MILANO

Il vero problema di Sala: tra due mesi potrebbe decadere, era ineleggibile

Il vero problema di Sala: tra due mesi potrebbe decadere, era ineleggibile

Non c’è solo il procedimento penale sul falso nell’inchiesta Expo – che avrà tempi lunghi e prescrizione rapida. A impensierire Giuseppe Sala c’è anche un procedimento civile già avviato a Milano – che potrebbe essere rapidissimo e fulminante: e portare alla sua decadenza da sindaco entro due o tre mesi.

Tutta colpa di Giorgio Conte, sconosciuto cittadino milanese che si è preso la briga di leggersi il Tuel, che sarebbe il Testo unico sugli enti locali, convincendosi che Sala è ineleggibile a sindaco in forza dell’articolo 60, perché è rimasto commissario di Expo anche dopo la sua candidatura a Palazzo Marino. Il problema – per Sala – è che il signor Conte per sostenere le sue ragioni si è affidato a un luminare del diritto amministrativo, il professor Francesco Saverio Marini, docente di diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata. “L’ineleggibilità risulta piuttosto chiara”, spiega il professore, “per ben due diversi motivi segnalati dall’articolo 60 del Testo unico”.

Questa vicenda ha un precedente. Prima delle elezioni comunali, quando Giuseppe Sala era solo un candidato sindaco, Il Movimento Cinquestelle e i Radicali milanesi sostennero che era incandidabile. I Radicali poi si convertirono a Sala e ottennero un assessorato nella sua giunta, i Cinquestelle invece ricorsero al Tar, che però si dichiarò incompetente a giudicare la questione: stabilì che doveva essere il Tribunale ordinario a pronunciarsi sulla ineleggibilità – e non sulla incandidabilità – di Sala, e soltanto dopo che fosse stato eventualmente proclamato sindaco.

Detto fatto: dopo le elezioni e la vittoria di Sala, il signor Conte chiama il professor Marini e fa partire il processo davanti al Tribunale civile di Milano. La prima udienza è stata il 1 dicembre. Il giudice ha deciso di rinviare al 26 gennaio 2017 per riunire nel procedimento l’esposto di un altro cittadino milanese che ha sollevato lo stesso problema. “È un rito rapido, quello elettorale”, dice Marini, “ci sono da affrontare solo questioni giuridiche, così il giudice potrebbe decidere già entro febbraio, al massimo marzo”.

Perché Sala potrebbe decadere da sindaco? “Perché non sono eleggibili a sindaco e altre cariche, nel territorio nel quale esercitano le loro funzioni, i commissari di governo e altri funzionari dello Stato”. Ma Sala si è dimesso da commissario Expo: il 15 gennaio 2016, con effetto dal 1 febbraio. “Sì, ma la norma dice che la cessazione delle funzioni esige la ‘effettiva astensione da ogni atto inerente all’ufficio rivestito’. Se ci sono atti d’ufficio compiuti dopo le dimissioni, questi le interrompono e rendono ineleggibile il commissario”. E Sala, il 3 febbraio, dunque dopo le dimissioni, firmò come commissario Expo il Rendiconto 2015 dell’esposizione. Lo documentò proprio il Fatto Quotidiano già il 12 maggio 2016. “Questo annulla l’effetto delle dimissioni e lo rende ineleggibile”.

C’è anche un secondo profilo d’ineleggibilità, spiega il professor Marini, un altro fatto che potrebbe farlo decadere. “Un diverso comma dello stesso articolo 60 del Tuel stabilisce che non possono essere eletti sindaci gli amministratori di aziende dipendenti dal Comune. E Giuseppe Sala era, oltre che commissario di governo, anche amministratore delegato di Expo spa. E in questa veste firmò, addirittura il 27 aprile 2016, in piena campagna elettorale, la Situazione dei conti Expo al 31 dicembre 2015 e 18 febbraio 2016. È il documento che certifica la perdita d’esercizio a fine 2015 di quasi 24 milioni.

Ma Expo spa è una società dipendente dal Comune? No, sostiene il difensore di Sala, l’avvocato Carlo Cerami che già lo ha assistito davanti al Tar per l’esposto dei Cinquestelle. No, perché il Comune è azionista di Expo, ma non di maggioranza. Sì, ribatte Marini, “perché è il Comune che ha il potere di nominare un componente nel consiglio d’amministrazione e di scegliere l’amministratore delegato, che era proprio Sala”. Comunque, per Marini, il primo profilo, con la firma del 3 febbraio, è già sufficiente a far decadere il sindaco. “E in tempi rapidi. Sala, dopo le dimissioni, è ‘tornato’ commissario di governo firmando il Rendiconto 2015.

Così le ombre delle incompatibilità tornano a visitare i sogni di Sala, già disturbati dall’indagine per falso della Procura generale.

 

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Il Fatto quotidiano, 18 dicembre 2016
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