegner, che nel 1933, da Roma, manda al Führer e a centinaia di indirizzi in Germania una lunga lettera in difesa degli ebrei e contro le leggi antisemite. Da giovane, Wegner aveva servito nell’esercito tedesco in Turchia, come ufficiale medico durante la Prima guerra mondiale, ed era stato testimone del genocidio degli armeni del 1915-16. Per le sue denunce, dagli armeni è riconosciuto come Giusto, per essere stato uno dei primi a denunciare il dramma del loro popolo.

Nel libro Il tribunale del bene, invece, Nissim racconta la storia di Moshe Bejski, l’uomo che creò il Giardino dei Giusti a Gerusalemme, nel quale ogni albero ricorda la vita di un uomo che ha salvato almeno un ebreo dalla persecuzione nazista durante la Shoah. Bejski era uno degli scampati al genocidio grazie alla lista di Schindler: era stato salvato dalla deportazione grazie all’intervento di Oskar Schindler, a cui ha poi dedicato uno degli alberi del Giardino.

“Santi ed eroi esistono solo nella nostra fantasia, mentre è stimolante scoprire che uomini normali, con gli stessi nostri difetti, sono stati capaci di compiere atti di coraggio in modo sorprendente e inaspettato”: così dice Gabriele Nissim, che continua la sua avventura di cacciatore del Bene. Ha inventato Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l’associazione che promuove i Giardini dei Giusti nel mondo per ricordare gli uomini e le donne che hanno in un momento cruciale della loro vita scelto il bene. Ne ha fatto nascere uno a Milano, poi tanti altri in molte città d’Italia e del mondo, in Armenia, Stati Uniti, Giordania, Russia, Tunisia, Polonia…

È riuscito a far dichiarare dal Parlamento europeo la Giornata dei Giusti, celebrata in Italia e in tutta l’Unione ogni anno il 6 marzo. In quel giorno ricorda e premia i nuovi Giusti che scova nella sua caccia. Come il colonnello sovietico Stanislav Petrov, che scongiurò una guerra atomica con gli Stati Uniti a costo di inimicarsi il suo stesso Paese, o Hamadi ben Abdesslem, la guida tunisina che nel 2015, durante un attacco terroristico, ha scortato verso l’uscita del Museo del Bardo 45 turisti italiani.

Nel suo ultimo libro, Il bene possibile (Utet), Nissim racconta alcune storie dei nuovi Giusti, alternate con le parole di Socrate, Marco Aurelio, Hannah Arendt, Etty Hillesum, William Shakespeare, Baruch Spinoza. Il bivio che taglia le vite non è quello tra abiezione ed eroismo, ma quello tra indifferenza e piccole scelte “normali” che rendono possibile salvare non il mondo, ma almeno una vita, anche una sola. È questo il “bene possibile”, anzi necessario non soltanto per dirci umani, ma per restarlo nei momenti più difficili della storia.

Il Fatto quotidiano, 20 aprile 2018
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