AFFARI

San Siro, ultimo atto. Il Meazza, splendido settantenne, resiste

San Siro, ultimo atto. Il Meazza, splendido settantenne, resiste

Siamo all’ultimo atto della vicenda San Siro, che si conferma il Vietnam del sindaco Giuseppe Sala. Ha sbagliato tutto, fin dall’inizio di questa storia, quattro anni fa, quando Milan e Inter gli hanno proposto di abbattere lo stadio Meazza (un bene pubblico comunale) per poter ottenere le volumetrie (private) previste dalla legge stadi per costruire (gratis) un nuovo impianto.

Ora la storia è finita com’era prevedibile: la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio ha preso atto che tra due anni il secondo anello del Meazza compie 70 anni, dunque scatta il vincolo che impedisce di abbatterlo. Per anni, Sala ha tenuto bordone a Paolo Scaroni, il presidente di un Milan di cui si fa fatica a capire la proprietà, che cercava di risanare i bilanci della squadra (per poterla poi rivendere) grazie a un’operazione immobiliare da 1,2 miliardi di euro: costruire un grattacielo a uffici, impianti, palestre, un centro congressi e un mega-centro commerciale (su terreni comunali) per finanziare il nuovo stadio.

Sala ha spinto la sua giunta a concedere per ben due volte la dichiarazione di “interesse pubblico” a questa operazione privata, anzi privatissima, limitandosi a chiedere piccoli aggiustamenti e riduzioni di volumetrie, con trattative da mercato dei tappeti. Malgrado tanta benevolenza, le squadre hanno cominciato presto a dare segni di impazienza: tempi di realizzazione troppo lunghi e poi la coabitazione di due club non ha più senso nel nuovo business del calcio globale.

Ora che la Soprintendenza ha decretato la fine del suk, il sindaco mostra di essere preoccupato per la gestione del Meazza, che Milan e Inter minacciano di abbandonare. È un bluff, naturalmente: perché potevano costruire uno stadio grazie al regalo di volumetrie concesso della legge stadi, ma non possono costruirne due con soldi loro, che non hanno. Così è fantageografia quella dei nuovi impianti da far sorgere prima a Sesto San Giovanni, poi alla Maura, ora a San Donato (Milan) e a Rozzano (Inter).

A dare man forte alla disinformazione, si è materializzato quel genio del presidente dell’Ordine degli architetti di Milano, che è riuscito a raccontare al Corriere una fila di bufale da far invidia a un caseificio campano. Parla a nome di un Consiglio dell’Ordine che non ha neppure consultato. Attacca la Soprintendenza non si sa sulla base di quale autorità. Critica il verde Carlo Monguzzi che ha giustamente festeggiato perché “eviteremo l’emissione di 210 mila tonnellate di Co2 per l’abbattimento del Meazza e salveremo 45 mila metri quadrati di verde”. Fa finta di credere anche lui (come Sala) che le squadre si costruiranno due stadi nuovi chissà dove abbandonando il Meazza.

Ma la balla più bella è la connessione tra destino dello stadio e futuro del quartiere: ora che non si farà il nuovo impianto – dice – San Siro sarà abbandonata al degrado. Ma perché mai? Sala non si diceva “ossessionato” dalle periferie da risanare? E hanno spiegato all’architetto-presidente che non c’era un euro del progetto di Scaroni da destinare al risanamento del quartiere?

Ora, per uscire onorevolmente dal Vietnam, la strada è quella semplice indicata da anni dal “sindaco ombra” di Milano, l’ex vicesindaco Luigi Corbani, animatore del comitato “Sì Meazza”: lanciare un concorso internazionale per adeguare “la Scala del calcio” alle nuove esigenze, magari sostituendo al terzo anello sale incontro, ristoranti, spazi commerciali (come nel già presentato progetto Aceti-Magistretti). Comunque, lunga vita al Meazza: uno splendido settantenne, pronto a ospitare la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026 e la finale di Champions League del 2026 o del 2027. (Il Fatto quotidiano, 4 agosto 2023)

 

Quel gran genio dell’architetto

L’uscita del presidente dell’Ordine degli architetti di Milano sulla questione stadio di San Siro scatena le polemiche. Federico Aldini ha ieri bocciato, sulle pagine del Corriere, il vincolo posto della Soprintendenza sul Meazza, che blocca l’abbattimento e dunque pone fine al progetto di Milan e Inter di costruire un nuovo impianto, da finanziare con un’immensa operazione immobiliare a San Siro che prevedeva tra l’altro la costruzione di un grattacielo a uffici e un mega-centro commerciale.

Aldini ora si dice “amareggiato” e “preoccupato” per il futuro di San Siro, perché le squadre minacciano di andare altrove a costruire i loro due stadi. Dunque non c’è da gioire per “il risparmio di Co2”, né per la gestione del Meazza, abbandonato dalle squadre. Anzi, “il vincolo cancella i sogni del quartiere”.

Reagiscono, per primi, gli stessi architetti milanesi: in molti non condividono affatto le parole del presidente Aldini, che non ha consultato neppure i componenti del Consiglio, come l’architetto Emilio Battisti, che replica: “Come consigliere dell’Ordine degli architetti devo denunciare che il presidente Federico Aldini, bocciando a nome degli architetti milanesi il vincolo dello stadio Meazza, ha compiuto un gravissimo atto di interferenza nelle competenze esclusive della Soprintendenza”.

Inferociti i comitati milanesi, primo fra tutti il “Sì Meazza” guidato dall’ex sindaco Luigi Corbani, che gioisce invece per il salvataggio della “Scala del calcio” e per il blocco della cementificazione dell’area, ricorda che Milan e Inter bluffano quando minacciano di andare altrove a costruire stadi per cui non hanno risorse in cassa, e chiede al sindaco Giuseppe Sala un concorso internazionale per ammodernare il Meazza. (Il Fatto quotidiano, 3 agosto 2023)

Il Fatto quotidiano, 3 e 4 agosto 2023
To Top