POLITICA

Chi è davvero B.? Ovvero: culto della personalità con vista sul Quirinale

Chi è davvero B.? Ovvero: culto della personalità con vista sul Quirinale

“Chi come lui?”, si chiede il Giornale, in una struggente pagina pubblicitaria in cui enumera le virtù del suo padrone ed editore, auto-candidato alla presidenza della Repubblica. Firmata da “Forza Seniores”, i veterani del partito, che allineano un elenco di meriti, gesta e imprese capace di insidiare il culto della personalità di ogni “Piccolo Padre”, “Lider Maximo” e “Caro Leader” di tutto il mondo e di tutta la storia. Ma Silvio Berlusconi merita di più. Vogliamo dunque anche noi contribuire a questa elencazione di meraviglie, aggiungendo fatti, nomi e situazioni.

“Una persona buona e generosa”. Generosissima, in effetti. Tanto da impensierire i suoi figli, preoccupati per i molti milioni spesi per decine di amiche, accompagnatrici ed escort a cui ha passato per mesi uno stipendio e regalato buste gonfie di banconote da 500 euro, ma anche gioielli, appartamenti, ville da archistar, auto (preferibilmente Mini e Smart). Anche perché alcune di queste mostravano segni d’impazienza e minacciavano di andare a raccontare cose ai magistrati.

“Il padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti”. Lo garantisce l’anagrafe. La storia aggiunge che “Papi” aveva, in più, decine di protette, assistite, aiutate, alcune anche minorenni.

“Un amico di tutti, nemico di nessuno”. Amico di tutti coloro che lo ossequiano. Amico, fino all’ultimo, anche di Vittorio Mangano, boss di Cosa nostra per anni ospitato ad Arcore come garante dei patti stretti da un altro eterno amico, Marcello Dell’Utri, con la mafia siciliana. Nemico feroce, però, di chi lo ha ostacolato, anche solo per ruolo istituzionale: come i magistrati, definiti “peggio delle Br”, “un cancro dell’Italia”.

“Tra i primi contribuenti italiani”. Non per suo merito e generosità, ma per effetto della sua ricchezza e della Costituzione repubblicana. Effetto a cui però è sfuggito per anni, nascondendo al fisco italiano, grazie allo schermo di società estere, un consistente malloppo: almeno 368 milioni di dollari, che gli hanno procurato la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale, misurata sui 7,3 milioni sopravvissuti alla prescrizione.

“Tra i primi imprenditori italiani per la creazione di posti di lavoro”. Nel 2001 prometteva 1 milione di posti di lavoro. Secondo la voce.info, il saldo netto degli occupati, nel corso dei suoi quattro incarichi da presidente del Consiglio, è di soli +71 mila occupati.

“Un self-made man. Un esempio per tutti gli italiani”. “Mi sono fatto da solo”, racconta. Ha avuto però aiutini consistenti. Da Bettino Craxi, che ha blindato le sue tv (anche con il “decreto Berlusconi” del 1984) e consolidato il sistema delle tre reti, poi legittimato dalla legge Mammì. Aiutini anche dalla P2, che gli permette di accedere al credito di istituti con piduisti al vertice, come Montepaschi e Banca Nazionale del Lavoro.

“L’inventore e costruttore delle città ‘sicure’ con tre circuiti stradali differenziati”. È il modello di Milano 2, copiato dalle “città giardino” francesi.

“Il primo editore d’Italia e il più liberale”. Primo editore dopo aver scippato la Mondadori a Carlo de Benedetti con una sentenza comprata. Liberale? Vallo a spiegare a Daniele Luttazzi, a Michele Santoro, a Enzo Biagi.

“Il fondatore della tv commerciale in Europa”. Le tv private nascono prima di lui. Berlusconi le rende una potenza economica e politica in grado di gareggiare con la tv pubblica (secondo il programma piduista del “Piano di rinascita democratica”)

“Il fondatore con Ennio Doris della ‘Banca del futuro’”. Uno spot: Banca Mediolanum è una delle tante piccole banche online cresciute in tutto il mondo.

“Il fondatore del centro-destra liberale, cristiano, europeista e garantista”. Nel 1994 Berlusconi per vincere inventa un’alleanza elettorale che mette insieme la Lega di Bossi (pagana, secessionista, forcaiola e né liberale, né europeista) e i post-fascisti del Msi (storicamente anti-liberale). Il “garantismo” lo impone dopo, per salvarsi dai processi.

“Il presidente del Consiglio che ha governato più a lungo nella storia della Repubblica”. Sì, e anche quello con più processi a carico, più prescrizioni, più leggi ad personam.

“L’ultimo presidente del Consiglio eletto democraticamente dagli italiani (2008)”. Rileggere la Costituzione, please: nella Repubblica parlamentare (e non presidenziale) il presidente del Consiglio è votato dal Parlamento.

“Il presidente del Consiglio che in soli sei mesi ha ridato una casa ai terremotati dell’Aquila (2009)”. Il “miracolo” dell’Aquila? Il 29 settembre 2009 si inaugurano i primi 400 appartamenti del progetto C.A.S.E., la new town che avrebbe dovuto far risorgere la città distrutta dal terremoto del 6 aprile. Ma è sufficiente leggere le cronache successive per sapere che quella è rimasta una città fantasma: con alloggi inabitabili, balconi che crollano e piattaforme in deterioramento.

“Il presidente del Consiglio che mise fine alla guerra fredda realizzando l’accordo di Pratica di Mare tra George Bush e Vladimir Putin (2002)”. Svarione storico? La guerra fredda finisce nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino e la successiva implosione dell’Unione sovietica.

“Il leader occidentale più apprezzato e più applaudito (8 minuti) nella storia del Congresso americano”. Anche quello più ricordato nel mondo per per foto plastiche come quella dell’8 febbraio 2002 quando fa le corna al ministro degli Esteri spagnolo Josep Piqué, o per filmati come quello del vertice Nato a Baden-Baden, in cui invece di dirigersi verso la cancelliera tedesca Angela Merkel che lo aspettava, si apparta sulla riva del fiume per fare una telefonata.

“L’italiano più competente nella politica internazionale, ascoltato e apprezzato, autorevole e umano, capace di intessere e coltivare le amicizie personali più profonde con i più importanti leader mondiali”. “Com’è umano lei!”.

“E soprattutto l’eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel’94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale”. Qui il culto della personalità raggiunge il culmine. Nel 1994 Berlusconi “beve l’amaro calice” di fondare un partito e “scendere in campo”, spinto soprattutto da Marcello Dell’Utri, perché capisce che la fine della cosiddetta Prima Repubblica lo lascia privo del sostegno politico che gli arrivava da Bettino Craxi e dalla destra Dc. Sa che i magistrati di Mani pulite prima o poi arriveranno anche a lui, visto le tangenti che ha pagato, come e più di tanti altri imprenditori di Tangentopoli. La sua Fininvest, poi, in quegli anni è in situazione prefallimentare, con 7.140 miliardi di lire di debiti nel 1992. Berlusconi diventa “l’eroe della libertà”, per risolvere i suoi problemi politici, giudiziari e finanziari.

La pagina pubblicitaria sul Giornale. Poi apparsa anche sul Corriere della sera. Clicca per ingrandire

Il Fatto quotidiano, 14 gennaio 2022
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