MILANO

Il nuovo progetto di San Siro, tutti i numeri (e l’imbroglio delle volumetrie)

Il nuovo progetto di San Siro, tutti i numeri (e l’imbroglio delle volumetrie)

Giuseppe Sala passerà alla storia come il sindaco che ha permesso la distruzione dello stadio Meazza, la “Scala del calcio” – un bene pubblico – per lasciar fare una speculazione edilizia da 1,3 miliardi di euro su aree pubbliche, a beneficio – privato – dei fondi esteri che controllano Milan e Inter e che con questa operazione immobiliare cercheranno di ripianare i loro bilanci in rosso.

Le squadre hanno consegnato al Comune di Milano il loro nuovo progetto, datato 5 settembre 2022. Gli uffici comunali il 9 settembre hanno emesso una determina, firmata dal capo della direzione Rigenerazione urbana Simona Collarini, che approva il progetto, ritenendolo conforme alle richieste precedenti dell’amministrazione. Ma tra le richieste del Comune c’era quella di diminuire il cemento e mantenere un indice di edificabilità 0,35. Il progetto, che il Fatto ha potuto visionare, con un trucco lo porta invece a 0,46. Ecco che cosa prevede il piano, che ora sarà approvato dalla giunta e poi sottoposto alla procedura del “dibattito pubblico”.

Lo stadio.
Il Meazza sarà integralmente distrutto. Non resterà neppure la reliquia prevista dal progetto precedente. Al suo posto, sarà edificato un nuovo impianto, la Cattedrale, con meno posti: 60 mila, invece dei 76 mila del Meazza. Anzi, ancora meno: i posti liberi saranno 46.500, perché 13.500 saranno riservati a clienti vip, “ospiti che acquistando l’esperienza di corporate hospitality potranno accedere a locali con servizi ristorazione/catering e bar, oltre agli spazi denominati Enchancement dedicati allo svolgimento di eventi, attività promozionali e merchandising”.

I posti previsti sembrano del tutto insufficienti, a giudicare dall’affluenza delle ultime partite, di cartello e non solo: se infatti l’ultimo derby Milan-Inter ha richiamato 75.212 tifosi, anche gli incontri “minori” hanno registrato nelle prime sei giornate di campionato numeri da capogiro, come i 70.197 presenti a Milan-Udinese o i 71.212 che hanno staccato un biglietto per Inter-Spezia.

L’impianto costerà 603 milioni di euro (invece dei 505 previsti nel progetto precedente). Una cifra altissima, se la si confronta con il costo medio dei 29 nuovi stadi europei che, compresi i due più cari, Wembley e Arsenal, è di 3.600 euro a posto: il nuovo San Siro costerà invece più del doppio, 10 mila euro a seggiolino.

Il cemento.
Lo stadio è pretesto e occasione per realizzare una colossale operazione immobiliare, edificando 133 mila metri quadrati totali: 28 mila per una torre a uffici di 17 piani; 88 mila per un immenso centro commerciale su tre piani (City Life, il centro commerciale urbano finora più grande d’Italia, è di 32 mila); 9 mila di spazi per intrattenimento; 4,6 mila per un centro congressi su due piani; 2,7 mila per il museo dello sport; 1,3 mila per attività sportive.

I due club dicono di aver ridotto le volumetrie: avevano chiesto un indice di edificabilità 0,70 nel primo progetto, sceso a 0,51 nel secondo, ora è rientrato nei limiti previsti dal Pgt (il Piano di governo del territorio), cioè 0,35. Facendo i conti, si scopre però che l’edificazione è maggiore. L’indice 0,35 permetterebbe di costruire nell’area, secondo le norme urbanistiche, 75 mila metri quadri. Molti meno dei 133 mila previsti nel progetto. Le squadre ammettono di voler operare “in deroga” alle norme e scrivono: “La soluzione proposta si configura in variante al Pgt”. Propongono dunque edificazioni (il grattacielo a uffici, il centro commerciale, i cinema) per 98 mila metri quadri lordi, che corrispondono, fatti i conti, a un indice 0,46. Ma non basta: a questi aggiungono altri 8 mila metri quadri di edifici che non conteggiano perché li considerano “da convenzionare con il Comune” (il centro congressi, il museo, gli spazi per attività sportive).

Il verde.
Sarà il doppio di quello attuale, sostiene di progetto dei due club. Oggi il parco dei Capitani (l’area verde su cui sarà costruito il nuovo stadio) è di 51.832 metri quadri. Ma attenti al trucco: delle aree totali che nelle illustrazioni del progetto si vedono verdi, almeno la metà sono copertura pensile di edifici.

L’altra metà è verde profondo, ma di risulta, verde d’arredo, spazi ritagliati tra il grattacielo e i vari campi sportivi. Più che verde pubblico, sarà abbellimento delle opere private, servirà nella sostanza a valorizzare il grattacielo a uffici e il centro commerciale.

I costi.
Tutta l’operazione costerà 1,294 miliardi di euro. Di questi, ben 82 milioni soltanto per demolire il Meazza e l’attuale tunnel sotto i parcheggi, che sarà ricostruito. Al Comune, proprietario dell’area, andranno solo le briciole: 21 milioni. Non un centesimo sarà impegnato nei promessi interventi per migliorare le vicine case popolari del quartiere San Siro. I due club pagheranno 195,8 milioni al Comune per avere la concessione dello stadio per 90 anni: dunque 2 milioni all’anno. Un quinto del canone di circa 10 milioni che Milan e Inter pagano oggi.

I ricavi.
I club mirano a raggiungere 120 milioni di ricavi all’anno: 80 dal nuovo stadio, 40 dal “comparto polivalente”, cioè dalle altre strutture. Il centro commerciale varrebbe 23,2 milioni l’anno, il grattacielo di uffici 8,8 milioni, i parcheggi 7,3 milioni.

L’inquinamento.
I lavori provocheranno alte emissioni di Co2 per anni, fino all’estate 2030. Lo ammette anche il progetto, che prevede ben 351.184 viaggi di camion dai cantieri, con una media di “300/400 viaggi/giorno nelle fasi di scavo e demolizione” e “150/250 viaggi/giorno durante la nuova costruzione”. Il professor Paolo Pileri del Politecnico di Milano stima che la sola demolizione e ricostruzione dello stadio produrrà emissioni pari a tutte quelle che erano state ridotte a Milano in 15 anni.

Il traffico.
L’Agenzia per la mobilità ambiente e territorio (Amat) aveva bocciato il progetto precedente, basato sul traffico registrato durante la partita Inter-Benevento del 2018, non proprio un match rappresentativo… Nel nuovo progetto manca del tutto il masterplan trasportistico.


Le cifre
28 mila mq: torre a uffici (17 piani)
88 mila mq: centro commerciale (su tre piani)
9 mila mq: spazi per intrattenimento
4,6 mila mq: centro congressi (su due piani)
2,7 mila mq: museo dello sport
1,3 mila mq: attività sportive
Totale reale: 133 mila mq
Totale dichiarato: 98 mila mq (indice edif 0,46)
Indice promesso: 0,35

Intervista a Luigi Corbani: “La bugie di Sala, il regalo alla speculazione”

Luigi Corbani è stato vicesindaco comunista nella Milano degli anni Ottanta. Oggi anima il comitato “Sì Meazza” che si oppone all’abbattimento dello stadio di San Siro.

A che punto siamo dell’operazione San Siro?

Dopo tre anni di trattative private tra il sindaco Giuseppe Sala e le due società dalla proprietà incerta, dopo molti messaggi e dichiarazioni ai media di regime, accompagnati da render dell’area trasformata in foresta amazzonica, siamo arrivati a una determinazione dirigenziale (sic!) di una sottoposta del sindaco che fa propria la proposta delle due società, da sottoporre ora a un preconfezionato “dibattito pubblico”, dalle conclusioni predefinite.

Ci stiamo avviando rapidamente alla decisione irreversibile di abbattere il Meazza?

Non si era mai visto una determinazione dirigenziale che cambia una delibera di giunta: infatti la giunta aveva parlato di “rifunzionalizzazione” dello stadio Meazza. E anche la “legge Stadi” prevede innanzitutto il recupero degli stadi esistenti. Oggi invece si progetta la totale demolizione, perché – scrivono i creativi redattori del dossier stadio – “l’icona San Siro viene ‘liberata’ e non è più rappresentata dal solo ‘edificio stadio’ ma da una vera e propria ‘funzione aggregativa’, capace di rendere lo sport accessibile a tutta la popolazione”. Da non credere! Per togliere l’icona, sull’area del Meazza viene proposto un mastodontico centro commerciale. Il Comune dovrebbe invece chiedere fin d’ora nome e cognome degli operatori interessati al centro commerciale, agli uffici e alle altre attività. O vogliono farci credere che Inter e Milan saranno i costruttori e i promoter immobiliari?

Perché è così nettamente contrario alla demolizione?

Stiamo parlando di beni (lo stadio) e terreni (280 mila metri quadrati) di proprietà comunale. È evidente che non esiste alcuna valida motivazione per la demolizione del Meazza, se non quella di imbastire un’operazione edilizia speculativa e remunerativa solo per le due società, con un enorme consumo di suolo.

Giuseppe Sala ha gestito personalmente tutta l’operazione…

Ma il sindaco, che già ha una maggioranza che scricchiola, forse non ha ancora capito che dovrà portare in Consiglio comunale una variante urbanistica sulla base di questa proposta da lui presa per buona e dovrà spiegare perché accetta la demolizione di San Siro: perché lo vogliono il fondo Elliott/RedBird e il fondo Suning/OakTree?

San Siro ha ospitato anche grandi concerti, da Bob Marley a Bruce Springsteen.

Sala non deve dimenticarsi che dal 1980 il Meazza, oltre al calcio, ospita grandi eventi, musicali e non solo: fino al 2019, oltre 130 concerti che hanno contributo anche ai costi di gestione della struttura pubblica e che dal 2000 sono incassati dalla società che gestisce lo stadio. A proposito, perché non sono pubblicati sul sito internet i bilanci della società M-I Stadio srl che gestisce in concessione un bene pubblico?

Sala sostiene che, se non accetta il progetto, Milan e Inter andrebbero a costruire lo stadio altrove.

È una affermazione totalmente farlocca: dove vanno? E con quali soldi si costruiscono uno stadio? Il sindaco in questi giorni si affanna a mentire sapendo di mentire, poiché nega che siano state proposte soluzioni alternative a quelle di Milan e Inter.

Qual è l’alternativa?

Il sindaco di Milano dovrebbe indire un concorso internazionale per l’ammodernamento dello stadio Meazza, degli spazi esterni e per la sua gestione. Questa è la proposta che da tempo noi avanziamo. Il Comune di Madrid ha detto no alla società Real Madrid che voleva fare operazioni immobiliari attorno allo stadio Bernabeu. La società, con i suoi soldi, ha poi realizzato un impianto avveniristico, dopo un concorso internazionale. Noi rischiamo di restare con uno stadio in compartecipazione tra le due squadre, mentre in tutta Europa i club, come anche a Torino, sono proprietari o hanno in concessione esclusiva lo stadio in cui giocano. Milano invece, inseguendo progetti immobiliari come questo, rischia di ritrovarsi in una bolla immobiliare, in questa orgia di case di lusso, uffici e centri commerciali.

di Gianni Barbacetto e Andrea Sparaciari, Il Fatto quotidiano, 18 settembre 2022
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