POLITICA

Berlusconi ritorna? Ma la “riabilitazione” non è automatica

Berlusconi ritorna? Ma la “riabilitazione” non è automatica

L’obiettivo: essere candidabile alle prossime elezioni, le Europee della primavera 2019 o le Politiche che (chissà) potrebbero arrivare presto. Silvio Berlusconi punta a tornare in lista. Cancellando la sua incandidabilità grazie alla riabilitazione. Lo ha annunciato Vittorio Sgarbi a Circo Massimo, su Radio Capital: “Berlusconi ritorna. Nell’arco di un mese potrà candidarsi”. È davvero così? I suoi avvocati, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, hanno presentato istanza di riabilitazione al Tribunale di Milano lunedì 12 marzo. Ma i tempi per decidere sono di solito ben più lunghi del mese ipotizzato da Sgarbi. Potrebbero essere almeno da tre a sei mesi.

Ora Berlusconi è incandidabile per la legge Severino, che proibisce l’ingresso in Parlamento per 6 anni a chi ha avuto una condanna definitiva, come quella per frode fiscale (4 anni ridotti a 1 dal condono) per aver nascosto al fisco italiano milioni di euro attraverso un sistema di società estere che compravano i diritti tv negli Usa per poi rivenderli, a prezzi maggiorati, alle reti Mediaset.

La condanna riguarda “solo” i 7,3 milioni occultati nei bilanci 2002 e 2003 e sopravvissuti alla prescrizione, ma in totale, scrivono i giudici, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” sono state di ben “368 milioni di dollari”. La condanna definitiva è arrivata dalla Cassazione il 1 agosto 2013. I 6 anni di incandidabilità finirebbero dunque il 1 agosto 2019. Troppo tardi per le Europee e forse (chissà) anche per le Politiche.

Ecco allora la richiesta di riabilitazione, prevista all’articolo 15 comma 3 della Severino: “La sentenza di riabilitazione (…) è l’unica causa di estinzione anticipata dell’incandidabilità e ne comporta la cessazione”. A decidere è il Tribunale di sorveglianza che concede la riabilitazione “quando siano decorsi almeno 3 anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita”.

Berlusconi ha finito di scontare la sua pena, in affido ai servizi sociali presso i vecchietti dell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, l’8 marzo 2015. Dall’8 marzo 2018 può quindi chiederla, la riabilitazione, che a Milano viene concessa quasi sempre, otto casi su dieci: “La richiesta non la rigettiamo quasi mai”, spiega un giudice milanese che per anni ha fatto parte del Tribunale di sorveglianza. Sono però necessarie due condizioni: che il condannato abbia risarcito il danno (e Berlusconi l’ha fatto) e che abbia, nei tre anni dopo l’espiazione della pena, “dato prova effettiva e costante di buona condotta”, come pretende l’articolo 179 del codice penale.

E qui cominciano i problemi: lunedì 26 marzo, due settimane dopo la richiesta di riabilitazione, Silvio è stato rinviato a giudizio per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di aver pagato testimoni (quattro ragazze del bunga bunga) per farle mentire davanti ai giudici del processo Ruby sostenendo che quelle di Arcore erano “cene eleganti”. I pagamenti, oltre 400 mila euro, sarebbero continuati fino all’autunno 2016, dunque dentro i tre anni in cui il condannato deve dimostrare buona condotta. Sarà sufficiente per non concedere la riabilitazione?

Lo deciderà il Tribunale di sorveglianza, composto da due giudici e da due esperti (scelti da un elenco di psicologi, assistenti sociali, criminologi, medici). Spetterà a loro valutare se quei pagamenti, ancora non accertati come reato, configurino una incrinatura nella buona condotta. “Ai miei assistiti per cui ho chiesto la riabilitazione”, racconta l’avvocato Giovanni Beretta, “è sempre stata concessa. Ma stavo ben attento a non chiederla per chi avesse commesso altri reati: se dopo l’espiazione sei rinviato a giudizio per rapina, anche se non sei stato ancora condannato, è difficile che ti venga riconosciuta la buona condotta”.

Per Berlusconi un altro elemento potrebbe pesare negativamente sulla decisione dei giudici di sorveglianza: il richiamo ricevuto mentre scontava la pena. Il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti il 1° luglio 2014 lo ha ufficialmente richiamato per le parole dette come testimone a Napoli al processo Lavitola, il 19 giugno 2014: “La magistratura è irresponsabile, incontrollabile, incontrollata e gode di impunità”. Dopo un incontro di un’ora con la giudice, Berlusconi aveva dovuto scusarsi: “Era solo una battuta. Non si ripeterà più”.

Il Fatto quotidiano, 31 marzo 2018
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