GIUSTIZIA

La memoria di Amara: “Io e i renziani abbiamo lavorato per fare Descalzi capo dell’Eni”

La memoria di Amara: “Io e i renziani abbiamo lavorato per fare Descalzi capo dell’Eni” Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Roma Economia Trasmissione tv "In Mezz'Ora" Nella foto Claudio Descalzi (ad Eni) Photo Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Rome (Italy) Tv program "In Mezz'Ora" In the photo Claudio Descalzi (ceo Eni)

di Gianni Barbacetto e Antonio Massari /

I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro – che all’epoca rappresentavano l’accusa contro Eni nel processo Opl 245, poi terminato con l’assoluzione in primo grado di tutti gli imputati – furono vittime delle calunnie ordite da Piero Amara e Vincenzo Armanna, rispettivamente ex avvocato esterno ed ex dirigente dell’Eni. Ed Eni in questa vicenda è considerata responsabile civile. La decisione è stata presa ieri dal gup di Milano Carlo Ottone De Marchi, che ha inviato per competenza gli atti alla Procura di Brescia.

È una vicenda solo apparentemente secondaria nel mosaico di inchieste in corso che riguardano Eni. Amara e Armanna sono accusati, nell’inchiesta sul cosiddetto “complotto”, di aver calunniato l’ex avvocato di Armanna, Luca Santa Maria. ma tra le vittime, oltre Santa Maria, c’erano anche i pm De Pasquale e Spadaro che allora stavano indagando per corruzione internazionale l’ad di Eni, Claudio Descalzi, poi assolto in primo grado.

Proprio Descalzi è al centro di una memoria depositata pochi giorni fa da Amara alla Procura di Milano, attraverso i suoi avvocati Salvino Mondello e Francesco Montali. La memoria cita la deposizione dell’ex ministro di Berlusconi, Saverio Romano, sentito dalla Procura di Milano come persona informata sui fatti: “Intorno all’aprile del 2014, Amara (…) mi disse che era stato incaricato da Descalzi, Claudio Granata e Antonio Vella di promuovere la nomina di Descalzi come ad di Eni”.

Questo, secondo la memoria, emerge anche da una conversazione del dicembre 2014, con Andrea Bacci, un uomo del “Giglio magico” legato all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. La conversazione è registrata dalle videocamere installate negli uffici dell’imprenditore Ezio Bigotti. Amara dice indicando Bacci: “Lui mi ha dato una grandissima mano d’aiuto, sebbene i miei non meritassero, al momento della nomina di Descalzi quale ad dell’Eni, perché probabilmente vi era un’altra persona che si chiama Vergine (Umberto, ndr) che era riuscito in qualche modo a tenere dei contatti e che… è stato seriamente in procinto di essere nominato, che costituisce il nemico giurato dei miei e cosi pienamente lo togliamo di…”.

Nel video, Bacci non smentisce. Renzi, interpellato dal Fatto, afferma invece di non conoscere l’oggetto della discussione e di essere del tutto estraneo a queste conversazioni. Come interviene Amara per Descalzi e contro Vergine? Inventando, secondo le accuse, un’inchiesta farlocca delle Procure di Trani e poi di Siracusa su un finto complotto contro Descalzi. Obiettivo: sabotare l’inchiesta milanese allora in corso sulla corruzione internazionale nell’acquisto del giacimento petrolifero Opl 245 in Nigeria.

Secondo la Procura di Milano, Descalzi sarebbe stato il beneficiario delle manovre ordite da Amara, ma a sua insaputa, mentre ne era consapevole soltanto l’allora capo dell’ufficio legale Eni, Massimo Mantovani, ritenuto complice di Amara. Descalzi, per la Procura, è semmai vittima di calunnia: Amara lo avrebbe ingiustamente accusato di aver partecipato a una manovra (il “patto della Rinascente”) per far ritrattare all’ex manager Eni Vincenzo Armanna le accuse mosse contro Descalzi sugli affari nigeriani.

Nella sua memoria, ora Amara respinge le accuse di calunnia contro Descalzi e racconta di aver invece lavorato per la sua ascesa, ostacolando la corsa di Vergine e, in questo contesto, cita il suo rapporto con i “fiorentini” del Giglio magico. “Mantovani non poteva avere nessun interesse a colpire Vergine”, che nel 2014 era amministratore delegato di Saipem, “e quindi Mantovani non avrebbe potuto sostituirlo, nè poteva sostituirlo in Gas & Power”: “solo Descalzi poteva avere interesse a colpire Vergine e Armanna che, in quel momento storico, costituivano un serio problema per la sua leadership. E Granata era il suo fedele esecutore”.

Amara sostiene che gli alti dirigenti Eni Antonio Vella e Claudio Granata gli dissero che “per Descalzi vi era il problema che ‘Vergine aveva creato rapporti suoi personali con il gruppo politico dei fiorentini e aspirava a diventare ad dell’Eni’”. E nella conversazione del dicembre 2014 “ringraziava Bacci per l’aiuto che gli aveva dato per impedire che Vergine potesse avere la meglio su Descalzi; affermava che Vergine era il nemico giurato dei suoi; ribadiva il suo grazie a Bacci”.

Aggiunge Amara che “Granata e Vella (…) lo avevano autorizzato a promettere ai ‘fiorentini’ qualunque cosa, dal punto di vista della soddisfazione dei loro interessi affaristici, pur di ottenere la nomina di Descalzi”. Secondo la versione di Amara, c’era un affare legato all’olio di palma che stentava a decollare e così, “avendo ‘sul collo’ i fiorentini, che non erano contenti perché le promesse non erano state mantenute, decise di mettere in contatto direttamente i ‘fiorentini’ [Bacci] con Granata”.

Quando nella videoregistrazione dice “sebbene i miei non meritassero”, spiega Amara, si riferisce proprio a quell’affare mai partito. Il contatto tra Granata e Vella e  i “fiorentini” serviva anche per un “secondo possibile affare con Bigotti” che riguardava il Congo: una “zona privilegiata della moglie di Descalzi: ragion per cui occorreva parlare con Granata, quale uomo che rappresentava Descalzi”.

Nel video, Bigotti dice rivolgendosi a Bacci: “Piero mi dice sulla specifica vicenda del Congo di averne parlato con Vella e Vella ha ritenuto di farvi fare un incontro con Granata”. Ma Bacci, continua la memoria, afferma che “a parlare con questi soggetti [Granata e Vella] si perdeva solo del tempo, sicché occorreva fare intervenire Matteo Renzi”.

Quando un altro interlocutore interviene, dicendo che “nel mondo Eni è l’ad che decide tutto”, Bacci ribatte: “Nel mondo Renzi però sappi che non decide niente l’ad di Eni… sulle cose fondamentali decide Renzi”; e “io ho bisogno che il presidente mi chiami Descalzi e gli dice: questa è la strada dove dobbiamo andare… chiama questo numero… capito che ti voglio dire?”. Eni replica ribadendo con forza che la società e il suo management sono parti lese nel “complotto”.

La replica di Eni

In merito all’articolo da voi pubblicato con il titolo “Manovre di Amara e renziani per fare nominare Descalzi”, a firma di Gianni Barbacetto e Antonio Massari, precisiamo quanto segue. Eni non dispone della memoria da Voi riportata che risulta, a tutt’oggi, secretata. Cionondimeno, è provato in atti e per testimoni presso svariate Procure che Piero Amara abbia conosciuto Antonio Vella dopo (e Claudio Granata molto dopo) la selezione e nomina di Claudio Descalzi quale AD di Eni nel 2014: non può quindi aver concretamente fatto (ancorché non richiesto e ovviamente non essendocene alcuna necessità) alcunché per la sua nomina. Claudio Descalzi e Umberto Vergine, poi, erano in ottimi rapporti fiduciari: dopo la sostituzione di Vergine come AD di Saipem (aprile 2015) Claudio Descalzi lo volle in Eni nell’importantissima carica di capo della Divisione Gas&Power (quindi dopo le attività criminali di Amara a Trani e prima di quelle a Siracusa). Decisione ovviamente incompatibile, nei tempi e negli obiettivi, con la falsa narrazione di Amara di un “mandato occulto” di Descalzi o Granata per levarlo di torno. Si è già detto che “….. i miei…” a cui si riferisce Amara (caso mai) sono altri. È un fatto che Claudio Descalzi venne confermato nel 2017 dal Governo Gentiloni (non Renzi): è poi semplicemente ridicolo che nel 2014 qualcuno (Descalzi o Granata) già si preoccupasse (nei termini criminali architettati da Amara) della tornata di nomine del 2017: men che meno volendo colpire un importantissimo dirigente, Umberto Vergine, che godeva della massima fiducia proprio di Claudio Descalzi. I contenuti del secondo video del 18 dicembre 2014 sono affatto diversi: è stata Eni a depositare tale video agli inquirenti milanesi avendolo ottenuto dalla procura di Roma. Esso conferma le attività criminali di Amara ed il sodalizio con Armanna sugli affari in Nigeria a danno di Eni, di cui al video del 28 luglio 2014. Le altre fantasiose ricostruzioni di Amara (o gli altrettanto fantasiosi propositi commerciali che Amara e gli altri discutevano il 18 dicembre 2014) restano confinati nella fervida immaginazione dei partecipanti. Ciò che ha trovato riscontro sono invece i crimini commessi da Piero Amara e Vincenzo Armanna. Eni ed i suoi dirigenti si confermano parti lese di tutta la vicenda. Vi chiediamo di pubblicare integralmente questa precisazione.
Ufficio Stampa Eni

di Gianni Barbacetto e Antonio Massari, 5 aprile 2022
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