Cara Elly, finalmente hai parlato di Milano. E ora che cosa farai?

Cara Elly Schlein, mi rivolgo a te perché ti ho conosciuta, ben prima che tu diventassi segretaria del Pd, come persona perbene, con la passione per la politica come ricerca del bene comune. Ti avevo invitata, già nel novembre 2024, a guardare a Milano, allo scandalo dei grattacieli abusivi, dell’urbanistica fuorilegge, della scandalosa legge Salva-Milano che anche il Pd aveva votato alla Camera.
Su questi temi, per tutti questi mesi non hai mai detto una sola parola. Hai parlato per la prima volta il 26 maggio, intervistata a 100 minuti, su La7, da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini. Ho capito che ti trovi in una situazione imbarazzante: sei costretta a sostenere comunque la giunta di Giuseppe Sala, di cui il Pd “è l’azionista di maggioranza” (l’espressione è orribile, ma è del sindaco).
Non solo: un pezzo del tuo partito, a Milano ma anche a Roma, era (e resta) favorevole alla Salva-Milano e ha sostenuto (e continua a sostenere) la clamorosa deregulation urbanistica praticata da anni in città, che è stata alfine svelata dai magistrati come una colossale, generale violazione delle leggi urbanistiche.
A me ricorda, fatte le dovute proporzioni, la colossale, generale violazione delle leggi sul finanziamento ai partiti che fu chiamata Tangentopoli. Capisco, dunque, il tuo imbarazzo. E ammetto che, pur senza proferire finora neppure una parola, una scelta chiara è stata fatta: la Salva-Milano è saltata. “È finita lì”, hai detto a Formigli e Nerazzini, “ormai è andata”.
Ma ho ancora qualche domanda da porti sul caso Milano. Non sarà possibile affrontarlo in maniera netta finché non si prende atto che il Modello Milano (che ormai ha contagiato tante altre città italiane) è strutturalmente un sistema che produce disuguaglianze, espelle cittadini anche e soprattutto del ceto medio (400 mila negli ultimi anni hanno dovuto lasciare Milano), toglie e peggiora i servizi pubblici (dai trasporti alle piscine), privilegia la rendita lasciata diventare il motore della produzione privata di valore, attraverso però l’utilizzo di un bene pubblico: il territorio urbano, l’effetto città.
Le indagini hanno rivelato anche la corruzione, il traffico di influenze illecite, i molteplici conflitti d’interesse. Ma a essere criminogeno è il sistema apparentemente legale con cui a Milano si gestisce lo sviluppo e la “rigenerazione” urbana: un sistema fatto di determine e circolari comunali che hanno preteso di sostituirsi alle leggi nazionali e regionali e hanno devastato la città, aumentato il consumo di suolo, hanno permesso di edificare nei cortili, hanno fanno sconti mostruosi ai costruttori, con l’effetto di togliere servizi ai cittadini.
La “londrizzazione”, che aumenta le disuguaglianze, impoverisce il ceto medio, rende più difficile da vivere la città alla maggioranza dei suoi cittadini, non è un destino inesorabile: tante altre metropoli europee, da Vienna a Barcellona, da Amsterdam a Copenaghen, da Berlino a Monaco, hanno adottato altri modelli di sviluppo, hanno introdotto almeno dei correttivi. Nella democristianissima Baviera, Monaco pretende dai costruttori dal 20 al 30 per cento del valore estratto dalla città; Milano solo l’8 per cento.
Si può fare, cara Elly, si può cambiare. Ma il diritto all’abitare non può essere difeso soltanto dando altri soldi pubblici (ancora!) ai costruttori per realizzare abitazioni private che non calmiereranno davvero il mercato, e per moltiplicare studentati privati che tra dieci anni diventeranno alberghi. La destra al governo non deve diventare l’alibi per non fare “cose di sinistra” nelle città dove governa la sinistra. Dalle politiche per la città può partire un grande programma di governo per la sinistra unita. Ma occorre una cesura netta con il passato e con gli uomini che hanno fin qui costruito, sviluppato e difeso il Modello Milano.
PS. Un uomo del tuo partito è indagato a Milano per corruzione e reati urbanistici. È contemporaneamente assessore all’urbanistica a Torino. Va bene così?