GIUSTIZIA

La Germania porta l’Italia in giudizio: “Basta con i risarcimenti per i crimini di guerra”

La Germania porta l’Italia in giudizio: “Basta con i risarcimenti per i crimini di guerra”

Lo Stato tedesco trascina l’Italia davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu (Icj), con sede all’Aia: Berlino non vuole più pagare le vittime dei crimini di guerra commessi dalla Germania nazista. L’Italia continua invece a permettere che i suoi cittadini che sono stati vittime di crimini di guerra chiedano risarcimenti allo Stato tedesco. Per questo la Germania ha avviato un nuovo procedimento davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu (istituita nel 1945 per dirimere le dispute fra Stati membri delle Nazioni Unite) per mancato rispetto della sua immunità giurisdizionale come Stato sovrano.

Le richieste della Repubblica italiana – sostiene Berlino – violano le leggi internazionali: perché nel 2012 una prima sentenza della Icj le ha dichiarate contro il diritto internazionale, visto che la Germania ha già provveduto in passato a compensare l’Italia e altri Paesi per le violenze e le illegalità commesse durante la Seconda guerra mondiale, pagando dal 1945 in poi l’equivalente di alcuni miliardi di euro. Ma dal 2012 a oggi sono state presentate ai tribunali italiani almeno 25 richieste di risarcimento danni per crimini commessi dalle forze di occupazione tedesche in Italia dal 1943 al 1945.

In alcuni casi, i giudici italiani hanno già ordinato alla Germania di risarcire i richiedenti. In due casi, per poter procedere ai risarcimenti hanno addirittura chiesto la confisca di proprietà immobiliari dello Stato tedesco a Roma, tra cui quelle che ospitano la sede romana del Goethe Institut in via Savoia, l’Istituto archeologico germanico in via Sicilia, l’Istituto storico germanico e la Scuola germanica di Roma in via Aurelia Antica. Un tribunale italiano deciderà entro il 25 maggio sulle confische e sull’eventuale vendita all’asta dei beni confiscati. Per questo la Germania ha chiesto alla Corte dell’Aia di bloccare ogni decisione italiana, in attesa della sentenza di merito della Icj.

La sua pronuncia del 2012 ha già dato torto all’Italia, che nel 2013 ha emanato una legge che recepisce il principio dell’immunità degli Stati come prescritto dalla sentenza della Corte dell’Aia. Ma nel 2014 la Corte costituzionale italiana l’ha dichiarata illegittima, affermando che gli eccidi e gli atti di deportazione e di costrizione al lavoro sono crimini contro l’umanità e quindi non sono coperti dalla sentenza Icj che fa riferimento alla sovranità di uno Stato estero. Ora la questione torna all’Aia.

Il Fatto quotidiano, 1 maggio 2022 (versione modificata)
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