MILANO

La delibera di Sala è illegittima: reintroduce il Rito ambrosiano

La delibera di Sala è illegittima: reintroduce il Rito ambrosiano

La delibera della giunta di Milano varata il 7 maggio 2025, con il titolo “nuove linee di indirizzo per lo sviluppo delle attività amministrative in materia urbanistica ed edilizia”, è illegittima. Potrà essere impugnata e dovrà essere annullata, poiché contraddice la legge. Tramonta così il (maldestro) tentativo dell’amministrazione comunale milanese di rientrare nella legalità per affrontare i processi avviati dalla Procura di Milano sulle procedure urbanistiche ed edilizie in città.

Sono una ventina i procedimenti giudiziari già avviati contro Grattacielo selvaggio, cioè sulla prassi del Comune di Milano di lasciar costruire in contrasto alle regole nazionali e regionali: seguendo un Rito Ambrosiano che permette di innalzare torri oltre i 25 metri d’altezza con una semplice Scia (la ormai mitica autocertificazione di inizio attività), senza un piano attuativo che calcoli invece i servizi dovuti ai cittadini; di considerare “ristrutturazione” l’edificazione di nuove costruzioni al posto di piccoli edifici completamente abbattuti; di costruire dentro i cortili; di non incassare dagli operatori quanto previsto dalla legge (facendo perdere negli ultimi anni alle casse comunali – cioè ai cittadini milanesi – una cifra che potrebbe avvicinarsi ai 2 miliardi di euro: e intanto vediamo che 2 mila bambini non trovano posto negli asili nido a Milano, perché “non ci sono i soldi”).

Il Rito Ambrosiano si fonda su determine dirigenziali e circolari, firmate dai dirigenti del Comune di Milano (come la famosa circolare Collarini del 21 luglio 2023), che pretendono di contraddire e superare le norme stabilite dalle leggi. Le indagini della Procura hanno rivelato l’inganno: determine e circolari non possono sostituire le leggi. Il 7 maggio a Milano è avvenuta una svolta: sono state dettate nuove regole, e per la prima volta non con atti amministrativi dei dirigenti comunali, ma con una delibera di giunta, che porta la firma del sindaco e degli assessori. Un considerevole cambio di passo. Il sindaco ci ha finalmente messo la faccia, si è assunto la responsabilità politica di una decisione che dice, in sintesi: prendiamo atto delle contestazioni dei pm e dei giudici e ci allineiamo alle loro richieste, cioè rientriamo nella legge.

Ci sono però due pesanti zavorre, in questo “ritorno alla legge”. La prima è una dichiarazione “politica” del sindaco Giuseppe Sala che dice: “Al momento per sbloccare i cantieri abbiamo fatto così. Ma non significa negare le ragioni della nostra azione passata. Credo e spero di tornare ai principi che per 13 anni hanno governato Milano”. Prevede e annuncia, insomma, la recidiva.

La seconda zavorra è perfino più pesante, perché rende illegittima la nuova delibera: la legge (articolo 41-quinquies, sesto comma, della norma 1150/1942) dice che per gli edifici rilevanti (oltre i 25 metri di altezza o di densità superiore ai 3 metri cubi per metro quadro) è d’obbligo il piano attuativo, senza eccezioni; le “nuove linee di indirizzo” del Comune di Milano introducono invece un paio di eccezioni, rendono di fatto possibili alcune delle costruzioni fuorilegge innalzate a Milano, provano insomma a reintrodurre il Rito Ambrosiano, questa volta per delibera di giunta invece che per determina o circolare comunale.

Una prospettiva già respinta dai giudici delle indagini preliminari e dai giudici del riesame in quattro casi (Torre Milano di via Stresa, Parco delle Cave di via Cancano; Scalo House di via Lepontina 4 e via Valtellina 38; via Lepontina 7/9). Le “nuove linee d’indirizzo” contraddicono dunque la legge, rendendo la determina illegittima. È un segnale ambiguo: da una parte Sala mostra di voler accettare le contestazioni avanzate da pm e giudici; dall’altra fa un nuovo tentativo di ribadire le prassi fuorilegge del Rito Ambrosiano, che sono un grande regalo ai costruttori e un enorme furto ai cittadini.

Il Fatto quotidiano, 23 maggio 2025
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