SEGRETI

Quell’incontro in autogrill tra Matteo Renzi e l’agente segreto

Quell’incontro in autogrill tra Matteo Renzi e l’agente segreto

di Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli /

Un incontro segreto in un autogrill sull’autostrada, tra un agente di rango come Marco Mancini e Matteo Renzi. In un momento particolarmente delicato della vita politica italiana, in cui cominciano le manovre per far cadere il governo di Giuseppe Conte. Lo racconta Report, il programma di Rai3 condotto da Sigfrido Ranucci in un servizio di Giorgio Mottola che andrà in onda questa sera. Il contatto avviene il 23 dicembre 2020, in un parcheggio dell’autogrill di Fiano Romano, nei pressi di Roma, e dura – secondo Report – una quarantina di minuti.

Mancini è un agente del Dis, l’agenzia che coordina Aisi e Aise, cioè i servizi segreti che si occupano rispettivamente dell’interno e degli esteri. Ha una lunga storia. Una brillante carriera nel Sismi (il servizio segreto militare predecessore dell’Aise) di cui diventa capo della Divisione controspionaggio, braccio destro del direttore Nicolò Pollari. Una forte esposizione mediatica, quando il 5 marzo 2005 riporta in Italia la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, liberata dopo il suo sequestro in Iraq e dopo una corsa all’aeroporto di Baghdad che costa la vita a un collega di Mancini, Nicola Calipari. Una condanna a 9 anni nel febbraio 2013 per sequestro di persona (l’imam Abu Omar, rapito a Milano dalla Cia), poi annullata dalla Cassazione dopo una pronuncia della Corte costituzionale che interviene allargando i confini del segreto di Stato.

Oggi Mancini è caporeparto al Dis. Un ruolo che gli va stretto. Da tempo punta a una funzione più operativa, dentro l’Aise o l’Aisi. In subordine, spera almeno di essere nominato vicedirettore del Dis, accanto al direttore Gennaro Vecchione e al posto di Carmine Masiello che avrebbe potuto essere nominato sottocapo allo Stato maggiore della Difesa. Per alcune settimane, Mancini ha buone possibilità di fare il salto. Ha il sostegno di Vecchione e non gli sono ostili neppure i Cinquestelle, consigliati dal magistrato antimafia Nicola Gratteri. Alla fine però non se ne fa niente: il premier Conte avvia un giro di poltrone dentro i servizi, ma Mancini resta al suo posto.

Nei mesi precedenti era esplosa una dura contesa sulla delega ai servizi di sicurezza. I partiti della maggioranza di governo avevano cominciato a discuterne nell’estate 2020, poi nel novembre la discussione si era trasformata in polemica politica: a partire dal consiglio dei ministri convocato sul Recovery il 7 novembre 2020 e poi saltato per il tampone falso-positivo al Covid della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Nei giorni seguenti comincia il bombardamento di Renzi sulla cybersecurity e sulla delega governativa ai servizi. Conte l’aveva tenuta per sé, come permesso dalla legge che nel 2007 riforma le agenzie di sicurezza. Renzi insiste perché la passi invece a un sottosegretario. A questa richiesta si accoda poi anche il Pd. Proprio il 23 dicembre Renzi lo ripete all’Aria che tira, su La7. Poi va a Rebibbia a visitare Denis Verdini. Infine incontra Mancini in autogrill. Conte cede soltanto il 21 gennaio 2021, quando passa la delega all’ambasciatore Pietro Benassi. Troppo tardi. Il 13 gennaio si erano già dimesse le tre ministre di Italia viva. E il 26 gennaio il governo Conte cade.

Il servizio di Report nasce per caso. Una insegnante che il 23 dicembre 2020 si era fermata all’autogrill di Fiano Romano filma Renzi con il telefonino. Di cosa parla? Non lo sappiamo. Mancini non ha risposto a Report.  E Renzi risponde celiando: Mancini gli avrebbe consegnato per Natale i Babbi di cioccolato, specialità romagnole, come romagnolo è Mancini. Poi il senatore adombra versamenti segreti di Report in Lussemburgo. E racconta che è stato l’agente del Dis a raggiungerlo, anche se la testimone oculare, intervistata da Report a volto coperto, sostiene invece che sia arrivato prima Mancini.

Ambienti vicini a Renzi spiegano al Fatto che il leader di Italia viva si incontra regolarmente con Mancini dal 2016 e che quel 23 dicembre i due avevano un appuntamento al Senato, saltato perché Renzi se ne dimentica e parte per Firenze; recupera all’ultimo momento, pregando Mancini di raggiungerlo all’autogrill sull’autostrada. Ma – giurano – quel giorno non si parlò di nomine.

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Il Fatto quotidiano, 3 maggio 2021
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