MILANO

Il sindaco “tratta le donne come il marito ricco tratta la moglie casalinga”

Il sindaco “tratta le donne come il marito ricco tratta la moglie casalinga”

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala tratta le donne “come il marito ricco tratta la moglie casalinga”. A dirlo, in una pubblica assemblea, senza fare il nome del sindaco, è una dei punti di riferimento intellettuale della Casa delle Donne di Milano. “Ho l’impressione che il rapporto tra la Casa delle Donne e il Comune di Milano somigli un po’ troppo al rapporto che un marito ricco intrattiene con la moglie casalinga, di necessità priva di un reddito proprio. Lei lavora tantissimo, cura la casa, la tiene pulita e le dà anche un valore simbolico, tuttavia, essendo ‘senza portafoglio’, deve sottostare alle decisioni del marito e accontentarsi delle sue regalie. Un perfetto quadro patriarcale: ogni giorno lei deve andare dal coniuge con il cappelluccio in mano a elemosinare un obolo, che peraltro servirà a far andare avanti la casa, quindi anche il benessere del capofamiglia. Non può funzionare, non può funzionare soprattutto in un momento della storia mondiale qual è quello attuale. E va detto a voce alta, con tono fermo e in forma il più possibile pubblica”.

La Casa delle Donne di via Marsala rischiava di chiudere per sempre: scaduto il contratto, il Comune aveva proposto di concedere metà spazio in affitto e metà gratuito, secondo i “Patti di collaborazione” previsti dal regolamento comunale. Proposta insostenibile perché comunque ancora troppo pesante dal punto di vista economico. Le donne della Casa hanno fatto presente di averci già speso un sacco di soldi per ristrutturarla e arredarla. E hanno ricordato che nella legge nazionale di Bilancio 2021 ci sono alcuni articoli (1134-40) nei quali si riconosce il valore sociale dei “luoghi delle donne” e si stanzia un fondo nazionale di sostegno alle associazioni con “attività di promozione della libertà femminile”. L’articolo 1137 prevede: “Le amministrazioni competenti concedono l’utilizzo collettivo di beni immobili appartenenti al patrimonio pubblico, in comodato d’uso gratuito, alle associazioni” di donne “che gestiscono luoghi di incontro, relazione libera e costruzione della cittadinanza fruibili per tutte le donne”.

Dunque è possibile che tutta la Casa delle Donne di via Marsala sia concessa in comodato d’uso gratuito. Ma la formula dei “Patti di collaborazione” sui Beni comuni è stata pensata in funzione degli orti e giardini condivisi, dunque pone dei vincoli che vanno a limitare l’autonomia della Casa delle Donne. Dovrebbero condividere gli spazi di via Marsala con altri: ma chi, e come, e per quali iniziative? Magari con qualche gruppo ProLife? E dovrebbero essere sempre sotto la tutela e il marchio del Comune di Milano.

Ecco allora la metafora del “marito ricco e della casalinga”. L’autorevole socia la completa così: “Perché non mettere un po’ in difficoltà un interlocutore così rigido, poco disponibile, irriconoscente e incapace di vedere al di là del proprio naso? I luoghi delle donne non sono solo spazi simbolici, sono luoghi che contribuiscono a rendere civile e abitabile una società. Ecco perché, quando li mettono in discussione o li intralciano nella loro opera, le istituzioni pubbliche compiono dei veri e propri femminicidi. Non amo affatto questa parola, la uso rarissimamente, ma credo che in questo caso la si possa utilizzare con metaforica ragione. Quando si tratta con un’amministrazione comunale su una questione come questa, non si può mendicare. Meglio affrontare la questione nei suoi giusti termini e dire: guarda, marito ricco, attento a quello che fai, perché la legge non ti consente di ammazzarmi giorno dopo giorno, oppure con un’unica ben assestata martellata. Non sono sola. Non siamo sole”.

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Il Fatto quotidiano, 8 aprile 2021
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