SEGRETI

Brescia, verso il processo due accusati di aver portato la bomba. Indagini fino alla Nato

Brescia, verso il processo due accusati di aver portato la bomba. Indagini fino alla Nato

Quel 28 maggio 1974, Marco Toffaloni aveva 17 anni, Roberto Zorzi ne aveva 20. Militanti neonazisti di Ordine nuovo di Verona, quella mattina grigia erano in piazza della Loggia a Brescia. Sono loro a portare la bomba della strage che provoca otto morti e 102 feriti: così ritengono i magistrati bresciani che ieri, al termine di una lunga inchiesta, hanno chiesto siano rinviati a giudizio per strage.

Toffaloni, minorenne all’epoca dei fatti, sarà processato dal Tribunale dei minori; Zorzi dal Tribunale ordinario. Per la strage sono già stati condannati in via definitiva Carlo Maria Maggi, il medico capo di Ordine nuovo in Veneto considerato l’organizzatore, e Maurizio Tramonte, neonazista e informatore dei servizi segreti con il nome in codice di fonte “Tritone”, a cui ieri è stata respinta la richiesta di revisione del processo: resta condannato all’ergastolo.

Dopo le loro condanne, le indagini sono proseguite fino ad arrivare a Zorzi, che ora vive a Snohomish negli Stati Uniti, dove possiede un allevamento di dobermann da combattimento che ha chiamato “Allevamento del Littorio”; e a Toffaloni detto “Tomaten”, alla tedesca, che si è trasferito in Svizzera e ha cambiato nome in Franco Müller. Le nuove indagini si sono avvalse anche della collaborazione di alcuni militanti “neri”, tra cui Gianpaolo Stimamiglio, veronese di Ordine nuovo.

Di nome in nome, di contatto in contatto, sono arrivate fino a incrociare apparati dello Stato che erano in rapporti con i “ragazzini” di Ordine nuovo pronti a mettere le bombe: carabinieri come il capitano Francesco Delfino; poliziotti come il vicequestore a capo dell’Ufficio politico della questura di Brescia; agenti segreti come Angelo Pignatelli, capo del Centro di controspionaggio del Sid che aveva sede in via Montanari a Verona. Molti degli attori di questa tragedia nera sono ormai morti.

Ma i “ragazzini delle bombe” – hanno documentato le indagini – avevano accesso anche a Palazzo Carli, la sede a Verona del Comando Ftase (Forze Terrestri Alleate per il Sud Europa): vale a dire il comando Nato in nord Italia. Nelle 280 mila pagine del materiale raccolto nell’inchiesta, compare anche il nome di un giovane tenente dei carabinieri, allora in servizio a Villafranca Veronese, che farà carriera fino a diventare generale, comandante del Ros carabinieri e direttore del Sisde (il servizio segreto civile): Mario Mori.

 

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