GIUSTIZIA

Mi-To, festival della corruzione. A Milano è indagato anche l’assessore di Torino

Mi-To, festival della corruzione. A Milano è indagato anche l’assessore di Torino

Sono salite a quattro le persone accusate di corruzione nella Mani pulite dei grattacieli abusivi a Milano. E tra loro c’è anche Paolo Mazzoleni, oggi assessore Pd all’urbanistica a Torino. La prima accusa di corruzione era stata contestata il 5 marzo a Giovanni Oggioni, a lungo direttore dello Sportello unico edilizia (Sue) e vicedirettore della Direzione urbanistica del Comune. Nei giorni scorsi la Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati, per corruzione, almeno altre tre persone. Oltre a Mazzoleni, sono Laura Montedoro e Giovanna Longhi, due componenti della Commissione paesaggio del Comune di Milano.

La storia di Oggioni è nota. È stato per anni il più potente dei dirigenti comunali, il grande vecchio dell’urbanistica milanese. Dopo essere stato direttore del Sue e vicedirettore degli uffici urbanistici, ha continuato a influire sugli affari edilizi dall’interno della Commissione paesaggio, ma anche come segretario del consiglio dell’Ordine degli architetti di Milano. Dopo essere andato in pensione da dirigente comunale, non è uscito di scena, ma ha mantenuto un incarico a Palazzo Marino: “gratuito e di supporto”, all’assessorato alla Casa.

I pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, con la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, hanno chiesto il suo arresto per essere intervenuto, anche “compiendo falsi in atto pubblico”, in almeno 16 progetti immobiliari. In cambio, Oggioni ha incassato 178 mila euro: una consulenza ottenuta da Assimpredil, l’associazione che riunisce i costruttori milanesi. Altri soldi, 124 mila euro, sono arrivati a sua figlia dalla società Abitare In, uno dei grandi sviluppatori immobiliari che operano in città.

Il giudice delle indagini preliminari (gip) Mattia Fiorentini ha accolto le richieste della Procura e ha ordinato i domiciliari, riconoscendo l’esistenza di “gravi indizi”. Oggioni ha anche tentato di inquinare l’inchiesta, dopo che gli erano stati sequestrati computer e telefono, cancellando un suo account “al fine di depistare le indagini e sopprimere le prove”. È accusato anche di falso e frode processuale ed era già indagato anche per lottizzazione abusiva.

Due dei nuovi indagati per corruzione sono componenti della Commissione paesaggio di Milano. Istituita nel 2012 come organo tecnico e consultivo, formata da progettisti scelti dal sindaco, la Commissione è stata investita di anomali poteri discrezionali, potendo decidere sui progetti presentati in Comune, in un guazzabuglio di conflitti d’interessi: chi ne faceva parte era o era stato autore di progetti da approvare, o poteva diventarlo in futuro.

È il caso di Mazzoleni, che prima recita il ruolo di membro della Commissione e poi indossa i panni di progettista per conto dei costruttori della Bluestone. Proprio in questa veste convince le due professioniste Laura Montedoro e Giovanna Longhi, pubblici ufficiali in quanto componenti della Commissione paesaggio, a dire sì al palazzone di sette piani progettato da Mazzoleni nel cortile di piazza Aspromonte, indagine numero uno della Mani pulite urbanistica di Milano.

Le due si esprimono a favore, sostenendo (magrittianamente) che quel cortile non è un cortile, con pareri (secondo il pm) “affetti da falso ideologico” e “omettendo di dichiarare di trovarsi in conflitto di interessi”: infatti contemporaneamente prestavano “consulenze” a Mazzoleni. Inesistenti, però, secondo la Procura.

Esistevano invece le “utilità” che Mazzoleni passava loro: 12 mila euro a Longo, “mentre l’utilità per la Montedoro consisteva nell’arricchimento del proprio curriculum professionale”. Sarà un giudice ora a decidere se accogliere o no le ipotesi d’accusa del pm. Resta comunque certo un fatto: nelle indagini che coinvolgono la pubblica amministrazione milanese la corruzione è diventata non soltanto una sacrosanta domanda giornalistica, ma una ipotesi più volte avanzata dalla Procura e almeno in un caso già accettata dal gip.

Il Fatto quotidiano, 25 aprile 2025
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