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La Bretella d’oro da fare a tutti i costi (e la vendetta del fiume)

La Bretella d’oro da fare a tutti i costi (e la vendetta del fiume)

Un’opera pubblica che neanche in Calabria. Inutile, costosa, pericolosa. Autorizzata con una valutazione d’impatto ambientale che fa acqua da tutte le parti (acqua di fiume). È in Friuli-Venezia Giulia, non nella Piana di Gioia Tauro. È la “Bretella d’oro di Dignano”, un breve tratto di superstrada che sta per essere realizzato a 15 chilometri da Udine, tra San Daniele e Spilimpergo, sulle rive del fiume Tagliamento. Un piccolo Tav friulano. Pensata 35 anni fa, la “variante sud” di Dignano dovrebbe servire per non far passare il traffico pesante in paese. Ottimo obiettivo. Peccato che sia stato perseguito ipotizzando una (costosissima) galleria di un chilometro scavata sotto le case.

Così le previsioni di spesa, per una strada di pochi chilometri, sono cresciute fino a oltre 22 milioni di euro, che diventano 33 con la vicina “bretella di Barbeano”. Il comitato locale di cittadini che si oppongono all’opera, una sorta di pacifici No Tav friulani, ha raccolto la bellezza di 5.523 firme. “È una strada che non serve, perché il traffico dei camion in zona è diminuito”. Non ne passano 669 all’ora, come sostiene un’incredibile studio di Fvg strade (sarebbero 18 mila camion al giorno, uno ogni 7 secondi, giorno e notte), ma al massimo 194 all’ora, il 70 per cento in meno, come documenta un’analisi del professor Roberto Camus dell’Università di Trieste.

Oltre che inutile, è un’opera anche pericolosa, sostiene il comitato. Perché convoglierebbe il traffico su un vecchio ponte malridotto, ma soprattutto perché la variante, uscita dal tunnel, passerebbe in una golena del Tagliamento, una di quelle aree in cui il fiume si sfoga in caso di piena. “Che cosa succederebbe”, si chiedono i cittadini, “se arrivasse una piena come quella del 1966? Dove andrebbe l’acqua bloccata dal cemento e dall’asfalto della nuova superstrada? E se allagasse anche la galleria che vogliono costruire?”.

Eppure la “Bretella d’oro” è un’opera da fare a tutti i costi. Anche a costo di farla passare con una valutazione d’impatto ambientale che sembra redatta da uno studente che non passerebbe a un esame del primo anno d’università. La presidente (uscente) della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, aveva dichiarato che era necessario ripensare le opere proposte tanti anni fa. Ma poi la “Bretella d’oro” ha avuto comunque il via libera.

Tre esperti, coinvolti dal comitato dei cittadini, hanno studiato il progetto raggiungendo conclusioni da brivido. “Sono caduto in uno stato di apprensione emotiva”, dichiara il professor Giovanni Campeol dell’Università di Venezia, grande esperto di valutazioni d’impatto ambientale (è lui l’autore del controstudio sul Mose per conto del Comune di Venezia). “Chi ha fatto il progetto ha usato metodologie di valutazione di 25 anni fa. Neanche in Calabria fanno così. Non è stato utilizzato un modello di stima degli impatti di tipo quantitativo. Dal punto di vista naturalistico, poi, chi ha fatto il progetto aveva le basi di uno studente del primo anno d’università”, conclude Campeol.

Rincara la dose il professor Piero Zangheri dell’Università di Padova: “Per quanto riguarda la dinamica idraulica, i giudizi offerti sono contraddittori e non calcolano sufficientemente l’effetto ‘diga’ dell’opera. Ci troviamo in un’area a pericolo idraulico abbastanza alto, tanto che il Piano stralcio del 2012 aveva escluso tutte le opere che possono ridurre la capacità di contenere l’acqua e di permetterne lo scolamento”.

Intanto, da aprile i camion non possono più entrare in paese: lo stabilisce un’ordinanza del comandante della polizia locale. Si è ottenuto così lo stesso risultato della “Bretella d’oro”, ma risparmiando 22 milioni e la possibile vendetta del Tagliamento. Per ora.

Il Fatto quotidiano, 19 gennaio 2018
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