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“Onestà, onestà”. L’ultimo saluto a Gianroberto

“Onestà, onestà”. L’ultimo saluto a Gianroberto

Un interminabile applauso e una parola, scandita e urlata tra le lacrime: “Onestà, onestà”. Gianroberto Casaleggio è stato salutato così, per l’ultima volta, ieri a Milano. “Realizzeremo noi il tuo sogno”, promette uno striscione bianco retto da militanti del Movimento. Un tempo, ai funerali “politici” c’erano selve di pugni chiusi e di bandiere rosse. Qui, invece, applausi e quell’urlo: “Onestà”.

La basilica di Santa Maria delle Grazie è piena, affollata la piazza antistante. Beppe Grillo arriva con i parlamentari del cosiddetto direttorio – lui quella definizione “inventata dai giornalisti” non la sopportava – che si stringono e si allacciano tra loro, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia. Raggiungono le prime panche della basilica inondata dalle note dell’organo che suona Bach. Occhi lucidi, lacrime. “Raccogliamo la sua eredità, ma staremo attenti ai falsi amici”, dice Grillo.

Il figlio Davide, con i parenti e gli amici più cari, è al lato dell’altare. Il padre domenicano che celebra il rito funebre, Marco Salvioli, chiede, anche a nome dei famigliari, di non scattare fotografie, neppure con i cellulari: la riservatezza di Gianroberto non dev’essere infranta neppure in quest’ultimo giorno. La commozione sale quando, al termine della messa, prendono la parola i suoi due figli. Francesco è un piccoletto di 10 anni che toglie il respiro a tutti dicendo con voce chiara: “Ciao papà. Ci manchi molto. Non puoi tornare? Anche la miciona ti aspetta. Ciao”.

Poi tocca a Davide, 40 anni, da tempo a fianco del padre nell’azienda e nel Movimento. “Molti non lo conoscevano, era riservato. Per me è stato un padre fantastico. Era determinato. Da bambino, mi ha raccontato una zia, non faceva i capricci: si stendeva direttamente sui binari del tram. Era molto attento ai dettagli. Un grande lavoratore, per lui non c’era mai vacanza. Fino a quando ha potuto camminare, è andato in ufficio tutti i giorni”. Poi racconta la storia di un seminario aziendale in cui l’insegnante chiede ai partecipanti di scrivere ciascuno il suo nome su un palloncino e di metterlo in una stanza. Poi di entrare tutti nella stanza e trovare, in cinque minuti, il proprio palloncino. Nessuno ci riesce.

“Ecco”, conclude l’insegnante, “ora tornate nella stanza, prendete ciascuno un palloncino e consegnatelo al suo proprietario”. Detto fatto, in pochi minuti tutti hanno il loro. “Siamo tutti alla ricerca frenetica della felicità”, conclude Davide. “Ma la troviamo solo quando la diamo agli altri. Mio padre non ha tenuto per sé i palloncini, ma li ha sempre donati agli altri con il sogno di cambiare questo Paese. Chi condivideva il suo sogno lo persegua senza mollare mai, fino alla fine. Come ha fatto lui, fino alla fine. Ciao papà”.

All’uscita dalla basilica, ancora applausi. Tra la folla c’è Dario Fo. Poco distante, Umberto Bossi: “Ho sempre sentito affinità tra i Cinquestelle e la Lega: Casaleggio vedeva in internet gli strumenti per collegare la politica alla gente, noi abbiamo inventato i gazebo. C’è qualcosa di simile tra noi”. Qualche fischio per il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, accompagnato dal parlamentare Emanuele Fiano e dal segretario metropolitano milanese Pietro Bussolati. Ci sono naturalmente i Cinquestelle di Milano, da Mattia Calise a Silvana Carcano, da Patrizia Bedori al candidato sindaco Gianluca Corrado.

Poi molti del movimento si sono spostati, insieme a Davide, allo storico bar Magenta, a pochi metri dalla basilica. Birre e panini, come nelle feste funebri americane. Di Maio e Di Battista, Fico e Ruocco, Vito Crimi e Rocco Casalino, il candidato sindaco di Napoli Matteo Brambilla e quella di Roma Virginia Raggi. E tanti altri. “Andremo avanti, non molleremo, come ha fatto Gianroberto. È incredibile: siamo abituati a vedere le nostre parole distorte, ma in questi giorni non abbiamo parlato ed ecco che sui giornali abbiamo visto dichiarazioni inventate di sana pianta. Senza alcun rispetto: il giorno della morte di Gianroberto ci siamo subito trovati tra noi attoniti per la notizia, come si fa in una famiglia quando arriva una notizia tremenda; hanno scritto che ci eravamo subito riuniti per prendere decisioni politiche, che ci eravamo divisi sulle strategie da seguire. Ma com’è possibile essere così cinici?”.

Il Fatto quotidiano, 15 aprile 2016 (versione lunga)
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