MILANO

Nei cantieri dei nuovi grattacieli si muore

Nei cantieri dei nuovi grattacieli si muore

Quando guardiamo con orgoglio i nuovi grattacieli che crescono e cambiano ogni giorno lo skyline di Milano, dimentichiamo i costi più drammatici di questa crescita: i morti e i feriti nei cantieri della nuova città che si sviluppa. L’ultima vittima (per ora) è caduta venerdì 23 marzo in via Gioia 22, dove la Coima di Manfredi Catella sta costruendo una nuova torre direzionale che sostituirà il palazzo dell’Inps. Qui, proprio di fronte al grattacielo della nuova sede della Regione Lombardia e a un passo dai grattacieli di Porta nuova – il Diamante, la Solaria, il Bosco verticale, il “pennacchione” Unicredit di piazza Gae Aulenti…

Il ferito di Gioia 22 è un muratore di 46 anni, precipitato per quattro metri dopo il cedimento di una grata. Nello stesso giorno, a poche ore di distanza, è caduto e si è ferito un altro operaio in un altro cantiere cittadino. È andata peggio ai quattro operai della Lamina di Greco, morti il 26 gennaio 2018, e a un altro lavoratore edile ucciso nelle prime settimane dell’anno. Per ora sono cinque le vittime sul lavoro a Milano, nei primi tre mesi del 2018. Sono stati 29 i morti sul lavoro nel 2017 in città, 94 in Lombardia. Gli infortuni lo scorso anno sono stati 30 mila in città, 90 mila in regione.

È una strage silenziosa e invisibile, 13 mila morti sul lavoro in Italia negli ultimi 10 anni, circa 1.300 all’anno, quasi tre al giorno. Milano, la Milano che cresce e produce sviluppo, non fa eccezione. La città fa notizia ormai soltanto nei casi positivi, incrementando uno storytelling di successi e conquiste. Ma dietro questa narrazione trionfale, occultate e nascoste, ci sono le fragilità, le debolezze, le povertà, le vittime, i morti e i feriti. Anche nei cantieri, anche sul lavoro.

Milano sa reagire, cercando almeno di istituire qualche contromisura. La Procura di Milano ha così dato vita a una squadretta di polizia giudiziaria pronta a intervenire in caso di incidenti sul lavoro, ma anche di emergenze ambientali, fughe di gas, sversamenti di sostanze tossiche, fino ai disastri ferroviari. A volerla e a coordinarla è il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. È una task force composta da 17 specialisti delle indagini sugli incidenti nei luoghi di lavoro.

Dopo la strage della Lamina, i sindacati avevano chiesto al prefetto un intervento sulla prevenzione degli incidenti, con controlli nelle aziende e nei cantieri per cercare di impedire, o almeno ridurre, le vittime. In attesa di misure prima, è partita almeno la squadra che può intervenire dopo, ma con immediatezza e professionalità specifiche. Non potrà prevenire gli incidenti, ma potrà almeno individuare con rapidità e competenza le responsabilità, potrà facilitare le indagini e cercare i colpevoli.

Siciliano ha spiegato che così la Procura potrà “contare su specialisti, con competenze specifiche in questi scenari, in grado di dare subito un indirizzo alle indagini, di lavorare insieme con i vigili del fuoco e con gli uomini dell’Ats (le Agenzie di tutela della salute) per decidere che cosa fare, se per esempio compiere atti d’indagine non rinviabili e non ripetibili, o se provvedere al sequestro di un ambiente di lavoro”. Molti degli agenti confluiti in questa squadra hanno fatto esperienza nella “Freccia 5”, il gruppo della polizia locale del Comune di Milano dedicato ai controlli nei luoghi di lavoro.

Le competenze sono importanti per intervenire correttamente sul luogo dove si è appena consumata una tragedia e dove è necessario capire subito le responsabilità e le eventuali norme di sicurezza non rispettate. Ma, certo, gli interventi decisivi sarebbero quelli da fare prima, per evitare gli incidenti. Dopo, sia almeno bucato il muro di silenzio che avvolge le vittime incolpevoli della crescita della città, accompagnata dal frastuono delle fanfare che celebrano le sue magnifiche sorti e progressive.

Il Fatto quotidiano, 30 marzo 2018
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