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Feltrinelli, il sogno nato Beaubourg e diventato centro uffici

Feltrinelli, il sogno nato Beaubourg e diventato centro uffici

Il nuovo edificio della Fondazione Feltrinelli, con le sue grandi lastre di cristallo tra le nervature bianche, ormai è ben visibile tra via Crespi e viale Pasubio. È cresciuto sul terreno – proprietà della famiglia Feltrinelli – che un tempo ospitava il vivaio Ingegnoli. Dove si faceva la fila per comprare piante, fiori e alberi di Natale, ora c’è l’architettura firmata da Jaques Herzog e Pierre de Meuron. Per qualcuno è una “nave rovesciata” che è venuta a spiaggiarsi come una Concordia metropolitana tra il palazzo di Eataly e i caselli del vecchio dazio di Porta Volta. Per altri è una cattedrale laica, raffinata citazione degli stilemi di Aldo Rossi e del romanticismo lombardo. Impossibile mettere d’accordo tutti sull’impatto estetico. Ciò che però è indiscutibile è il cambiamento – radicale – del progetto dal suo avvio a oggi.

Nel 2006, quando ancora nel vivaio crescevano aceri e abeti, viene annunciato come il Beaubourg di rito ambrosiano, un grande centro del sapere aperto alla città che avrebbe ospitato anche il quartier generale della casa editrice Feltrinelli e la Fondazione Feltrinelli, con i suoi 250 mila volumi, 7 mila riviste, 1 milione e mezzo di documenti, 12 chilometri lineari di archivio. Nel 2010 la giunta di Letizia Moratti approva il piano. Nel 2014 viene posata la prima pietra. Nel 2015 il presidente Carlo Feltrinelli così lo presenta su Sette del Corriere della sera: “Stiamo pensando a una grande casa delle scienze sociali, a Milano, in un palazzo fantastico disegnato da Herzog e de Meuron, che sia collegato al resto del mondo e a istituti di ricerca similari”.

Ma nel frattempo – contrordine compagni – il progetto era cambiato. La casa editrice resta in via Andegari; la Fondazione occuperà solo un quinto dello spazio totale; il resto, uffici e negozi. L’edificio che si sviluppa su 23 mila metri quadrati è composto da due corpi affiancati lunghi complessivamente 188 metri, con 1.244 finestroni separati dalle grandi nervature alte 32 metri. Il primo corpo, più piccolo, ospiterà la Fondazione. Il secondo, più grande, sarà invece affittato alla Microsoft che ne farà il suo quartier generale milanese. A piano terra, spazi commerciali. Viene da Microsoft, dov’era dirigente marketing, Roberta Cocco, che il sindaco Giuseppe Sala ha scelto come assessore con una delega inedita: alla trasformazione digitale dei servizi civici. Ma questa è un’altra storia.

La svolta determinante avviene nel 2015. Nasce il fondo immobiliare Feltrinelli Porta Volta (Fpv), valore 36 milioni di euro, 50 per cento Feltrinelli e 50 Coima Sgr, la società di Manfredi Catella che gestisce 13 fondi immobiliari per un valore totale di 5 miliardi. Catella è considerato l’erede di Salvatore Ligresti, da cui ha rilevato gli edifici di Porta Nuova e piazza Gae Aulenti, che poi ha rivenduto al fondo sovrano del Quatar. Nel fondo Fpv, Feltrinelli ha conferito il terreno e l’investimento per realizzare l’edificio. Valore totale: 18,5 milioni di euro.

Il primo corpo sarà consegnato al Comune di Milano, che ne avrà la proprietà ma lo affiderà in comodato gratuito per 90 anni alla Fondazione Feltrinelli. Il secondo corpo, più grande, sarà gestito dal fondo Fpv che lo darà in affitto. L’operazione Porta Volta, partita come il sogno per realizzare il Beaubourg italiano, dopo anni difficili ha dovuto fare i conti con la crisi e si concretizza come l’ennesima operazione immobiliare di terziario a Milano.

La lunga gestazione dal 2006 a oggi si è incrociata con un’altra grande storia milanese: quella di Expo. Carlo Feltrinelli la racconta così a Sette: “Nell’ambito di questo progetto, siamo stati coinvolti nella curatela scientifica di Expo Milano 2015, nello studio delle dinamiche della sostenibilità nella nostra epoca globalizzata, e abbiamo avuto un ruolo di rilievo nella definizione della Carta di Milano con la regia di Salvatore Veca”.

Sì, mentre la Feltrinelli s’arrabattava per portare a compimento l’operazione Porta Volta, le è arrivato un aiuto inaspettato: 1,8 milioni di euro da Expo spa, per curare i contenuti scientifici dell’esposizione universale e sviluppare la “Carta di Milano”, il documento finale dell’evento. Un progetto internazionale, triennale, affidato proprio alla Fondazione Feltrinelli e curato dal presidente onorario Veca. Il malloppo di ben 1,8 milioni è stato assegnato con un contratto classificato come “sponsorizzazioni e assimilabili”, in modo da non dover fare la gara. Raffaele Cantone non era ancora arrivato alla guida dell’Anticorruzione, così non ha potuto lamentarsi.

Dei “contenuti scientifici” elaborati dalla Feltrinelli non è rimasta grande traccia sulle riviste internazionali. Quanto alla “Carta di Milano”, è stata contestata (e non firmata) da entità importanti come Caritas Internationalis, espressione della Chiesa cattolica, Slow Food, il movimento fondato da Carlin Petrini, e Oxfam, network internazionale di organizzazioni non governative attive in 17 Paesi, che l’ha definita “lacunosa su temi fondamentali come le politiche per l’agricoltura contadina, la speculazione finanziaria sulle materie prime alimentari, l’espropriazione delle terre e il consumo di suolo agricolo”.
chiarabazoli   Chiara Bazoli

Galeotto, il progetto Feltrinelli-Expo: ha permesso l’incontro tra Sala, commissario dell’esposizione, e Chiara Bazoli, figlia del banchiere Giovanni Bazoli. Chiara è la responsabile “Coordinamento sviluppo” della Fondazione Feltrinelli e per questo ha avuto contatti assidui con Mr. Expo. Che poi Sala abbia lasciato la sua terza moglie per Chiara è un fatto privatissimo che ha stuzzicato i giornali di gossip. Più imbarazzante il comportamento del presidente Veca: quando Sala si è presentato alle elezioni per diventare sindaco della città, abbiamo assistito al poco elegante spettacolo di un filosofo un tempo autorevole che si è prestato ad aprire la campagna elettorale per l’uomo da cui aveva appena ricevuto quasi 2 milioni di euro.

Ora Carlo Feltrinelli e Manfredi Catella si preparano a inaugurare, prima di Natale, il sogno nato Beaubourg e diventato centro uffici.

 

La replica di Massimiliano Tarantino, Fondazione Feltrinelli

Caro direttore, nel suo articolo “Altro che centro culturale, uffici e negozi in casa Feltrinelli”, Gianni Barbacetto trae delle personali conclusioni dall’abbondanza di informazioni a sua disposizione: segnala con clamore ai lettori che la missione originale del nuovo progetto urbanistico disegnato da Herzog & De Meuron, promosso dalla famiglia Feltrinelli e ora gestito da Coima SGR di Manfredi Catella è stata tradita. La’ dove doveva sorgere un tempio della cultura per tutti ora nasceranno negozi e uffici: questa la tesi, rafforzata da fedeli copia e incolla di altri articoli nei quali veniva annunciato il progetto culturale che qualcuno avrebbe deciso di tradire in nome della speculazione economica. Banalmente non è così.

Tra varie inesattezze e associazioni malevole, Barbacetto omette due elementi non coerenti con la sua tesi principale: che il grande centro culturale dedicato alle scienze sociali ci sarà e sarà collocato esattamente dove sin dall’inizio avrebbe dovuto essere secondo le originali autorizzazioni amministrative. Così come sin da sempre la porzione più grande del nuovo insediamento, separata dalla Fondazione, è destinata ad ospitare uffici e negozi. E in questo senso di recente è stato sottoscritto un contratto di affitto che prevede che questi spazi vengano occupati dagli uffici italiani di Microsoft. Tutta l’operazione rende possibile, per chi l’ha promossa, lasciare alla città di Milano la nuova sede della Fondazione Feltrinelli, che ha certamente l’ambizione di diventare uno degli snodi culturali più importanti della città. Un luogo di ricerca che solleciti il confronto delle idee e la partecipazione civile. E anche il gusto per le notizie, quando ci sono. (Massimiliano Tarantino)

Dunque il progetto Feltrinelli Porta Volta è sempre stato una speculazione immobiliare. Non è quello che avevano capito i milanesi, e io con loro (GB)

Il Fatto quotidiano, 7 settembre 2016
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