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Affari Italia-Francia, “Repubblica” censura l’articolo sgradito all’editore Elkann

Affari Italia-Francia, “Repubblica” censura l’articolo sgradito all’editore Elkann

di Gianni Barbacetto e Alberto Marzocchi /

La censura si è consumata nella notte. Centomila copie di Affari&Finanza mandate al macero e sostituite con una ristampa dell’inserto economico di Repubblica da cui è sparito l’articolo di Giovanni Pons che non era piaciuto al direttore Maurizio Molinari. Era la storia di copertina, dedicata ai rapporti d’affari tra Italia e Francia: tra questi, anche quelli di Stellantis, l’azienda automobilistica in cui è confluita la Exor (e dunque Fiat) di John Elkann, editore di Repubblica.

Pons scriveva che “l’Italia e le aziende italiane sono state trattate negli ultimi vent’anni come terre da conquistare con le bandierine francesi”. Ricordava che Gianni Agnelli “spianò la strada alla conquista di Edison da parte del colosso francese statale Edf”. E poi chiudeva l’articolo così: “In conclusione si può dire che i francesi sono più bravi a muoversi uniti e a individuare le debolezze altrui, gli italiani sono specialisti nel farsi la guerra tra loro”.

Nell’inserto arrivato ieri in edicola questi brani erano spariti e l’articolo era firmato dal vicedirettore Walter Galbiati. Il titolo, “Affari ad alta tensione sull’asse Roma-Parigi”, è diventato “Affari ad alta tensione sul fronte Roma-Parigi”. E “le polemiche sul rapporto sbilanciato tra Italia e Francia” sono state trasformate in affari che “funzionano quando è il business a guidare”. È sopravvissuto alla censura il racconto dei tanti casi di affari Italia-Francia, da Stm a Tim, da Arcelor-Ilva a Essilor-Del Vecchio, e dello shopping in Italia di Bnp Paribas e Crédit Agricole.

Il comitato di redazione di Repubblica ha subito proposto ai giornalisti del quotidiano di votare una mozione di sfiducia al direttore. La redazione ha deciso anche di ritirare per 24 ore, dal giornale e dal sito, le firme “mortificate dall’intervento della direzione e a tutela della propria dignità professionale e indipendenza”.

Il comunicato dell’assemblea dei giornalisti “denuncia la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&Finanza. Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalista di Repubblica e costituisce un precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro”.

Il cdr “considera altrettanto grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale”, dopo che era “già stato dato il via libera alla pubblicazione”. La censura dell’articolo di Pons arriva dopo uno stillicidio di conflitti e di rapporti tesi tra la redazione e il direttore. “È l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica”, scrive il cdr.

Durante il Festival di Sanremo, Molinari aveva bloccato – quella volta un attimo prima che il giornale andasse in stampa – un’intervista a Ghali che chiedeva lo stop all’intervento israeliano a Gaza ma senza aggiungere una condanna esplicita ad Hamas. Allora il cdr aveva commentato: “Un episodio grave che mina la credibilità della testata”. Ora Molinari fa il bis, con copie al macero.

di Gianni Barbacetto e Alberto Marzocchi / Il Fatto quotidiano, 9 aprile 2024
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