GIUSTIZIA

Alberi Expo senza gara e pagati il triplo: non è reato

Alberi Expo senza gara e pagati il triplo: non è reato

Affidare senza gara la fornitura di 6 mila alberi di Expo e pagarli il triplo del loro valore, secondo il giudice dell’udienza preliminare Giovanna Campanile, non è reato. Così è stato prosciolto Giuseppe Sala, nel 2013 amministratore delegato e commissario straordinario di Expo 2015 spa e oggi sindaco di Milano, che non andrà a processo per abuso d’ufficio: “Il fatto non sussiste”. La gup Campanile ha respinto le richieste della Procura generale, che era intervenuta a fine 2016, dopo aver ritenuto “inerte” la Procura di Milano di Edmondo Bruti Liberati (nel 2014 in conflitto con il suo vice Alfredo Robledo) e aveva chiesto di mandare sotto processo l’allora numero uno di Expo.

La vicenda è quella del più ricco appalto dell’esposizione universale del 2015, quella della “piastra”, valore 272 milioni di euro. Aveva vinto la Mantovani spa, con un ribasso da brivido. L’allora presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni aveva chiesto che però almeno una parte dell’appalto – la fornitura di piante – fosse data a una azienda vicina alla Compagnia delle Opere, la Peverelli.

Sala non rifiuta l’imposizione politica: “Senza un provvedimento formale”, scrive la Procura generale, “dispone lo stralcio dal bando” della fornitura di alberi, del valore di circa 5 milioni di euro. L’importo non viene scorporato dai 272 milioni della “piastra”, ma viene “artificiosamente spalmato sulle altre lavorazioni allo scopo di mantenere inalterato il valore della base d’asta”. Poi però la Peverelli si tira indietro, perché si ritira il suo sponsor, la Sesto Immobiliare di Davide Bizzi, che era in attesa dei permessi per realizzare il progetto “Città della salute” sull’area Falck di Sesto San Giovanni.

Sala cambia allora di nuovo rotta: nell’ottobre 2013 torna dalla Mantovani a chiedere la fornitura degli alberi. Anche qui, nessuna nuova gara: “concorda con la Mantovani l’affidamento diretto” della fornitura di alberi, per 4,3 milioni di euro (716 euro a pianta). La Mantovani li compra in un vivaio a 1,6 milioni (266 euro a pianta).

Così, secondo la Procura generale, Sala procura un “danno di rilevante gravità” allo Stato e un corrispondente “ingiusto vantaggio patrimoniale” alla Mantovani. Tanto che la Procura regionale lombarda presso la Corte dei conti nelle scorse settimane ha notificato a Sala un “invito a dedurre”, cioè a difendersi, dalla contestazione contabile di aver arrecato allo Stato un danno erariale di 2,2 milioni di euro.

Per gli alberi Expo, la Procura generale ha contestato a Sala dapprima il reato di turbativa d’asta, poi quello di abuso d’ufficio. Ma ora la gup Campanile ha deciso che tutto ciò – la gara europea non fatta, l’affidamento diretto alla Mantovani, il pagamento delle piante al triplo del loro valore – non merita neppure di essere vagliato da un processo in Tribunale. Proscioglimento secco per Sala e per il suo coimputato, l’allora direttore generale di Expo Angelo Paris.

Su Sala incombe ora un solo processo, per falso materiale e ideologico, anch’esso nato dalle indagini della Procura generale dopo l’avocazione dell’inchiesta della Procura. L’allora numero uno di Expo è a giudizio – ha scelto il rito immediato che partirà a maggio – per aver retrodatato il documento che il 30 maggio 2012 gli ha consentito di cambiare in corsa, senza rifare la procedura, due commissari della gara per la “piastra”, incompatibili.

Il lavoro della Procura generale non è andato comunque a vuoto: la gup Campanile che ha prosciolto Sala ha infatti rinviato a giudizio per diverse ipotesi di reato altri imputati. Per corruzione, accesso abusivo a sistema informatico, ricettazione e omessa denuncia (processo a Como, a inizio ottobre) l’allora dipendente di Mm Dario Comini e gli imprenditori Piergiorgio Baita (Mantovani) e Franco Morbiolo (Consorzio Veneto Cooperativo) e le aziende Mm e Ilspa. Per turbativa d’asta e abuso d’ufficio (processo a Milano il 7 giugno) Baita, l’ex direttore generale di Expo Angelo Paris e l’ex direttore generale di Ilspa Antonio Rognoni.

 

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Il Fatto quotidiano, 30 marzo 2018
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