RUBY

«Condannate B a 6 anni. E paghi 10 milioni per il “discredito planetario” sulle istituzioni»

Una condanna a 6 anni per Silvio Berlusconi e a 5 per Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori. Queste le richieste del pubblico ministero, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio, al termine della lunga requisitoria del processo Ruby 3. Corruzione in atti giudiziari: questo il reato contestato, per aver pagato “il silenzio e le menzogne” di una trentina di testimoni, per indurli a mentire sulla vera natura delle feste del bunga-bunga, nel 2010 ad Arcore.

Tutti colpevoli, secondo l’accusa, che per tutti ha chiesto condanne: fino a 5 anni per le ragazze ospiti delle serate di Arcore, 2 anni per il giornalista Carlo Rossella e 1 anno e 4 mesi per la senatrice Maria Rosaria Rossi (accusati di falsa testimonianza) e – record – 6 anni e 6 mesi per Luca Risso, l’ex fidanzato di Ruby (accusato di riciclaggio). Un fiume di soldi cash, più regali, automobili, appartamenti, sono stati generosamente elargiti per non far emergere la verità: “Silvio Berlusconi il sultano, le ragazze odalische sue schiave sessuali”, sintetizza Tiziana Siciliano.

Ruby, all’epoca dei fatti minorenne, è stata paragonata dal pm Gaglio a un personaggio-chiave di Mani pulite: “Ricordate la moglie di Mario Chiesa, che va a vuotare il sacco? Ruby esplode nel 2014”. Come la consorte dell’imputato numero 1 di Mani pulite nel 1992 fece scoprire durante la causa di divorzio i conti all’estero del marito, così Karima “esplode” quando scopre “il tradimento” (e lo scippo) del suo fidanzato, Luca Risso: comincia a parlare al telefono e “a ripetere che nulla le era stato intestato, ma i soldi erano suoi”: quelli pagati da Berlusconi, versati a Risso e da questi investiti in Messico. Un ristorante, un pastificio, alcuni appartamenti a Playa del Carmen. Comprati dal fidanzato con i soldi di Berlusconi per Ruby.

È il patto: alle ragazze delle feste “è stato assicurato che sarebbero state a posto sia come reddito, con un mensile da 2.500 euro, sia per un tetto, una casa, un alloggio”. Ecco dunque che viene chiesta anche la confisca, come “prezzo della corruzione”, a Berlusconi di 10,8 milioni più quattro immobili dati in uso alle ragazze, di circa 2,7 milioni alle ragazze, di 5 milioni a Ruby. In più, l’avvocatura dello Stato chiede all’ex presidente del Consiglio, proprio per conto della presidenza del Consiglio che si è costituita parte civile, il versamento di una provvisionale di 10 milioni di euro per i danni causati “dal discredito planetario” che il suo comportamento avrebbe gettato sull’istituzione.

A Ruby era arrivata la fetta più grande dei soldi (sulla sua agenda aveva scritto già nel 2010: “4,5 milioni da B”). E lei, che anche prima di incontrare Berlusconi “si manteneva facendo la prostituta”, dopo averlo incontrato spende, spende. Sempre in contanti. Biglietti da 500 euro. “Le centinaia di migliaia di euro che Karima spendeva le venivano consegnate, tramite il suo legale Luca Giuliante, da Berlusconi; lei più di così non poteva spendere, più di così c’era solo buttare i soldi dalla finestra. Soffre in quel periodo di una vera e propria compulsione a spendere… Taxi da Genova a Milano, ristoranti e alberghi di lusso dove spendeva anche 1.400 euro per una notte, e gli champagne più costosi anche con le scritte fluorescenti”.

In quel periodo, Ruby “è come le persone che vincono la lotteria e prima spendono, spendono, poi arriva la depressione e anche il rischio suicidio è alto”. Poiché “Karima era inaffidabile”, dunque pericolosa, ha continuato Gaglio, “il progetto era quello di non farla testimoniare e per questo è stata fatta volare via all’estero”. Tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013, quando avrebbe dovuto deporre nel processo Ruby 1, la ragazza “si incontrò con la senatrice Maria Rosaria Rossi e ricevette i soldi per andare in Messico”.

“Caro Presidente”, scrive Luca Risso in una lettera, “lei ci chiese di andare via per non farla testimoniare”: in quella missiva “è sintetizzata la storia della corruzione di Karima”, dice Gaglio. Confermata anche dalle dichiarazioni di uno degli ex avvocati di Ruby, Egidio Verzini, prima di morire nel 2018 per suicidio assistito in Svizzera: Verzini parlò di “minacce ricevute alla vigilia di una conferenza stampa con Ruby, che poi non fu più fatta”. Ci sono prove, hanno spiegato i pm, “che dimostrano che già dal 2011”, prima che le giovani testimoniassero nelle aule processuali, “esisteva un accordo corruttivo volto a ottenere le false testimonianze di tutte le testimoni dei processi Ruby 1 e Ruby 2”. Il primo con imputato Berlusconi di concussione e prostituzione minorile (poi assolto), il secondo con imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti (condannati).

Da Giorgia Meloni, “piena solidarietà e vicinanza a Berlusconi, vittima di un accanimento giudiziario senza precedenti”. Matteo Salvini aggiunge: “Altra richiesta di condanna. Ma basta, non se ne può più. Il 12 giugno, con i Sì ai referendum, la Giustizia cambia”. (Il Fatto quotidiano, 26 luglio 2022)

“Il potente amico di Putin ora fa compassione”

Otto anni fa, Silvio Berlusconi era “un uomo che poteva avere il mondo ai suoi piedi”. Era un presidente del Consiglio che “si accompagnava con amicizie potenti, come quella con Putin che oggi sta mettendo in ginocchio il mondo”. Oggi invece “è un grande anziano, molto malato, perché le certificazioni prodotte in aula mostrano un quadro di gravi patologie”. Ed è l’imputato di un processo che dopo otto anni arriva finalmente al suo ultimo atto, la requisitoria dell’accusa, per il reato di corruzione in atti giudiziari.

È il terzo dei processi nati dalla saga di Ruby Rubacuori, la minorenne marocchina Karima El Mahroug (ma fatta passare in Parlamento per nipote dell’egiziano Mubarak) che nel 2010 frequentava le feste del bunga-bunga ad Arcore. Corruzione giudiziaria, per aver pagato milioni di euro ai suoi 28 coimputati, testimoni reticenti o falsi, ammorbiditi a suon di denaro e regali per far affermare la versione delle “cene eleganti”.

Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano ieri ha iniziato la sua requisitoria sostenendo che ad Arcore avveniva “qualcosa di medioevale, boccaccesco, moralmente discutibile, incredibile”. L’allora presidente del Consiglio “ospitava sistematicamente un gruppo di odalische, schiave sessuali che a pagamento lo divertivano, allietavano le sue serate e alcune trascorrevano con lui la notte. Questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico: l’attività di un consolidato sistema prostitutivo”.

Oggi per quello che fu il potente amico di Putin si prova “tenerezza e compassione, per una persona anziana che sembra inseguire la giovinezza, ma forse ha solo paura della morte”. Siciliano ha chiesto ai giudici di revocare o modificare l’ordinanza del 3 novembre 2021, in risposta a una vecchia richiesta della difesa del 2019, che ha dichiarato inutilizzabili le testimonianze delle ragazze, sostenendo che già durante le indagini dovevano essere sentite come indagate e non come testimoni. “Io c’ero e so come sono andate le cose”, ha detto Siciliano, “ho la profonda convinzione di aver agito correttamente. Non avevamo allora alcun elemento per indagarle. Su che cosa avremmo dovuto iscriverle?”. La requisitoria dell’accusa sarà completata nella prossima udienza del 25 maggio. (Il Fatto quotidiano, 19 luglio 2022)

Il Fatto quotidiano, 26 maggio 2022
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