GIUSTIZIA

“Sigilleremo i sacri confini”: Salvini a Trieste apre il fronte est

“Sigilleremo i sacri confini”: Salvini a Trieste apre il fronte est

La giornata inizia con una pattuglia di polizia che ferma, all’alba, un gruppo di migranti al confine con la Slovenia. È la ripresa della rotta balcanica, dicono gli allarmi lanciati dai leghisti. Agli arrivi via mare, si aggiungono quelli via terra. Matteo Salvini arriva a Trieste per firmare un accordo commerciale sul porto con l’Ungheria di Viktor Orbán. Ma sono immigrazione e muro a tenere alta la temperatura, in una piazza Unità d’Italia inondata dal sole e accarezzata dalla brezza che viene dal mare azzurrissimo.

Un piccolo gruppo di sostenitori aspetta il ministro dell’Interno davanti al palazzo della prefettura e acclama il leader della Lega: “Matteo, Matteo”. Poco distante, alcuni giovani gridano invece “Umanità, solidarietà, umanità, solidarietà”.

Completo blu, camicia bianca senza cravatta, Salvini, accompagnato dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Ferdiga, attraversa rapidamente la piazza, dalla prefettura al palazzo dei Lloyd, oggi sede della Regione. “Stiamo controllando i confini via mare, vogliamo controllare anche quelli via terra con ogni mezzo possibile”, dice subito.

Scrive su Facebook: “Obiettivo: più uomini e più mezzi per sigillare il confine con la Slovenia e fermare definitivamente l’ingresso di immigrati clandestini”. La parola “muro”, evocata nei giorni scorsi, non la pronuncia mai. “Sono ottimista: dal 1 luglio abbiamo cominciato i controlli alla frontiera con le pattuglie miste italiane e slovene. Sono fiducioso che otterremo il risultato di fermare il flusso di clandestini. Che qualche decina riesca a passare è fisiologico, ma qualche centinaia no. Tra qualche settimana faremo il punto, vedremo se saremo riusciti a bloccare gli ingressi. Se non basteranno i pattugliamenti misti, allora penseremo a qualche altra barriera, tecnologica o fisica. Ma ripeto: sono ottimista, aspetto i risultati”.

I numeri: i nuovi arrivi nel 2019 alla frontiera di Trieste sono stati 88 a gennaio, 123 a febbraio, 183 a marzo, 260 ad aprile, 201 a maggio, 145 a giugno. Totale: 1.000. È lo stesso Salvini ad ammettere che le richieste d’asilo nell’ultimo anno sono diminute. Ma “i confini sono sacri e inviolabili”, ripete un paio di volte. Polemizza con “l’offensiva estiva appena cominciata” via mare, con navi delle “ong capricciose che vogliono scegliersi il porto d’approdo come fossero in viaggio turistico. La Tunisia viene scelta da migliaia di turisti italiani, perché non dovrebbe andare bene per riparare chi viene raccolto dalle navi delle ong? Perché non vogliono approdare a Malta, preferiscono la Costiera amalfitana o le Cinque Terre? Ibiza o Formentera? Allora quelli non sono salvataggi, sono traffici di esseri umani”.

Poi torna alla rotta di terra. “Ho telefonato ai ministri dell’Interno della Slovenia e della Croazia. Dobbiamo aumentare tutti insieme i controlli alle frontiere, la Croazia anche al confine con la Serbia e la Bosnia. E poi dobbiamo chiedere all’Europa, se esiste, di presidiare con Frontex gli ingressi ai confini dell’Unione nei Balcani”.

La polemica diventa diretta con la ong che opera a Trieste: “Qui c’è un monopolista dell’accoglienza che gestisce mille immigrati. A 35 euro l’uno, fanno 35 mila euro al giorno, un milione di euro al mese. Ora si lamentano dicendo che la nuova tariffa, 21 euro, non è sufficiente: ce ne faremo una ragione, se non vogliono occuparsene più loro, troveremo un’altra soluzione”. L’organizzazione evocata e mai citata è la Ics di Gianfranco Schiavone, che sta gestendo a Trieste l’accoglienza diffusa, sparsa sul territorio, senza concentrare i richiedenti asilo in strutture “pesanti” con centinaia di persone.

Il vero motivo della presenza di Salvini a Trieste viene quasi dimenticato. Lo ricorda il presidente Fedriga: “È l’Ungheria la vera locomotiva d’Europa, che continua a crescere più delle previsioni. E il Friuli Venezia Giulia diventa la piattaforma logistica per il centro e l’est Europa”. Con l’Ungheria di Orbàn viene firmato l’accordo che vende al suo governo un’area di 340 mila metri quadrati nel porto di Trieste, con le relative concessioni.

A siglare il contratto è il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. L’Italia incassa, per ora, 25 milioni di euro, che diventeranno circa 100 milioni da qui al 2023, con le opere promesse di bonifica e di costruzione del terminal. Altri 300 milioni li metteranno le Ferrovie dello Stato e il governo italiano per i necessari collegamenti ferroviari e la piattaforma logistica.

Ne è fiero il presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino: “Ci stiamo lavorando da due anni. Abbiamo ottenuto che questi investimenti siano fatti qui a Trieste, mentre prima l’Ungheria stava puntando sul porto di Capodistria. Già oggi dal porto di Trieste partono quattro treni merci al giorno per Budapest. Nei prossimi anni si moltiplicheranno”. Orgoglioso del risultato anche Salvini: “Apriamo i porti agli scambi, all’arrivo di ricchezza, non all’arrivo di problemi. Questi sono i porti aperti che ci piacciono”.

Nel pomeriggio, in prefettura, Salvini firma un protocollo di legalità: “Quando arrivano tanti soldi, possono arrivare anche ospiti indesiderati”. Nel porto di Trieste è già successo, ci aveva già provato un gruppo di imprenditori campani considerati vicini alla criminalità organizzata. “Dobbiamo controllare chi farà i lavori”, conclude il ministro dell’Interno, “per mantenere legalità e trasparenza”.

Il Fatto quotidiano, 6 luglio 2019
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