CULTURE

Nuove censure. Libri con il “bugiardino” (come le medicine)

Nuove censure. Libri con il “bugiardino” (come le medicine)

Dunque stanno riscrivendo i libri di Roald Dahl. La casa editrice britannica Puffin sta espellendo da Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, da Le Streghe, da Matilda e dagli altri titoli dello scrittore tutte le espressioni che stonano con il politicamente corretto. Nessun personaggio sarà più “grasso”, nessuno sarà più “brutto”, i termini “madre” e “padre” saranno sostituiti dalla parola “genitori”, le streghe dovranno essere trattate con rispetto perché sono donne a cui non si devono riferire espressioni sessiste.

È solo l’ultimo caso di una tendenza culturale che imperversa soprattutto nel mondo anglofono, ma che rischia di contagiare anche noi. Paradossale la volontà di “ripulire” le favole, che per loro natura sono piene di orchi, streghe, bambini abbandonati nei boschi o cucinati nel forno, principi azzurri e cenerentole con scarpette allusive. È come voler “correggere” le tragedie greche, gli incesti, le violazioni, gli interdetti, i tabù, con buona pace di Nietsche e di Freud.

Nelle università anglosassoni stanno facendo anche di peggio. Stanno “correggendo” tutta la grande letteratura mondiale, introducendo i “trigger warnings”, avvisi imposti ai lettori prima di affrontare un testo, per metterli in guardia nei confronti delle espressioni razziste, maschiliste, omofobe, bigotte o comunque non politicamente corrette contenute nel libro che il lettore ha tra le mani. Il Robinson Crusoe di Daniel Defoe? Razzista, come i libri dell’imperialista Rudyard Kipling, ma anche l’Ivanhoe di Walter Scott.

I sonetti di Shakespeare? Prodotti della cultura bianca occidentale. Pericoloso anche Geoffrey Chaucer, il padre della letteratura medievale inglese, quello dei Racconti di Canterbury. Pericolosissimi i Viaggi di Gulliver. Maschilista Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. E Marcel Proust, quanto è ambiguo? Anche James Joyce va letto con cautela, avvertono alcune università. E il movimento americano #DisruptTexts aveva segnalato che con cautela vanno affrontati anche testi come La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne e perfino l’Odissea di Omero.

La cultura occidentale deve riflettere sul suo passato, che è stato (anche) razzista, etnocentrico, imperialista, violento, genocida, maschilista, omofobo. Ma ciò che nuoce davvero non è la lettura, semmai la censura

Se poi passiamo alla letteratura italiana, dai “trigger warnings” non si salverebbero neppure Dante e Boccaccio. Intervistato da Giulio Meotti sul Foglio, il sociologo inglese Frank Furedi lancia un allarme contro quella che chiama la “medicalizzazione della lettura”, che rischia di sfociare nella censura morale: alcuni militanti di movimenti anglosassoni per i diritti civili chiedono di non dare agli studenti libri come La signora Dalloway di Virginia Woolf o Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, senza che questi romanzi siano preceduti da un “avviso” che metta in guardia dai pericoli nascosti tra le pagine e pronti a corrompere le giovani anime dei lettori.

Dopo l’abbattimento delle statue dei personaggi storici (da Saddam Hussein a Cristoforo Colombo), qualcosa di simile alla cancel culture arriva fino ai libri. Furedi conclude così: “Se la letteratura offende, non ci resta che leggere l’elenco telefonico” (che peraltro non c’è più).

La cultura occidentale ha bisogno di continuare a riflettere sul suo passato, che davvero è stato (anche) razzista, etnocentrico, imperialista, violento, genocida, maschilista, omofobo. Ma i “trigger warnings” ricordano tanto i “bugiardini” che le case farmaceutiche devono allegare alle medicine e che per fortuna quasi nessuno legge, altrimenti chi si curerebbe più? Gli “avvisi” di moda nel mondo anglosassone rendono i libri simili ai pacchetti di sigarette su cui si deve scrivere, ipocritamente, che “il fumo nuoce gravemente alla salute”. Ma ciò che nuoce davvero non è la lettura, semmai la censura.

Il Fatto quotidiano, 24 febbraio 2023
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