GIUSTIZIA

Processo d’appello Eni-Nigeria: sul finale si accettano scommesse

Processo d’appello Eni-Nigeria: sul finale si accettano scommesse Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Roma Economia Trasmissione tv "In Mezz'Ora" Nella foto Claudio Descalzi (ad Eni) Photo Roberto Monaldo / LaPresse 17-01-2016 Rome (Italy) Tv program "In Mezz'Ora" In the photo Claudio Descalzi (ceo Eni)

Attorno al processo d’appello sul più grande affare petrolifero mai tentato da Eni, quello per il giacimento Opl 245 in Nigeria, si sta giocando una partita senza esclusione di colpi. Il processo di primo grado per corruzione internazionale è finito il 17 marzo 2021 con un’assoluzione generale perché “il fatto non sussiste”. Poi la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per rifiuto di atti d’ufficio sui due pm del primo grado, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati dal collega Paolo Storari di non aver consegnato ai giudici del dibattimento prove favorevoli a Eni. Infine il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, ha respinto la richiesta di De Pasquale di essere applicato al processo (come succede spesso nei procedimenti d’appello complessi).

Nanni ha spiegato che c’è già chi conosce bene gli atti: il sostituto procuratore generale Celestina Gravina, che ha sostenuto l’accusa nel processo d’appello a due imputati minori di Eni-Nigeria che avevano chiesto il giudizio abbreviato, Emeka Obi e Gianluca Di Nardo: due mediatori dell’affare, che erano stati condannati in primo grado a 4 anni. Ma in appello Gravina, invece di valorizzare gli argomenti d’accusa, aveva chiesto l’assoluzione, poi concessa dai giudici.

Scegliere Gravina per quel processo era subito apparso un’anomalia: Nanni, invece di mandare in aula a rappresentare l’accusa – secondo i criteri organizzativi del suo stesso ufficio – uno dei magistrati che si occupavano di processi per corruzione (Fabio Napoleone, Vincenzo Calia, Massimo Gaballo), aveva incaricato Gravina, anche se il Csm l’aveva “degradata” e trasferita a Milano dopo una molto criticata permanenza a Matera come procuratore della Repubblica: aveva definito, davanti alla Commissione antimafia, “fuocherelli” gli attentati mafiosi in Basilicata; e “chiacchiere da comari”, davanti alla Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, le denunce di traffici di materiali radioattivi.

Nell’appello per Obi e Di Nardo non solo aveva chiesto l’assoluzione, ma si era permessa addirittura di criticare l’eccessivo costo delle indagini della Procura di Milano (in realtà, i soldi confiscati agli imputati sono molti di più di quelli spesi). Erano subito intervenuti tre autorevoli ex magistrati della Procura generale – Laura Bertolé Viale, Maria Elena Visconti e Salvatore Sinagra – con una lettera in cui contestavano “le critiche per l’eccessivo costo delle indagini”.

Sinagra aveva anche osservato che “deve considerarsi del tutto eccezionale la richiesta di assoluzione del pg, dopo una condanna ottenuta in primo grado. Infatti, il sostituto pg d’udienza che intende chiedere la riforma della sentenza di condanna in processi penali di rilievo, sottopone, in base a una prassi normalmente seguita, la sua intenzione al capo dell’ufficio, il procuratore generale: la sua richiesta deve essere valutata dal titolare dell’ufficio e non può essere lasciata alle scelte del singolo sostituto”.

Quanto alle critiche sull’opportunità di sottoporre a indagini i campioni nazionali (come Eni), secondo Sinagra “ignorano due principi costituzionali: l’obbligatorietà dell’azione penale e il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge. Ma richiedono anche l’attenzione verso la libertà della stampa, perché quei campioni foraggiano, lecitamente con la pubblicità, molti giornali che, seppur sommessamente, per i campioni nazionali pretendono una sorta di immunità”.

Ora la prima anomalia (aver scelto Gravina invece che i pg che si occupano di corruzione, come Gaballo, che conosce bene la materia per essersi occupato del processo Eni-Algeria) viene rivendicata da Nanni come precedente per aggiungervi una seconda anomalia: mandarla anche al processo d’appello Eni-Nigeria. Con quali risultati, si accettano scommesse.

Le critiche sull’opportunità di sottoporre a indagini i “campioni nazionali” (come Eni) «ignorano due principi costituzionali: l’obbligatorietà dell’azione penale e il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge»

Il Fatto quotidiano, 25 febbraio 2022
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