AFFARI

Prove tecniche di Grande Fratello della sanità: a luglio parte Ibm Watson a Milano

Prove tecniche di Grande Fratello della sanità: a luglio parte Ibm Watson a Milano

Il progetto Ibm Watson parte entro luglio. Senza il sì del Garante della privacy e senza informare 3 milioni di cittadini lombardi che tutti i loro (riservatissimi e preziosissimi) dati sanitari saranno regalati (senza gara) a una azienda privata, Ibm. Con finalità mirabolanti, garantisce la multinazionale: “Generare strategie per cure appropriate e coordinate”, “migliorare la gestione di pazienti ad alto rischio e alto bisogno, riducendo i costi per il gestore del servizio e migliorando i risultati per il paziente”, offrire a cittadini e imprese la possibilità di consultare più facilmente il patrimonio di informazioni della pubblica amministrazione; realizzare progetti di ricerca su malattie infettive, cura degli anziani, oncologia predittiva di precisione.

Il primo annuncio del progetto era stato dato il 31 marzo 2016 dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi in visita alla sede Ibm di Boston: “Abbiamo convinto Ibm a venire a Milano, a investire 150 milioni di dollari per impiantare un suo centro nell’area Expo”. Il 15 febbraio 2017 il Fatto quotidiano rivela però che, in cambio, il governo si era impegnato a fornire gratuitamente a Ibm i dati sanitari di tutti gli italiani, a partire da quelli che vivono in Lombardia. Il 19 marzo il Fatto aggiunge che, oltre ai dati, Ibm avrebbe potuto ricevere anche 60 milioni di finanziamenti dal ministero dello Sviluppo economico, attraverso Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti.

Ora il Fatto ha potuto leggere il documento della Regione Lombardia che dà il via all’operazione. Subito, entro il mese di luglio 2017, ma non come promesso da Renzi nell’area Expo: i due luoghi possibili sono, almeno nella prima fase, il quartier generale di Ibm Italia a Cornaredo, alle porte di Milano; oppure la sede di Lombardia informatica spa (Lispa), la società di servizi informatici della Regione. Due gli scenari indicati dal documento: “l’allestimento dell’infrastruttura tecnologica di Watson Health presso la sede di Ibm Italia a Cornaredo e la cessione dei dati da parte di Regione Lombardia per la durata del progetto pilota” (scenario a); oppure l’impianto dell’infrastruttura tecnologica “nei locali di Lispa” a Milano, con “il personale Ibm che lavorerebbe da remoto accedendo ai sistemi installati presso Lispa” (scenario b).

In entrambi i casi, Ibm avrebbe a disposizione tutti i dati sanitari (dalle cartelle cliniche alle informazioni fiscali, dai registri dei tumori ai dati genomici, dai trattamenti farmacologici fino ai dati su costi e rimborsi) dei cittadini lombardi. Non di tutti (9 milioni), ma in questa prima fase soltanto dei 3 milioni affetti da patologie croniche. Prove generali di Grande Fratello della sanità. Secondo il documento della Regione, “l’ipotesi di lavoro prevede di rendere disponibili a Ibm i dati i cui trattamenti sono di titolarità di Regione Lombardia. Dal combinato dell’impiego di tali dati e dell’utilizzo di avanzate tecniche di machine learning si prevede di poter da un lato aumentare l’efficacia dell’azione di programmazione sanitaria da parte della Regione, dall’altro, dal punto di vista dell’azienda, di capitalizzare dall’apprendimento e incrementare, di conseguenza, il valore di mercato della tecnologia impiegata”: vantaggi, dunque, tanto per la Regione quanto per Ibm. Con l’obbligo di “motivare la cessione dei dati”, si legge, “in termini di necessità” (altrimenti occorrerebbe il consenso dei pazienti).

Il documento segnala comunque anche tre “punti di attenzione”, tre problemi: privacy, concorrenza, valore. “Occorre inquadrare omologhe richieste da parte di altri operatori del mercato” (ma sull’accordo senza gara governo-Regione-Ibm, l’Anac di Raffaele Cantone non ha niente da dire?). Aggiunge che “occorre identificare il valore di ritorno per Regione Lombardia e rapportarlo all’entità dell’investimento che sarà necessario effettuare almeno in termini di impiego di personale”, della Regione e di Lombardia informatica: si chiede insomma quanto valga l’operazione per la Regione, ma non quanto potrebbe valere per Ibm.

Il tema privacy resta però il più sensibile: il presidente della Regione Roberto Maroni ha dichiarato: “Ci siamo a lungo confrontati con il Garante della privacy che non ha detto no a questa operazione, ma ha posto alcune condizioni, perché i dati devono restare anonimi”. Dagli uffici dell’Authority trapela tutta un’altra versione: il Garante non è mai stato interpellato, è invece lui che ha mandato a Regione Lombardia e presidenza del Consiglio dei ministri richieste di chiarimenti dopo l’uscita degli articoli del Fatto. Ha finora ricevuto risposte del tutto generiche e resta dunque in attesa di precisazioni, “non appena saranno meglio definite le tipologie di trattamento che si intendono realizzare”, si legge nella lettera inviata dal Garante il 10 maggio 2017. Rimasta a tutt’oggi senza risposta.

 

Leggi anche:
A Ibm tutti i nostri dati sanitari in cambio della nuova sede sull’area Expo
Anche 60 milioni a Ibm (oltre ai dati sanitari) per farla venire a Expo
Dati sanitari a Ibm Watson, il Garante della Privacy apre un’indagine

A Milano regalano i dati sanitari a Ibm, a Londra bloccano Google

Il Fatto quotidiano, 4 luglio 2017
To Top