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Chi è il padrone del Milan? Ovvero: non calcio, ma operazione immobiliare

Chi è il padrone del Milan? Ovvero: non calcio, ma operazione immobiliare

Altro che stadio: a San Siro arriva Milano 4.

Nella pochade del Milan, i proprietari escono ed entrano di scena come in una commedia di Feydeau. Il misterioso imprenditore cinese Yonghong Li è scomparso dopo aver tentato di scalare la squadra che fu di Silvio Berlusconi. Ora sono cancellati con un tratto di penna anche i due finanzieri napoletani Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, che per qualche tempo sono stati iscritti nei registri delle società lussemburghesi come “bénéficiaires effectifs” (titolari effettivi) della Red Black sarl che attraverso la Rossoneri Sport Investment controlla il Milan spa. Il 3 dicembre 2020, dopo le polemiche sollevate da una puntata di Report, sono stati sostituiti da Paul Elliott Singer in persona, il fondatore del fondo Elliott che ha messo i soldi per comprare la squadra.

Ma chi sono i due finanzieri napoletani, che ruolo hanno giocato in questa partita? E qual è la posta in gioco? Potremmo chiamarla Milano 4: non è un obiettivo calcistico, ma un affare immobiliare da 1,2 miliardi di euro, da realizzare sui terreni di San Siro. Il progetto: abbattere, almeno parzialmente, il Meazza, costruire un nuovo stadio da gestire insieme all’Inter e, attorno, 77 mila metri quadrati di spazi commerciali, 47 mila di uffici, 12 mila di alberghi, 9 mila per intrattenimento, 4 mila di centro congressi, per un totale di almeno 150 mila metri quadrati da edificare su terreni del Comune di Milano, che porteranno a Milan e Inter ricavi di quasi 200 milioni di euro l’anno.

L’uomo che sta trattando l’affare con il sindaco Giuseppe Sala, cercando di strappare un indice di edificabilità 0,51 (ben superiore allo 0,35 che sarebbe imposto a Milano dal Piano di governo del territorio) è Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Eni su nomina di Berlusconi e già mediatore tra Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin per gli affari petroliferi e la realizzazione dell’oleodotto Southstream.

Scomparso di scena il cinese Li, arrivano i soldi di Elliott, che raccoglie denaro da migliaia di ricchi e anonimi investitori. Soldi senza nome e senza odore. Ad operare sui veicoli societari dell’operazione sono i due finanzieri offshore Cerchione e D’Avanzo. Il primo, nato a Napoli nel 1971, è residente a Dubai. Il secondo, nato a Napoli nel 1975, è residente a Londra. Entrambi dal luglio 2018 siedono nel consiglio d’amministrazione del Milan presieduto da Scaroni.

Cerchione nel suo curriculum esibisce una laurea in ingegneria elettronica conseguita a Napoli e un master in business administration alla Columbia Business School di New York. Nel 1995 entra come project manager in Procter & Gamble. Nel 1998 passa alla società di consulenza Bain & Co. D’Avanzo si è laureato in economia aziendale alla Bocconi di Milano e ha un master in business administration della London Business School. Viene dalle Fiamme gialle: frequenta l’Accademia militare della Guardia di finanza ottenendo il grado di tenente, poi dal 2000 lavora alla Lehman Brothers, dal 2003 al fondo di private equity Bc Partners. Nel 2005 si trasferisce a Londra come vice president dell’hedge fund americano Db Zwirn.

I due si trovano insieme in Beta Skye, poi trasformata in Beta Stepstone, società di factoring del gruppo Fortress che nel 2017 passa a Banca Sistema. Fanno affari a Napoli, dove gestiscono i crediti sanitari della Regione Campania. Realizzano diverse operazioni finanziarie: alcune a Venezia, dove si occupano della compravendita dell’Hotel Bauer e della Cipriani, la società dell’Harry’s Bar.

Nel 2018, come abbiamo visto, entrano nel cda del Milan. E la pochade si trasferisce dalla Cina al Lussemburgo. Cerchione e D’Avanzo controllano al 50 per cento la società Blue Skye che controlla al 50,01 per cento la lussemburghese Project Red Black sarl, che per il restante 49,99 per cento è controllata da Paul Elliott Singer. Poiché la Red Black controlla il Milan, i “padroni” della squadra risultano essere i due finanzieri partenopei, con il magnate Usa.

Sul registro delle società lussemburghesi era scritto infatti che dal 16 settembre 2020 i titolari effettivi della Project Redblack, e dunque del Milan, erano Salvatore Cerchione, Gianluca D’Avanzo e Singer. Quando Report racconta questa storia, i registri vengono aggiornati e dal 3 dicembre come “bénéficiaire effectif” (titolare effettivo) della società resta il solo Singer: perché la Blue Skye ha sì la maggioranza, ma di azioni di classe B (4,27 per cento) e C (45,74 per cento). Quelle di classe A sono tutte di Singer, che ha il potere di nominare due dei tre membri del consiglio d’amministrazione e quindi ha il controllo.

Problema risolto? No, per due motivi. Il primo è che comunque Cerchione e D’Avanzo non sono lì per caso, ma rappresentano una fetta dei soldi prestati al cinese Li e finiti nel Milan. Il secondo è che le azioni di Singer (e dunque il resto dei soldi finiti nel Milan) sono in realtà custodite in due cassaforti anonime del Delaware: King George (34,99 per cento) e Genio (15 per cento). Singer dunque ci mette la faccia per tutti, ma chi siano i veri proprietari del Milan continuiamo a non saperlo. Non sappiamo chi rappresentino Cerchione e D’Avanzo con la loro Blue Skye e non sappiamo chi ha messo i soldi nei due salvadanai del Delaware.

Sappiamo però che Cerchione, D’Avanzo e soprattutto Scaroni sono in ottimi rapporti con Silvio Berlusconi. E sappiamo che fin dall’inizio di questa oscura partita il calcio si è intrecciato con l’immobiliare: il grande affare in corso del Milan (alleato per l’occasione con la squadra avversaria e altrettanto poco chiara nell’assetto proprietario, l’Inter) è la speculazione sui terreni di San Siro. Milano 4 è in arrivo. D’Avanzo siede anche nel cda di Asansiro, la società di Milan e Inter che ha per oggetto lo “sviluppo” dell’area dello stadio.

Dopo quattro anni (!) di richieste del presidente della Commissione comunale antimafia David Gentili, il 10 dicembre 2020 il Comune di Milano ha mandato ai due club una lettera in cui chiede chiarimenti (finalmente) sull’“effettiva titolarità delle azioni delle società proponenti”. La risposta arrivata è: il Milan è di Elliott. Ora Sala dovrà decidere come procedere.

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Il Fatto quotidiano, 24 dicembre 2020
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