POLITICA

Il pm contro giornalisti e politici trombettieri di B: “Il giudice Esposito è stato diffamato”

Lungo, l’elenco di giornalisti e politici accusati ora dalla Procura di Roma di aver realizzato una violenta campagna denigratoria contro il giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che nell’agosto 2013 condannò in via definitiva Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale. Si è conclusa l’inchiesta aperta dal pm Roberto Felici dopo la denuncia di Esposito, attaccato e diffamato da una lunga serie di articoli, interviste, interventi, dichiarazioni, talk show televisivi. L’avviso di fine indagini prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per quindici persone, giornalisti, direttori, politici.

Tutto è iniziato a fine giugno 2020: Nicola Porro nel suo programma tv Quarta Repubblica manda in onda la voce di un giudice, Amedeo Franco, toga a latere del processo in Cassazione a Berlusconi, che dopo aver firmato ogni pagina della sentenza di condanna era andato dal condannato ad Arcore e — registrato a sua insaputa — gli aveva detto che non era d’accordo e che si era trattato di una sentenza “guidata dall’alto”, “una grave ingiustizia”, “una porcheria”.

In una seconda registrazione, la voce di Franco aggiungeva che il giudice Esposito era “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era “stato beccato con droga a casa di…” (notizia falsa: Ferdinando Esposito, allora pm alla Procura di Milano, non ha avuto alcuna denuncia per droga, è stato indagato dalla Procura di Brescia per tutt’altro e poi ha lasciato la magistratura).

Dopo la serata tv di Porro, si scatena la campagna. Intervengono Pietro Sansonetti sul Riformista, Alessandro Sallusti e Stefano Zurlo sul Giornale, Pietro Senaldi, Vittorio Feltri e Renato Farina su Libero, più altri loro colleghi. Si aggiungono al coro i politici intervistati (tutti di Forza Italia) Anna Maria Bernini, Andrea Ruggieri, Giorgio Mulè, Fabrizio Cicchitto. Per il pm della Procura di Roma, hanno tutti realizzato una campagna di denigrazione costruita con commenti di “opinionisti dello stesso orientamento”, “senza dare spazio alle repliche dell’interessato”. Risultato: “Una ricostruzione artificiosa degli eventi” che “offendeva la reputazione del giudice Esposito”, “sulla base di prove non verificabili”.

Undici giudici, in primo grado, in appello e in Cassazione, hanno ritenuto provata la frode fiscale di Berlusconi, che per l’importazione di film dagli Stati Uniti all’Italia aveva costruito un sistema che ha “realizzato maggiorazioni di costo negli anni” di ben “368 milioni di dollari”, nascosti al fisco e infrattati all’estero. Hanno valutato prove, testimonianze, ma soprattutto documenti bancari.

A percorso giudiziario concluso, uno di questi giudici è corso dal suo condannato a smentire la sua firma apposta a ogni pagina della sentenza. E un anno dopo la sua morte, le registrazioni della sua voce sono usate per dare la stura a una “campagna giornalistica a contenuto demigratorio” — scrive il pm — in cui Sansonetti accusa Esposito, “dipinto come soggetto prevenuto e condizionabile”, di “aver emesso una sentenza preconfezionata al solo intento di recare danno all’imputato quale capo di un noto movimento politico”. Con espressioni quali: “Sentenza pilotata, metodi vigliacchi, complotto, potere illegale, processo fasullo… Il giudice Esposito è uno scandalo vivente”.

Sallusti non è più tenero: “Plotone d’esecuzione, la magistratura ha fatto un lavoro sporco, la democrazia è stata truccata con una manovra giudiziaria assolutamente spregiudicata, la sentenza è stata taroccata, qualcuno ci ha preso per il culo”. A Senaldi il pm contesta di aver raccontato il falso almeno due volte, scrivendo del “figlio beccato con la droga” e di una “sentenza che assolve Silvio”, inducendo “il lettore a credere che una sentenza del Tribunale civile di Milano avesse smentito la precedente decisione della Cassazione”.

Feltri: “Processo manovrato come un’arma da fuoco”. Farina: “La giustizia come un’arma”. E i politici? Per Cicchitto “fu costituito un tribunale speciale… per colpire definitivamente Berlusconi”. Per Mulè “è stato stracciato e calpestato un diritto… plotone d’esecuzione, truffa giudiziaria, montagna d’infamia”. Bernini: “Una violazione di tutti i precetti costituzionali”. Ruggieri: “Una bisca, malfattori in toga, associazione a delinquere, banda della Magliana”. Ora la parola passa ai giudici.

Il Fatto quotidiano, 7 marzo 2021
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