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L’articolo nascosto di Giorgia su misura per l’acciaieria ucraina in Friuli Venezia Giulia

L’articolo nascosto di Giorgia su misura per l’acciaieria ucraina in Friuli Venezia Giulia

Era maggio 2023 quando il Fatto quotidiano raccontò il progetto di piazzare una bella acciaieria in una zona del Friuli Venezia Giulia delicatissima dal punto di vista ambientale, alle spalle della laguna di Marano, e importantissima dal punto di vista turistico, non distante dalle spiagge di Grado e di Lignano Sabbiadoro. Un effetto collaterale della guerra in Ucraina, perché l’impianto sarebbe stato costruito dalla multinazionale friulana Danieli per la multinazionale ucraina Metinvest.

Il buonsenso e le proteste dei cittadini (molte manifestazioni, 25 mila firme raccolte, il cartello “No acciaieria” esposto nelle vetrine di molti negozi) parevano aver fatto accantonare il progetto. Invece i politici locali e nazionali l’avevano soltanto blindato e nascosto: è necessario andare a spulciare il decreto legge numero 104 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 10 agosto per trovare, all’articolo 13, una disposizione che non c’entra un tubo (d’acciaio) con i temi del decreto (trasporti, volo aereo, turismo, opere infrastrutturali, caro carburanti).

Ma c’entra con l’acciaieria che dovrà sostituire la Azovstal di Mariupol, persa dall’Ucraina nel conflitto con la Russia di Putin. Dispone – approfittando della minor attenzione dell’opinione pubblica in periodo di ferie – che per opere considerate di “preminente interesse strategico nazionale” siano sospesi i normali procedimenti autorizzativi che avvengono sui territori e piova invece dall’alto un commissario straordinario di governo che sarà nominato dal presidente del Consiglio, cioè Giorgia Meloni, con lo zampino del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in accordo con il presidente della Regione interessata, ossia in questo caso Massimiliano Fedriga.

Pugno forte, dunque, per azzerare l’opposizione non solo dei cittadini, ma anche dei tanti sindaci inorriditi dal fatto che una mega-acciaieria da 2 milioni di tonnellate l’anno arrivi a insidiare la laguna di Marano – un ecosistema unico e fragile – e le spiagge di Grado e Lignano – punti di forza del sistema turistico del Friuli Venezia Giulia.

Arriverà Superman, scelto da Meloni e Urso, a decidere: facendo tacere anche la Lega friulano-giuliana che si è schierata contro il progetto dell’impianto, ormai ribattezzato “il Mostro della Laguna”. Non senza paradossi. È leghista anche Fedriga, che in questa vicenda ha recitato due parti in commedia: favorevole all’operazione che “porterà 8 punti di Pil alla regione”; ma anche contrario “a qualunque progetto che possa danneggiare il turismo in regione”. Sarà il commissario straordinario a decidere, togliendo al presidente le castagne dal fuoco (o l’acciaio dall’altoforno). Evidentemente l’impianto ha sponsor politici nazionali e geopolitici internazionali più forti di ogni buon senso e anche del rischio di creare un conflitto tra Fratelli d’Italia e Lega.

Così saranno occupati 70 ettari di campagna e sarà scavato nella laguna di Marano un canale di molti chilometri per far passare le navi dal mare aperto fino al sito di San Giorgio di Nogaro. I comitati di cittadini hanno ripreso le mobilitazioni contro il progetto e Legambiente ha dichiarato di non essere “contraria alla produzione di acciaio che utilizzi le migliori tecnologie da destinare a usi civili orientati alla transizione ecologica. Ma non a ridosso di una laguna che gode di forme di tutela di ogni genere. Non lì”.

La richiesta degli oppositori (anche leghisti) è che il Parlamento non ratifichi l’articolo 13 del decreto legge, l’articolo nascosto stilato in gran silenzio, nel caldo estivo, su misura per l’acciaieria ucraina da imporre a ogni costo nel posto più sbagliato d’Italia.

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Il Fatto quotidiano, 1 settembre 2023
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