MILANO

“Paura della firma”? Ma no, a Milano il cemento è self-service

“Paura della firma”? Ma no, a Milano il cemento è self-service

La “paura della firma” è l’espediente retorico più di moda del momento. Dopo essere stato usato per cancellare a Roma quel poco che resta del reato d’abuso d’ufficio, a Milano viene agitato per santificare gli abusi edilizi. “Oggi i nostri dirigenti hanno paura della firma!”, ha dichiarato a Repubblica il sindaco Giuseppe Sala, dopo che la Procura ha aperto alcune inchieste per verificare se a Milano le costruzioni rispettino le leggi. E il suo assessore all’urbanistica (pardon, Rigenerazione urbana) Giancarlo Tancredi è corso a Palazzo di giustizia per chiedere non si sa cosa: si è presentato come persona informata sui fatti?

Le inchieste. Un edificio di 27 metri è spuntato in un cortile in piazza Aspromonte. Un grattacielo di 82 metri è stato edificato in via Stresa dove prima c’era un palazzotto di tre piani. Due torri di 81 e 59 metri sono state costruite sul bordo del Parco Lambro, dopo la demolizione di due fabbricati industriali di 1 e 2 piani. Una palazzina in via Crema è stata abbattuta per edificare al suo posto un palazzo di sette piani.

Sono i miracoli del nuovo Rito Ambrosiano: a Milano si costruiscono torri e grattacieli facendoli passare per “ristrutturazioni”, rimaneggiamenti di piccoli edifici precedenti, dopo averli completamente abbattuti. Al di fuori della legge, che richiederebbe almeno un piano attuativo. Ma siamo a Milano: con il Rito Ambrosiano gli operatori costruiscono con una semplice Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) a cui il Comune neppure deve rispondere, basta il silenzio-assenso.

Nessuna firma, dunque: il cemento a Milano è automatico. Di che cosa hanno paura, il sindaco, l’assessore e i dirigenti comunali? Non si devono neppure disturbare a firmare: nella città paradiso dell’immobiliare, l’edificabilità è self-service.

La Procura, intanto, ha finalmente cominciato a indagare, perché deve verificare se sono state violate le leggi e se sono stati rispettati i diritti di tutti i cittadini, compresi gli abitanti che si vedono costruire un grattacielo davanti alla finestra. Ma il doveroso intervento dei pm – l’azione penale in Italia è ancora obbligatoria – è stato subito qualificato come una “caccia alle streghe”: la Procura ha cominciato a usare “la giustizia penale come un manganello”.

A dirlo è Ada Lucia De Cesaris detta Adaluc, ex assessore all’urbanistica, passata oggi ad assistere come avvocato i costruttori (e come politico a sostenere Matteo Renzi). Adaluc in un’intervista al Corriere dà mirabili lezioni di diritto a tutti. L’amministrazione comunale usa “il suo legittimo diritto di pianificare, diritto assai esteso, come ormai riconosciuto in modo unanime dalla giustizia amministrativa”.

In verità non pianifica, lascia fare ai privati. E i pm – streghe, stregoni e manganellatori – si permettono di invocare “l’applicazione di norme desuete, senza riconoscere le più attuali interpretazioni”. Le leggi penali? Roba vecchia, da “interpretare” e da “aggiornare”. Come si permette la Procura di sostituirsi alla giustizia amministrativa, che basta e avanza? Come si permette di contestare reati? “Io qui di reati non ne vedo”: così parlò Ada Cassazione De Cesaris. Fine della questione.

Repubblica, per non essere da meno, intervista Alessandro Scandurra, progettista di grattacieli (sotto indagine), a cui chiede se è legittimo costruire grattacieli. Fa anche parte della Commissione Paesaggio del Comune, quella che dà parere positivo ai grattacieli (al posto dei dirigenti, a cui così toglie la paura della firma).

A Milano la legge non si applica. Liberi tutti di far passare nuove costruzioni come “ristrutturazioni”. Liberi tutti di edificare palazzi con altezza superiore a 25 metri senza le pianificazioni previste dalla legge urbanistica. Liberi tutti di non rispettare i diritti dei cittadini, a cui spetterebbero servizi adeguati in una zona in cui spunta una torre al posto di un palazzo di pochi piani. È il Rito Ambrosiano, bellezza.

Il Fatto quotidiano, 19 gennaio 2024
To Top