POLITICA

Il Pd contro la Procura di Torino: “Copre il sindaco Appendino”

Il Pd contro la Procura di Torino: “Copre il sindaco Appendino”

Il Pd all’attacco della Procura di Torino. Accusata di non cercare la verità sui fatti del 3 giugno 2017, quando la folla che in piazza San Carlo stava assistendo alla finale di Champions tra Juventus e Real Madrid è rimasta vittima del panico provocato forse da un falso allarme. Esito: un morto e 1.500 feriti. “A Torino non esiste la serenità necessaria per perseguire la verità e la giustizia”, ha dichiarato qualche giorno fa il segretario del Pd cittadino, Fabrizio Morri. Dietro questa formula, che non nomina esplicitamente la Procura ma unisce “giustizia” a mancanza di “serenità”, trapelano gli umori di una parte del Partito democratico torinese (quella che fa riferimento al senatore Stefano Esposito) che va dicendo che i magistrati di Torino sono troppo cauti nei confronti del sindaco 5stelle Chiara Appendino. Tanto da non volerla iscrivere nel registro degli indagati per le sue (presunte) responsabilità nei fatti del 3 giugno.

La Procura, guidata da Armando Spataro, deve essersi sentita chiamata in causa dalla dichiarazione di Morri, perché la cita tutta, in un comunicato in cui precisa alcune informazioni e rettifica le inesattezze pubblicate nei giorni precedenti. “La Procura della Repubblica non ha disposto di propria iniziativa alcuna iscrizione nel registro degli indagati di persone aventi responsabilità istituzionali”, precisa l’ufficio guidato da Spataro. Ecco dunque come procede la Procura torinese. Ha aperto un fascicolo sulla notte del 3 giugno diviso in due filoni. Il primo per accertare che cosa è successo in piazza San Carlo e che cosa ha provocato il panico della folla. A oggi, non è ancora chiaro perché si sia scatenata la paura di massa: non è affatto certo che sia scoppiato un petardo, né che qualcuno abbia gridato una frase che possa aver dato il via al fuggi-fuggi generale; è sotto verifica la possibilità che il riavvio dei motori per la ventilazione del garage sotterraneo possa aver provocato un tremore della terra.

Il secondo filone riguarda invece le responsabilità delle istituzioni (Comune, Turismo Torino, Prefettura, Questura) nell’organizzazione dell’evento in piazza, che aveva vie di fuga solo da un lato e in cui non è scattata la proibizione di portare bottiglie di vetro. Di chi è la responsabilità? A oggi però, dice la Procura, nessuna iscrizione di “persone aventi responsabilità istituzionali”.

Poi c’è un altro fascicolo, in cui sono raccolte le querele-denunce da parte di privati: in questo, è automatica l’iscrizione di chiunque venga chiamato in causa dai denuncianti. Compreso il sindaco Appendino. Un “atto dovuto sia nel loro interesse che dei querelanti”, spiega la Procura che poi, nella coda, mette il veleno: “Non si ritiene, invece, di dover rispondere ad affermazioni – se vere – come quella di Fabrizio Morri, secondo cui ‘a Torino non esiste la serenità necessaria per perseguire la verità e la giustizia’. Sono infatti dichiarazioni che si commentano da sé”.

Morri aveva attaccato Appendino paragonandola al comandante Schettino “che sta portando la città a inabissarsi, scaricando le colpe su altri pur di salvare se stessa”. Gli “altri” sarebbero Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino, l’ente comunale che ha gestito la piazza. Ha ricevuto un avviso di garanzia per omicidio colposo, ma a seguito della denuncia di alcuni feriti: dunque l’avviso era un atto dovuto, confluito nel secondo fascicolo della Procura. I suoi stessi avvocati hanno respinto al mittente la (non richiesta) difesa avanzata da Morri: “Non siamo d’accordo con le dichiarazioni del segretario Pd che sembrano voler difendere Montagnese e invece lo danneggiano. In questa città ha sempre regnato, e a maggior ragione regna oggi, la serenità per affrontare con i tempi giusti le indagini”.

Il Fatto quotidiano, 5 luglio 2017
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