CORONAVIRUS

Alle radici della disfatta lombarda. Formigoni, tanti torti (e una ragione)

Alle radici della disfatta lombarda. Formigoni, tanti torti (e una ragione)

Da settimane a Roberto Formigoni fischiano le orecchie, perché è stato più volte citato e chiamato in causa, nelle discussioni sul sistema sanitario lombardo che si è fatto trovare largamente impreparato ad affrontare la pandemia da coronavirus.

È Formigoni, per vent’anni presidente della Regione Lombardia, il “padre” della riforma che ha aperto ai privati la sanità mettendoli sullo stesso piano delle strutture pubbliche. È lui che ha creato quell’“eccellenza lombarda” che ha fatto di una delle regioni più ricche d’Europa anche una di quelle con più morti e infetti da Covid-19.

In alcune interviste, Formigoni ora si difende: “La nostra riforma fu varata nel 2012 con una delibera di giunta votata anche dalla Lega, ma poi fu ignorata dalla giunta a guida leghista che, invece, prevedeva un forte indebolimento della medicina territoriale”.

Colpa insomma del successore, dice Formigoni: il leghista Roberto Maroni. “Durante le giunte che ho presieduto tra il 1995 e il 2012 la sanità lombarda nelle statistiche è sempre stata al primo posto, tranne due anni quando si è classificata al secondo. Dopo la riforma Maroni finì al settimo”, dichiara al Corriere della sera.

Salva invece l’attuale presidente della Regione, Attilio Fontana: “Non ha fatto gli errori che gli imputano, forse ha un po’ tardato a chiedere l’aiuto dei privati che poi, però, hanno fatto il loro dovere”. Formigoni dimentica che la sua apertura ai privati ha indebolito il settore pubblico e ha ridotto i posti letto e le terapie intensive, creando quel sistema sanitario che non ha saputo affrontare la grande crisi del febbraio-marzo 2020.

Ha però ragione su un fatto: chi è venuto dopo di lui ha proseguito l’opera di smantellamento e di iper-ospedalizzazione del sistema, indebolendo la sanità di base e la rete territoriale dei medici di famiglia. Chi stava completando il lavoro, con la sua riforma dei “gestori sanitari” a cui, esautorando i medici di base, voleva affidare il trattamento delle cronicità, era l’attuale assessore Giulio Gallera.

Per saperne di più:

Gianni Barbacetto, Il Celeste. Ascesa e declino di Roberto Formigoni, Chiarelettere 2013

Il Fatto quotidiano, 29 maggio 2020
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