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Strage di Bologna: Bellini deve restare in carcere, “è un killer che prepara la fuga”

Strage di Bologna: Bellini deve restare in carcere, “è un killer che prepara la fuga”

Paolo Bellini, condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Bologna, deve restare in carcere non soltanto per il pericolo di reiterazione del reato, ma anche per il pericolo di fuga. Lo spiegano le motivazioni, appena depositate, con cui il Tribunale della libertà di Bologna ha respinto le richieste di Bellini che protestava per il passaggio dagli arresti domiciliari al carcere, avvenuto a fine giugno su richiesta della Procura generale bolognese.

La Corte d’assise d’appello aveva accettato questa richiesta, ma soltanto per uno dei due motivi (il pericolo di reiterazione del reato), ritenendo invece non sussistente il pericolo di fuga. Il Tribunale della libertà, accettando le argomentazioni di una corposa memoria della Procura generale e respingendo le richieste di Bellini, aggiunge invece anche questa esigenza cautelare. Bellini – militante neofascista, amico di boss di Cosa nostra, killer della ’ndrangheta, condannato per 18 omicidi riusciti o tentati, fonte dei carabinieri e dei servizi di sicurezza – può avere ancora oggi denaro e contatti in Brasile e Paraguay per progettare nuovi omicidi e per progettare una fuga.

Intercettato dalle Procure di Caltanissetta e di Firenze, che lo stanno indagando per le stragi del 1992-1993, aveva parlato di un “giuramento”: “Io ho sopportato quarant’anni a stare zitto, tutto il fango che mi hanno buttato addosso per quarant’anni, quel gruppo specializzato, infamità nei miei confronti e nei confronti di una classe politica particolare, va bene? E non potevo mai contrastarli perché c’era di mezzo un giuramento, va bene? Ecco, adesso basta, hanno superato tutti i limiti”. E ancora: “Cinquant’anni, sono cinquant’anni di storie d’Italia dentro ai quali io sono stato dentro, un po’ di qua, un po’ di là, un po’ di su, un po’ di giù”.

Le intercettazioni avevano rivelato la sua volontà di “punire” due “colpevoli” della sua condanna per strage: la ex moglie Maurizia Bonini, che in aula non aveva confermato il suo alibi, e il giudice della Corte d’assise che lo aveva condannato, Francesco Caruso. Intercettato, Bellini diceva: “Ho appena finito di pagare 50 mila euro per fare fuori uno di voi Bonini, eh, non si sa quale!”. Del giudice Caruso, nei mesi in cui stava scrivendo la sentenza, diceva: “Bastardo, carogna, figlio di puttana, che Dio ti stramaledica… Mo’ gliela chiudo io, la carriera… ho scoperto che c’ha il figlio che fa il diplomatico a Porto Alegre, in Brasil”. Bellini è stato per anni latitante in quel Paese, con una falsa identità, Roberto Da Silva, che lo ha protetto per lungo tempo anche in Italia, anche grazie ai rapporti con pezzi delle istituzioni, dei carabinieri, dei servizi segreti.

I giudici del Tribunale del Riesame sostengono che esiste “un elevato e concreto pericolo di reiterazione, avendo uno spessore criminale fuori dal comune, stante il suo curriculum quale killer professionista”. Alla difesa, che sostiene che Bellini ha solo una pensione di 540 euro al mese, i giudici ribattono che “l’inquisito può avere delle disponibilità occulte, accumulate negli anni, o che ha reperito l’indicata somma (50 mila euro, ndr) rivolgendosi a terzi di cui gode la fiducia”. Al figlio della attuale compagna diceva: “Mi devi aiutare a uscire… Devo scappare da qui dentro”. Concludono i giudici: “Quanto affermato da Bellini non può essere ritenuto un mero sfogo, ma è espressione della sua determinazione a rendersi uccel di bosco”.

 

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Il Fatto quotidiano, 4 agosto 2023
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