MILANO

2024, che Milano sarà. Tutti i progetti (e i conflitti) in città

2024, che Milano sarà. Tutti i progetti (e i conflitti) in città

Il 2024 sarà un anno cruciale per Milano. Perché, ormai saltata la narrazione zuccherosa e monodimensionale della città vincente, “attrattiva”, place to be, si è aperto (finalmente) un dibattito sulla metropoli diventata premium, che produce ricchezza (immobiliare), ma anche disuguaglianze e povertà, emarginazione e violenza. Nella notte di Capodanno, l’assalto delle periferie al centro (25 mila in piazza Duomo pur senza alcun evento programmato), la barricata incendiata a San Siro e i sassi lanciati contro la polizia intervenuta per smantellarla, sono un segnale per il futuro, che va capito e decodificato.

Di certo, il 2024 sarà per Milano l’anno del nuovo Pgt, il Piano di governo del territorio, e dell’avvio di altre grandi operazioni immobiliari. A Milano arriveranno i soldi del Pnrr (900 milioni) e del progetto europeo Metro Plus (150 milioni). Ci sarà un’inversione di tendenza, o si proseguirà nella politica di moltiplicare il cemento e aumentare il consumo di suolo? Sarà accresciuto il verde, saranno ristrutturate le case popolari, ridotti gli affitti, creati posti letto per gli studenti, oppure si andrà avanti con un social housing che è il piccolo cerotto per coprire le grandi speculazioni e con le residenze studentesche di lusso?

I segnali, per ora, non sono buoni. I costruttori, per bocca della presidente di Assimpredil Ance Regina De Albertis, hanno dichiarato una guerra preventiva all’amministrazione in vista del nuovo Pgt, lamentandosi per l’aumento dei prezzi di costruzione e per le (future e molto eventuali) richieste del Comune di Milano, che finora a costruttori e sviluppatori ha fatto ponti e ponteggi d’oro e preteso oneri d’urbanizzazione da terzo mondo.

Dall’altra parte, l’assessore all’urbanistica – pardon, alla Rigenerazione urbana – Giancarlo Tancredi, ha dichiarato (urbanamente) guerra alla Procura di Milano, colpevole di aver aperto (finalmente) due – ripeto: due – inchieste per ipotizzate irregolarità edilizie nelle centinaia – ripeto: centinaia – di cantieri milanesi: su un palazzo spuntato miracolosamente in un cortile di piazza Aspromonte; e sulla Torre Milano di via Stresa, edificio nuovo spacciato come “ristrutturazione”. Se queste sono le premesse, nel 2024 ne vedremo delle belle.

Arriveranno i progetti pubblici e privati che proseguiranno la cementificazione – pardon, rigenerazione – della città. Tra questi, il più incredibile è quello di piazzare un centro commerciale Auchan nel bel mezzo di piazzale Loreto, trasformando un brutto incrocio stradale, che andrebbe sì rigenerato, in un meraviglioso spazio per lo shopping: il primo esempio di privatizzazione di una piazza cittadina, spazio pubblico per definizione. Roba da far rivoltare nella tomba alcune generazioni di urbanisti e architetti. (In verità è privata, di Coima, anche piazza Gae Aulenti, ma almeno prima non c’era e non ha lo stesso spessore urbanistico, storico e memoriale di piazzale Loreto).

Poi il gruppo Nhood tenterà di fare il bis cementificando un’area contigua al parco Sempione, costruendo grattacieli sopra i binari della stazione Nord. Il gruppo Coima di Manfredi Catella proseguirà l’operazione “olimpica” sullo scalo Romana, mentre il “nemico” Hines di Mario Abbadessa gli ha soffiato a sorpresa lo scalo Farini, la più succulenta delle operazioni urbanistico-immobiliari milanesi. A porta Volta è aperto il cantiere per la terza piramide (Coima) del Museo della Resistenza.

A San Siro quello (Hines) dell’ex Trotto. In via Gioia quello (Coima) del Pirellino con Torre Botanica. A porta Vittoria sorgerà la Beic, la biblioteca europea. In zona Rubattino, sull’area ex Innocenti, la Magnifica Fabbrica per i laboratori e magazzini della Scala. Alla Bovisa, area Gasometro, sarà liquidata la foresta urbana della Goccia.

Buon 2024, il Fatto avrà molto da lavorare.

Il Fatto quotidiano, 4 gennaio 2024
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