GIUSTIZIA

Salvini condannato. Fece assumere la compagna in Regione Lombardia

Salvini condannato. Fece assumere la compagna in Regione Lombardia

Proprio nel momento in cui Matteo Salvini è impegnato a dimostrare che il caso Metropol è una congiura contro di lui (mentre l’inchiesta della Procura di Milano dimostra invece che davvero ci fu un tentativo dei leghisti di ottenere finanziamenti segreti dalla Russia), arriva dalla Cassazione una sentenza definitiva che condanna il leader della Lega al pagamento delle spese per una querela presentata contro il direttore della Provincia di Como Diego Minonzio.

Il quotidiano aveva pubblicato nel 2014 tre articoli (titoli: “Lady Salvini raddoppia lo stipendio”, “Il concorso questo sconosciuto” e “Eravamo quattro amici e quattro soci al bar”) in cui si sosteneva che Salvini aveva “raccomandato” Giulia Martinelli, allora sua compagna, in Regione Lombardia: distaccata dal suo ufficio presso la Asl, aveva ottenuto un incarico fiduciario presso l’assessorato alla Famiglia della leghista Maria Cristina Cantù. Con uno stipendio di 60 mila euro, quasi il doppio di quello precedente.

Gli articoli delineavano a una “parentopoli” scoperta in Regione Lombardia, una “raccomandopoli” che aveva premiato la compagna del leader leghista con una nomina fiduciaria ottenuta senza concorso. Erano state “aggirate norme e tetti sulle assunzioni fiduciarie” per favorire la “raccomandata” di Salvini. Scattata la querela per diffamazione, contro il giornale comasco si erano presentati in aula e costituiti parte civile Salvini, Martinelli e la Lega.

Sconfitti in primo grado, quando il direttore Minonzio era stato assolto dal giudice di Brescia Giulia Costantino. I tre articoli, più un quarto non querelato, secondo la giudice riportavano “con esattezza i termini dello scontro politico scaturito a seguito della nomina di Martinelli in Regione Lombardia, senza eccedere nella forma e dando congruo spazio alle repliche di Salvini”. Sconfitti poi in appello. E ora sbaragliati in Cassazione, con condanna a pagare le spese processuali, più 3 mila euro alla cassa delle ammende.

Il Fatto quotidiano, 7 giugno 2023
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