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La guerra in Enasarco e le ombre di Mincione e Mainetti

La guerra in Enasarco e le ombre di Mincione e Mainetti

“Con riferimento alla vicenda legata al signor Mincione, sono state fatte pressioni per ottenere investimenti che si ponevano al di fuori delle disposizioni regolamentari interne adottate dalla Fondazione e per le quali la Fondazione si è opposta nettamente”. Ad affermarlo è Gianroberto Costa, presidente di Enasarco, il potentissimo e ricchissimo ente nazionale d’assistenza degli agenti e rappresentanti di commercio, che gestisce un patrimonio, in fondi e immobili, di ben 7 miliardi e 300 milioni di euro.

Di questa denuncia è rimasta traccia nel verbale del consiglio d’amministrazione del 19 settembre 2018, ma solo oggi viene alla luce, perché ora il collegio sindacale della Fondazione Enasarco chiede espressamente ai vertici dell’ente “i nomi di chi ha tentato di esercitare pressioni per indirizzare gli investimenti”, “se sono state fatte denunce in proposito” e se in seguito si sono aggiunte precisazioni o delucidazioni. Il fulmine cade in un momento delicato per Enasarco, perché oggi, 24 settembre, si apre la procedura elettorale per scegliere i nuovi vertici dell’ente.

C’è un tema cruciale che nessuna delle sette liste in gara ha messo in evidenza: a chi affidare la gestione dell’ingente patrimonio della Fondazione? Riaprire la porta a Raffaele Mincione, il finanziere italiano con base a Londra citato nella denuncia di Costa e già coinvolto (e indagato) nella vicenda del palazzo londinese venduto al Vaticano? Uno dei candidati alle elezioni viene indicato come persona in conflitto d’interessi proprio per i rapporti intrattenuti con Mincione e con un altro finanziere, Valter Mainetti: è Alfonsino Mei, già consigliere d’amministrazione di Enasarco, ma anche membro del comitato di gestione del fondo Megas, quando questo era gestito da Sorgente sgr, società di Mainetti.

Il finanziere ha la sua sede al numero 132 di via del Tritone, a Roma, in un palazzo di Enasarco, gestito fino al 2018 proprio dal fondo Megas. Oggi tra Enasarco e il Gruppo Sorgente (intanto posto da Bankitalia sotto amministrazione straordinaria) è in atto un contenzioso milionario per il mancato pagamento dei canoni d’affitto. Ha sede in via del Tritone 132 anche un’altra società di Mainetti, la Nova Re Siiq, presso cui è stata assunta Rebecca Mei, nipote di Alfonsino (e figlia di suo fratello Mario Mei, già consigliere regionale Pd in Lazio).

Un intreccio di rapporti, conflitti e interessi che si stringono attorno alla torta da 7,3 miliardi di Enasarco. Chi siede in cda, dicono le regole, non deve occuparsi della gestione dei fondi e non deve avere contatti con i finanzieri gestori del patrimonio dell’ente. Nel ricco portafoglio Enasarco c’erano anche quote del fondo Athena di Mincione, impiegato nell’operazione d’acquisto del palazzo londinese del Vaticano. Nel 2015 – dichiara la Fondazione – “i fondi Athena sono stati liquidati, con restituzione (cash) dei capitali senza registrare perdite rilevanti”.

Al Fatto risulta che le perdite siano state di circa 7 milioni, evidentemente non ritenuti “rilevanti”. Il presidente di Enasarco, Costa, ha avuto numerosi incontri con Mincione, a Milano e a Roma. Uno di questi, il 12 gennaio 2017, è avvenuto presso la segreteria di Stato vaticana, dove a fare gli onori di casa era il cardinale Giovanni Becciu, allora grande sponsor di Mincione e oggi invece accusato dal promotore di giustizia vaticano di aver fatto perdere un sacco di soldi alla Santa Sede.

Il Fatto quotidiano, 24 settembre 2020
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