Cosmetica immobiliare: anche il cancro usato per costruire di più
Anche il cancro. Anche il cancro è usato strumentalmente a Milano per far passare i progetti immobiliari, spruzzandoli di finalità sociali. È l’agosto 2023 quando Manfredi Catella, il più attivo degli sviluppatori ambrosiani, manda una bozza all’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi e al direttore generale del Comune Christian Malangone, braccio destro del sindaco Giuseppe Sala fin dai tempi di Expo.
Catella vuole convincere l’opinione pubblica che il suo progetto di villaggio olimpico da trasformare in studentato di lusso ha anche una finalità sociale, perché ci metterà le sedi dell’Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e dell’Istituto fondazione oncologia molecolare (Ifom). È la carta da giocare per far grondare di bontà i sei palazzoni in stile sovietico in costruzione sull’ex scalo ferroviario di Porta Romana. Prepara una bozza di comunicato per la stampa, ma vuole che a distribuirlo, facendolo suo, sia il Comune.
Scrivono i pm: “È Coima, cioè un investitore privato, e non i funzionari del Comune, a predisporre le bozze di comunicazione del Comune. Vi è un sostanziale asservimento della struttura pubblica a quella privata. L’interesse che anima Coima sembra stare nel fatto che, se Airc e Ifom decidessero di situare nel villaggio olimpico le loro sedi dopo le Olimpiadi, sarebbe più facile sostenere l’interesse pubblico delle aree, e quindi più semplice per il Comune operare in deroga”.
La ricerca sul cancro serve dunque per imbellettare un’operazione immobiliare di Catella. Contattata dal Fatto, l’Airc conferma di avere in corso uno studio di fattibilità per valutare se sarà possibile, dopo le Olimpiadi, creare a Porta Romana “una casa comune” di Airc e del suo istituto di ricerca, Ifom.
In altre occasioni, è il social housing lo zucchero per indorare la pillola delle operazioni immobiliari. “Una spolverata di edilizia sociale” è la formula per dare una parvenza di interesse pubblico agli affari privati. A dirlo apertamente è l’allora presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni.
Il giudice delle indagini preliminari di Milano che ne ha disposto gli arresti domiciliari commenta: “Il sistema è così rodato che il presidente della commissione per il paesaggio non faceva mistero di avere concordato con l’assessore Tancredi di inserire una ‘spolverata’ di edilizia sociale quale ingrediente per ravvisare un interesse pubblico (puramente strumentale) nel PPP (acronimo di partenariato pubblico-privato)”.
E il sindaco? “Scusaci se non siamo all’altezza”, dice Sala a Catella, “dirò a Tancredi di incontrare i tuoi”. Forse c’è anche una dose di ironia o sarcasmo in questo messaggio, ma comunque non è la postura istituzionale che ci si aspetta dal sindaco di una metropoli alle prese con grandi trasformazioni urbane. Manca del tutto il distacco che un uomo delle istituzioni dovrebbe avere con i suoi interlocutori. “Enjoy the we”, goditi il weekend, scrive Catella a Sala. “Mi farebbe piacere vederci noi due a ragionare sul futuro con gin tonic!”.
Catella fa il tifo perché Sala si ripresenti alle elezioni per il secondo mandato: “Milano avrebbe bisogno di continuità”. Quando Sala dice sì, gioisce: “Complimenti per la tua decisione di grande responsabilità. Adesso è il momento della politica alta!”. Forse si riferiva all’altezza dei grattacieli.
