POLITICA

La scelta del Pd: o partito del lavoro o Calenda segretario

La scelta del Pd: o partito del lavoro o Calenda segretario

Comincia la stagione dell’opposizione. La destra è maggioranza (ampia) in Parlamento, ma non nel Paese. Chi dunque vorrà contrastare il suo governo, invece di piangere e gridare all’allarme democratico, dovrebbe dar vita – “sul territorio”, come si dice – a comitati unitari d’opposizione che raccolgano tutti coloro che vogliono davvero contrastare il governo di Giorgia Meloni e difendere i diritti e la Costituzione.

Intanto le forze politiche dovranno analizzare gli esiti elettorali. La fase della propaganda è finita, occorre uno sguardo impietoso su ciò che è successo e risposte oneste alle questioni finora irrisolte. La destra unita ha vinto, il Pd ha perso, i Cinquestelle sono riusciti a bloccare un declino che pareva irreversibile. Enrico Letta, che le ha sbagliate tutte, si è già fatto da parte, ma ora il Partito democratico deve riorganizzarsi, anzi rifondarsi. Non basta sostituire Letta con una donna (o un uomo) che sia la sua fotocopia.

Deve abbandonare, se ce la fa, le pulsioni centriste, la vocazione governista a ogni costo e tornare a essere il partito del lavoro e non dell’establishment. Ormai è assediato a destra da Calenda, a sinistra da Conte. Deve dunque scegliere la sua natura: o neoliberismo, o laburismo. Com’è ora, scontenta sia l’elettorato di centro (che sceglie il più coerente Calenda), sia l’elettorato di sinistra (che in parte vota i Cinquestelle). Piace agli elettori colti e benestanti delle città del Nord, ma non attira i delusi, che si ritirano nell’astensione oppure votano addirittura a destra: Meloni è percepita “nuova” e anti-establishment, pur non essendo né l’una né l’altra cosa.

Se sceglierà la via laburista, il Pd potrà avviare con i Cinquestelle un processo di alleanza e competizione che potrà farlo tornare a competere con la destra e a vincere. Chi invece ancora sostiene che a far trionfare Meloni sia stato Conte, facendo cadere il governo Draghi, dimostra di voler proprio rinunciare alla logica: non solo Draghi avrebbe avuto la maggioranza in Parlamento anche senza Conte, ma se pure il governo dei Migliori non fosse caduto, tra pochi mesi si sarebbe votato comunque e Meloni, da tempo in progressiva crescita, avrebbe avuto addirittura più voti di oggi.

È stato il governissimo a fare volare Meloni, che si è impossessata del ruolo di (quasi) unica oppositrice, di rappresentante della protesta contro l’establishment, alimentata dalla crisi e dal “tradimento” della sinistra che si è fatta partito dell’establishment. I governissimi nuociono gravemente alla salute della democrazia.

Se il Pd vorrà scegliere invece la via governista e neoliberista, lo faccia in modo netto, senza ambiguità, senza cercare di tenere insieme cose che insieme non stanno. Chiami Calenda come segretario: ha almeno il pregio di non dissimulare le sue propensioni. Il disprezzo per i poveri, per esempio. E il razzismo nei confronti del Sud. Dice che laggiù vincono i Cinquestelle perché hanno dato “una mancetta” a chi non ha voglia di lavorare. Ecco: il reddito di cittadinanza (che c’è in tutta Europa) per lui è “una mancetta” ai fannulloni. Che al Sud il lavoro non ci sia non è un problema, per i signori della Ztl. Né che i voti ai Cinquestelle siano molti di più dei percettori di reddito di cittadinanza (vedi le analisi del Sole 24 ore).

Gli italiani votano “come al Grande Fratello”, aggiunge Calenda: una dichiarazione che trasuda disprezzo per la democrazia e incomprensione del disagio e delle motivazioni degli elettori (anche quando votano lasciandosi ingannare dalla destra, forse perché la sinistra li ha traditi). C’è chi vorrebbe che a votare fossero soltanto i pariolini colti o le milanesi magre con i capelli biondi piene di buone letture e buoni sentimenti. Il mondo, l’Italia, la democrazia sono un’altra cosa. Chissà se avranno l’umiltà di impararlo.

Se il Pd vorrà scegliere la via governista e neoliberista, lo faccia in modo netto, senza ambiguità, senza cercare di tenere insieme cose che insieme non stanno. Chiami Calenda come segretario

Il Fatto quotidiano, 30 settembre 2022
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