Un “abbraccio” alla scuola Vivaio, prima che sia troppo tardi
“Salviamo i glicini, le palme e le balere, ma non i bambini della scuola più inclusiva di tutte, un modello unico per l’intero Paese”. Questa l’amara constatazione della mamma di uno degli alunni della Scuola Vivaio di Milano. Le ultime vicissitudini della Scuola media statale per Ciechi di via Vivaio le abbiamo raccontate più volte, nei loro sviluppi, su queste pagine.
Ora sembra arrivata la puntata finale. La Vivaio è un modello d’inclusione unico in città e forse in Italia. Una scuola pubblica che accoglie ragazzi, molti dei quali con disabilità, e li fa crescere insieme offrendo il tempo pieno, una buona formazione musicale, una ottima preparazione che “non è solo sapere, ma anche saper fare e saper essere”. Ci riesce grazie a insegnanti appassionati e al suo “genius loci”: ha sede dentro l’Istituto dei Ciechi di via Vivaio.
Ma l’affitto costa troppo, ha stabilito il Comune di Milano. E ha deciso di strapparla dal luogo magico dove aule, cortili, laboratori, giardini, sala da concerto sembrano fatti apposta per formare ragazzini inclusivi e consapevoli. Vuole trasferire la Vivaio in un vecchio, scassato edificio scolastico, in viale D’Annunzio.
Genitori e insegnanti lo hanno visitato più volte, constatando la sua inadeguatezza. Corridoi labirintici, cortile interno non adatto, mancanza di un vero auditorium, palestra troppo bassa. Il trasferimento significherebbe la morte di un’esperienza unica. Milano e il suo sindaco, che tanto fanno per valorizzare le eccellenze private della città (dalla moda alla Bocconi fino alla Fondazione Prada), non alzano un dito per salvare questa eccellenza pubblica.
Appelli, proteste, manifestazioni davanti a palazzo Marino, tre ricorsi al Tribunale amministrativo e al Consiglio di Stato, tre diffide, una petizione che ha raccolto 32 mila firme: tutto inutile. Il sindaco Giuseppe Sala – che ha tanto tempo per trattare con Milan e Inter l’abbattimento dello stadio di San Siro o con Manfredi Catella la cementificazione dello Scalo Romana, o la costruzione della “Piramide” nel prato del glicine in piazza Baiamonti – per questa eccellenza milanese che riguarda la crescita e il futuro dei bambini, non ha avuto in questi anni neppure un minuto. Ha delegato tutto al vicesindaco Anna Scavuzzo: lui, Sala, non si occupa d’affari al di sotto del milione di euro.
I genitori degli alunni e degli ex alunni (come chi firma questo articolo), con gli insegnanti e la ex preside Laura Corradini (cacciata dalla scuola forse proprio per la sua opposizione al trasloco) hanno condotto da due anni una lotta ferma e gentile. Non vogliono credere sia finita, che il trasloco sia già cominciato il 30 maggio, che a settembre la scuola Vivaio – un nome, un destino – sarà morta. Prima dell’ennesima udienza già fissata per il 24 ottobre.
Con la tenacia che solo l’amore sa dare, convocano per oggi, venerdì 9 giugno, alle 17,30 in via Vivaio 7, un appuntamento a cui sono invitati tutti i cittadini di Milano: per un “abbraccio” alla scuola Vivaio. “Più siamo, più l’abbraccio sarà forte. E dovrà essere così forte da arrivare ai palazzi del Comune di Milano, affinché si rendano conto dei danni che creano sradicando la scuola Vivaio dal proprio ambiente naturale”.
Io ci sarò, per ringraziare la scuola pubblica e i suoi insegnanti per la crescita che hanno regalato alle mie bambine Olga e Nora come a tante centinaia di ragazze e ragazzi. Vi aspetto tutti. Non riesco a credere che il “Modello Milano”, che accresce i valori immobiliari, occupa suolo, costruisce grattacieli e rende la città più ricca, non possa trovare risorse anche per i ragazzi che vengono educati a considerare le disuguaglianze non un inesorabile destino da subire, ma un ostacolo da superare e abbattere.
Nella foto sopra: il concerto di Natale 2021, le terze medie A e B cantano “Carol of the bells” (16 dicembre 2021)