POLITICA

Agenzia del farmaco, perché Milano è stata sconfitta in Europa (prima del sorteggio)

Agenzia del farmaco, perché Milano è stata sconfitta in Europa (prima del sorteggio)

Sconfitta. Milano non avrà la nuova sede dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. Dopo una votazione bizantina e segretissima avvenuta ieri a Bruxelles, tre turni, due vittorie e un pareggio, è stato il sorteggio a decidere: l’Ema andrà ad Amsterdam.

Al primo turno di voto, ciascun rappresentante dei 27 Paesi europei poteva assegnare alle 18 città candidate un pacchetto di sei voti, tre alla prescelta, due alla seconda e uno alla terza. Risultato: Milano ha raccolto 25 voti, davanti ai 20 di Copenaghen e Amsterdam. Fuori subito Bratislava, tra le favorite della vigilia in quanto capitale della Slovacchia e dunque da “premiare” per offrire finalmente un’agenzia europea anche a un Paese dell’Est. Ma Milano non ha ottenuto tre voti da almeno 14 Paesi, condizione per vincere subito al primo turno. Ha dovuto così passare al secondo, in cui ogni Paese poteva assegnare un solo voto. Ma anche stavolta Milano non ha raggiunto i 14 voti che l’arzigogolato regolamento imponeva come necessari per vincere: si è fermata a 12, davanti ad Amsterdam (9 punti) e a Copenaghen (5). È stato dunque necessario un terzo turno, il ballottaggio finale: che ha portato al pareggio, Milano-Amsterdam 13 a 13, perché il ventisettesimo Paese, la Slovacchia, dopo la bocciatura di Bratislava si è rifiutato di votare. A questo punto ha deciso il sorteggio: Milano fuori, Amsterdam vince.

Reazioni sconsolate di tutti coloro che avevano lavorato per la candidatura di Milano, in testa il sindaco Giuseppe Sala che l’aveva per primo proposta: “Assurdo essere esclusi perché si pesca da un bussolotto. È andata bene alle prime due votazioni, poi probabilmente è venuto fuori qualche accordo politico”. Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, aveva subito sostenuto la richiesta di Sala offrendo come sede dell’Ema il Pirellone, il grattacielo milanese disegnato da Gio Ponti ora sede del Consiglio regionale: “La monetina è triste, è il paradigma di un’Europa che non sa decidere”. Più diretto il suo compagno di partito, il leghista Roberto Calderoli: “Europa vaffanculo. Dopo aver dato così tanto all’Europa e non aver ricevuto niente, vederci dire no anche nell’unica occasione che chiediamo qualcosa è veramente troppo”. Il segretario della Lega nord, Matteo Salvini, rincara la dose: “Pazzesco che una scelta che riguarda soldi e posti di lavoro venga presa tramite sorteggio, ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l’Unione europea”.

Sconfitto anche il governo di Paolo Gentiloni, che si era impegnato per convincere i Paesi europei a scegliere Milano, personalmente e con un pressing che ha avuto come registi, a Bruxelles, Moavero Milanesi (ex ministro degli Affari europei) e Sandro Gozi (sottosegretario agli Affari europei) e come tessitore dei rapporti con i governi dell’Unione Vincenzo Amendola (sottosegretario agli Esteri). Tutto inutile: “Una candidatura solida”, ha tuittato Gentiloni, “è stata sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!”.

“Macché beffa, macché sfortuna”, dichiara l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Marco Valli, “la verità è che Milano non è riuscita a vincere e che l’Italia appartiene ancora alla serie B d’Europa”. Ma il grande sconfitto è l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che il 9 giugno 2017 aveva incautamente detto: “Tutti impegnati perché Milano possa ottenere l’Ema, ha tutte le condizioni per farcela”. Insieme al sindaco Sala, aveva proposto di porre la sede dell’Agenzia nell’area Expo, dove nei prossimi anni dovrebbe sorgere lo Human Technopole, il polo tecnologico pubblico dedicato allo studio del genoma, che dovrebbe attirare anche aziende private del settore tecnologico e farmaceutico. Ma poiché il progetto, a due anni da Expo, è ancora tutto e solo sulla carta, è dovuto entrare in campo il presidente Maroni a offrire una sede subito disponibile, il grattacielo Pirelli. Il dossier di candidatura descriveva Milano come la città ideale per accogliere l’Agenzia, ma evidentemente l’Italia non ha raggiunto la soglia fatidica dei 14 Paesi, non ne ha convinti più di 13 su 27.

L’arrivo dell’Agenzia del farmaco, che non poteva più stare a Londra dopo la Brexit, avrebbe significato il trasferimento a Milano dei quasi 900 dipendenti con le loro famiglie, con 325 milioni di euro di budget tra stipendi e spese. E l’arrivo in città di 36 mila persone che ogni anno hanno a che fare con l’Ema. Tradotto in soldi, la produzione aggiuntiva per Milano (in affitti, alberghi, ristoranti e altri consumi), calcolata dalla Bocconi, sarebbe stata di 1,7 miliardi l’anno. Per questo si era speso il sindaco Sala, che puntava al risultato economico, ma ancor più a quello d’immagine, per vedere incoronata Milano, la sua Milano del dopo Expo, grande metropoli europea. Non è andata così. L’Italia si è dimostrata alla fine debole sullo scacchiere europeo, incapace di vincere: se non al primo o al secondo turno, almeno al ballottaggio. Il resto, con il sorteggio sfavorevole, lo ha fatto la sfortuna.

Leggi il dossier di Milano

Leggi il dossier di Amsterdam

Il Fatto quotidiano, 21 novembre 2017
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