POLITICA

Lombardia locomotiva d’Italia, ma Trenord non parte

Lombardia locomotiva d’Italia, ma Trenord non parte

Nell’Italia che non può fare a meno di un tunnel ferroviario da 9,63 miliardi di euro per portare da Torino a Lione merci che non ci sono, non si trovano i soldi necessari per far viaggiare i pendolari che invece ci sono. E non nel Regno delle Due Sicilie, ma a Milano e in Lombardia, che la retorica imperante racconta come il migliore dei mondi possibili. Si vuole scavare un buco nella montagna in Valdisusa, con il risultato di innalzare le emissioni da qui al 2047, per far passare dai camion al treno un trasporto incerto. Ma non ci s’impegna per far lasciare a casa l’auto a chi si sposta nell’area più inquinata del Paese, la pianura Padana, in cui ogni viaggio in treno (escluso il Frecciarossa) si trasforma in viaggio della speranza. I cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, tranne i pendolari, che sono meno uguali degli altri.

Il problema si chiama Trenord. Fa viaggiare convogli che sono reperti da museo, alcuni con ben 35 anni di vita. Il servizio è così disastrato che il presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, per il secondo anno consecutivo non se l’è sentita di aumentare il prezzo dei biglietti e neppure di far entrare in vigore gli adeguamenti Istat. Se Trenord fosse sotto il controllo di Virginia Raggi vedremmo ogni giorno articoli indignati e paginoni appuntiti, ma è invece, a metà, della Regione Lombardia e delle Ferrovie dello Stato, dunque merita soltanto qualche trafiletto nelle cronache locali. A metterli in fila uno dopo l’altro, quei trafiletti diventano un libro nero del trasporto pubblico nell’area più ricca del Paese. Solo qualche esempio e solo negli ultimi giorni.

Stazione Centrale, 4 giugno 2019, treno Milano-Mantova delle 18.20: fermo e inagibile, temperatura bollente; passa a controllare la situazione l’amministratore delegato di Fs Gianfranco Battisti, che era in stazione per celebrare il decennale dei Frecciarossa, e viene sommerso dalle proteste dei (mancati) viaggiatori. Stazione Centrale, 24 giugno, treno Milano-Tirano: bloccato per 70 minuti e poi soppresso. Stazione Greco Pirelli, 24 giugno: il treno per Stradella delle 17.46 si ferma alla stazione di Pinarolo Po. Stazione Centrale, 25 giugno: il Milano-Mantova delle 17.15 non parte perché il macchinista si rifiuta di guidare, in cabina manca l’aria condizionata. Milano Porta Garibaldi, 25 giugno: il treno per Torino Lingotto delle 18.40 resta fermo fuori dalla stazione senza aria condizionata, i viaggiatori chiamano la polizia ferroviaria, il convoglio ritorna in stazione e viene cancellato.

Stessa sorte per il Milano-Tirano delle 18,20: fermo per 50 minuti e poi soppresso. Stazione di Porta Garibaldi, treno per Porto Ceresio: bloccato per 20 minuti con le porte chiuse e senza aria condizionata. Intanto a Saronno cadono i fili elettrici della linea aerea. Forti ritardi al Malpensa Express per l’aeroporto. Giovedì 27: cancellato il Pavia-Milano Bovisa delle 14.09, il Codogno-Cremona delle 8.08, il Mantova-Milano delle 12.41 e delle 16,20. Venerdì 27, soppressi il Milano Bovisa-Pavia delle 17.55, il Milano Cadorna-Como delle 18 arriva fino alla stazione Milano-Domodossola e poi muore. L’Alessandria-Milano delle 19,11 si ferma per un guasto. Il 1 luglio, il treno Cremona-Brescia delle 7.24 arriva a destinazione con 154 minuti di ritardo.

Questa è la Lombardia locomotiva d’Italia, questa è la Milano orgogliosa ed ebbra di felicità per aver vinto le Olimpiadi invernali 2026.

Il Fatto quotidiano, 4 luglio 2019
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