GIUSTIZIA

La vecchia idea (piduista) dell’Alta Corte per i magistrati? È di Violante

La vecchia idea (piduista) dell’Alta Corte per i magistrati? È di Violante

La dissoluzione della giustizia uguale per tutti corre veloce. L’ultima proposta del governo Meloni e del ministro della Giustizia Carlo Nordio è quella di sottrarre al Consiglio superiore della magistratura la funzione disciplinare, così che le toghe non sarebbero più giudicate da un organo di rilevanza costituzionale posto a garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza del potere giudiziario, ma da una Alta corte esterna al Csm, che potrebbe essere composta sorteggiando da “panieri” composti da magistrati, ex magistrati, docenti universitari, avvocati.

È una proposta che profuma di P2. La maggioranza di governo, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, è sostenuta in questo caso anche da Italia viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda. E il Pd? Sarà complicato per il partito democratico opporsi, poiché l’Alta corte era già contenuta in un disegno di legge della senatrice dem Anna Rossomando, depositato in Parlamento nell’ottobre 2021 e ripresentato nell’ottobre 2022. Il Pd potrebbe dunque legittimamente rivendicare la primogenitura della proposta, che si differenziava da quella del governo Meloni solo perché prevedeva che i 15 giudici dell’Alta corte fossero scelti non per sorteggio, ma un terzo dal presidente della Repubblica, un terzo dal Parlamento e un terzo dalle “supreme magistrature”.

A ben guardare, la primogenitura della legge punisci-giudici ha a sinistra radici ancor più profonde: affondano fino alla Bicamerale guidata nel 1997 da Massimo D’Alema, in cui si prevedeva di assegnare la “tutela giurisdizionale in unico grado contro i provvedimenti amministrativi assunti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria e amministrativa” a una “Corte di giustizia della magistratura” formata da nove membri eletti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria e amministrativa tra i propri componenti. Davanti a questa Corte sarebbero finiti i “provvedimenti disciplinari nei riguardi dei giudici ordinari e amministrativi e dei magistrati del Pubblico ministero”.

C’è un “padre nobile”, a sinistra, delle riforme “condivise” sulla giustizia. È Luciano Violante. L’ex magistrato ed ex presidente della Camera ha fatto da ponte per anni, sulle questioni della giustizia, tra Pd e schieramento di destra, tanto che nel 2008 fu il solo “avversario” invitato da Silvio Berlusconi alla Festa delle Libertà. Oggi occupa una poltrona pesante: quella di presidente della fondazione Leonardo-Civiltà delle macchine. È un organismo che ha l’obiettivo dichiarato di fare da “ponte tra la cultura umanistica e industriale”, con un bilancio di ben 3 milioni di euro, da cui per il presidente esce un compenso annuo di 300 mila euro. Ma è soprattutto un incubatore di potere, espressione di Leonardo, la macchina da guerra dello Stato italiano, che produce sistemi d’arma e si occupa di difesa e aerospazio.

“Riportare ordine nei rapporti fra politica e magistratura: è urgente”, dettò Violante l’8 settembre 2021 al quotidiano Il Dubbio, rilanciando proprio la sua storica proposta (2011) di Alta corte che pochi giorni prima era stata ripresa in un dossier del Forum Ambrosetti di Cernobbio. “Non possiamo vivere in una società amministrata dalla giustizia penale. È necessario capire insieme cosa è possibile fare per superare la ipertrofia del diritto penale”. Ecco dunque la proposta di sottrarre al Csm il giudizio sui magistrati, da affidare a un organismo esterno, “non composto in prevalenza dai magistrati”, ma da membri indicati, “per un terzo ciascuno, da tutte le magistrature, dal Parlamento e dal presidente della Repubblica”.

Con un limite: “Il procedimento disciplinare sulle toghe resta in carico agli attuali organismi, Csm e Consigli di presidenza delle altre magistrature. All’Alta corte spetterebbe il giudizio su tutti i ricorsi, in primo e secondo grado, tanto in materia disciplinare quanto in materia amministrativa, come l’assegnazione di incarichi direttivi”. Comunque difficile ora, per il Pd, opporsi a Meloni e Nordio che hanno sviluppato un’idea nata dentro casa loro.

 

Noi non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi… Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta.
(Luciano Violante, intervento alla Camera, 28 febbraio 2002)

Giorgia Meloni è estranea al fascismo, sta lavorando per ricostruire un partito conservatore italiano. Non sarà mai il mio partito, ma spero che ci riesca. Supererà le nostalgie retrograde esistenti a destra, una pagina definitivamente chiusa
(Luciano Violante, Corriere della sera, 23 aprile 2023)

Il Fatto quotidiano, 7 maggio 2024
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