MILANO

La strana gara di trasparenza tra Parisi e Sala

La strana gara di trasparenza tra Parisi e Sala

Stefano Parisi: basta far melina. Visto che lei vuole fare il sindaco di Milano e che ha ricevuto la candidatura del centrodestra, renda pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi e anche i dati sulla sua società, Chili Tv, su cui girano leggende metropolitane (del tipo: Parisi si è candidato in cambio della promessa di Berlusconi di comprargli Chili, pesantemente in perdita; eppure Berlusconi non compra più neanche i calciatori per il Milan…). La trasparenza è necessaria per chiunque voglia avere un ruolo pubblico e chieda il voto ai cittadini. Dunque, caro Parisi, renda trasparente la sua candidatura. E, già che c’è, ripulisca le liste che la sostengono da candidati nazisti o impresentabili, indagati o condannati.

Detto questo, mi viene da sorridere a leggere i quotidiani comunicati stampa del Pd che le chiedono trasparenza. Tutti giusti e condivisibili fin nelle virgole. Ma da che pulpito viene la predica! “Adesso tocca a Stefano Parisi mostrare i redditi degli ultimi cinque anni, come fatto da Beppe Sala. Da quanto letto in questi mesi, sembra che più che Expo, il buco l’abbia fatto Chili Tv”. (Pietro Bussolati, segretario del Pd di Milano). “Sono passati tre giorni da quando Sala ha pubblicato le sue dichiarazioni dei redditi degli ultimi cinque anni. Sarebbe ora che facesse lo stesso il candidato del centrodestra Stefano Parisi. La trasparenza non può essere una prerogativa del solo centrosinistra”. (Vinicio Peluffo, deputato Pd).

“Per mesi giornali ed esponenti di centrodestra hanno attaccato Sala sui redditi e sui conti Expo. Chiediamo la stessa trasparenza a Parisi”. (Pietro Bussolati). “La mancata pubblicazione del suo reddito, contrariamente a Sala, incomincia a sorprendere e non poco”. (Emanuele Fiano, deputato Pd). “È iniziato maggio e Parisi non ha ancora reso pubblici i conti della sua azienda”. (Franco Mirabelli, senatore Pd). “Per un politico la trasparenza è più importante di tante parole”. (Filippo Barberis, capogruppo Pd Città Metropolitana). “Parisi la smetta di glissare e faccia chiarezza, pubblichi redditi, partecipazioni e bilanci aggiornati”. (Bussolati). “La trasparenza non è un concetto astratto, ma pratica da assolvere ogni ora, ogni giorno per chi si candida a governare una delle città più importanti al mondo”. (Roberto Cornelli, ex segretario metropolitano Pd).

“Visto che tutto il centrodestra per settimane ha condotto una campagna sulla trasparenza, sui redditi e sulle proprietà di Beppe Sala, adesso sarebbe opportuno che anche il loro candidato si comportasse di conseguenza”. (Carmela Rozza, assessore Pd). “È giusto che i cittadini abbiano tutte le informazioni necessarie (sui candidati). Mi auguro che Parisi non voglia negare loro questo diritto”. (Lia Quartapelle, deputata Pd). “Mister Chili si ostina ancora a trincerarsi in uno scandaloso silenzio sui suoi redditi”. (Bussolati).

Sono solo alcuni dei comunicati Pd. Totalmente condivisibili. Peccato che vengano da chi sostiene un candidato, Giuseppe Sala, che le sue dichiarazioni dei redditi le ha tenuto nascoste per mesi e le ha pubblicate solo per cercare di far dimenticare di aver firmato, giurando sul suo onore, una dichiarazione sulla trasparenza falsa, su cui ora sta indagando la Procura della Repubblica; che ha dimenticato di dichiarare la casa in Svizzera, la villa in Liguria, gli investimenti in Romania; che non ha fatto chiarezza sul numero dei visitatori di Expo, dichiarando i biglietti venduti ma non quelli effettivamente usati e soprattutto pagati; che non ha fatto chiarezza sui conti di Expo, farfugliando di patrimonio netto 2015 positivo, senza dire che nel 2016 il patrimonio va in profondo rosso e in cassa non restano neppure i soldi per pagare chi smonta i padiglioni. Se questa è trasparenza…

(6 maggio 2016)


In seguito alle richieste di trasparenza, Parisi ha scritto una lettera al “Fatto quotidiano” e resa pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Ecco la lettera e, in sintesi, i redditi dichiarati.

Dopo giorni di polemiche sulla trasparenza, anche Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra a Milano, rende pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Lo fa scrivendo al Fatto quotidiano, che gliel’aveva sollecitato: “Da oggi sono ufficialmente candidato sindaco e da oggi – com’è giusto – la mia dichiarazione dei redditi è pubblicata sul mio sito, www.stefanoparisi.it, a disposizione di chiunque abbia delle curiosità sui miei redditi e sulle mie proprietà. Ritengo sia doveroso farlo nei confronti dei cittadini ai quali chiedo il voto, non certo verso gli esponenti del Pd che, senza averne alcun titolo, hanno sollevato una polemica su questo argomento. Il fatto che il mio avversario, Giuseppe Sala, si sia regolato diversamente dipende dal fatto che ha ritenuto di doversi giustificare verso l’opinione pubblica per aver omesso in un atto pubblico di dichiarare una parte del suo patrimonio. Io non ho questo problema e non ho nulla da chiarire”.

Nell’Unico 2015 che si riferisce al 2014, Parisi dichiara redditi complessivi per 390.088 euro: 372 mila sono retribuzioni, 18 mila redditi da immobili. Dichiara un appartamento a Milano, due a Roma e due immobili a Pescia Romana (Montalto di Castro). Ha un appartamento a Tel Aviv (è sposato con una cittadina israeliana) e relativo conto corrente. Possiede azioni Swisscom per 1,279 milioni di euro, avute come bonus quando era manager Fastweb. Dichiara anche un conto svizzero presso Credit Suisse, poi chiuso nel 2015, su cui gli arrivavano i dividendi Swisscom relativi alle azioni.

Sulla sua società, Chili Tv, nella lettera al Fatto scrive: “Per cortesia nei confronti della Sua domanda, fornisco volentieri le informazioni richieste sulla società Chili che ho fondato insieme ad altri colleghi e il cui consiglio di amministrazione ho presieduto fino a poche settimane fa. Mi è d’obbligo però una premessa: non comprendo l’accostamento tra Chili e Expo. Chili è una società privata, costituita con denaro mio e di altri soci, Expo invece è una società pubblica. I bilanci di Expo quindi sono materia di interesse pubblico e chi l’ha gestita deve rispondere ai cittadini, quelli di Chili riguardano i suoi azionisti e i dipendenti. La differenza mi pare ovvia, e macroscopica”.

Nel merito, comunque, “la situazione di Chili è del tutto soddisfacente, dal punto di vista finanziario e industriale: è una start up innovativa ad alto valore tecnologico. Nata nel 2012, è l’unica società indipendente paneuropea che offre contenuti di tutte le Majors, con oltre 600 mila clienti in cinque mercati europei (Italia, Uk, Germania, Austria e Polonia). È stata finanziata interamente con capitale privato. I soci hanno investito per fare crescere un’azienda in un segmento innovativo di mercato in grande sviluppo, come dimostra l’esperienza di Netflix. È una società che investe (in risorse umane, diritti e tecnologie) e non produce ancora utili proprio per i costi di avviamento e sviluppo connaturati a questo segmento di business.

“Ha più che raddoppiato il fatturato ogni anno, rispettando i parametri di crescita e di investimento concordati con gli azionisti. Chili è una realt con base a Milano in cui lavorano 60 dipendenti, età media intorno ai 30 anni, il 40% donne. Le società più innovative sono realtà industriali che a lungo non hanno prodotto utili: Netflix ha perso oltre 150 milioni di dollari nei primi sei anni prima di iniziare a produrre utili, Spotify e Twitter non sono ancora in utile. Naturalmente da quando mi hanno proposto di candidarmi sindaco non mi occupo più di Chili e ho lasciato ogni incarico”.

(7 maggio 2016)

Il Fatto quotidiano, 6 maggio 2016; 7 maggio 2016
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