GIUSTIZIA

B. jr e Confalonieri condannati (ma salvi a metà)

B. jr e Confalonieri condannati (ma salvi a metà)

Condannati: 1 anno e 2 mesi di carcere per Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri nel processo Mediatrade. Lo ha deciso la Corte d’appello di Milano, seconda sezione penale presieduta da Marco Maria Maiga, che ha ribaltato la sentenza d’assoluzione di primo grado del luglio 2014 e ha stabilito che i due imputati, al vertice di Mediaset, sono invece responsabili di frode fiscale: per aver occultato in un vorticoso girotondo di società estere una parte dei profitti derivati dalla compravendita di diritti televisivi.

È una nuova vittoria per il pm Fabio De Pasquale, il magistrato che nel 2013 aveva ottenuto, nel processo “madre” sui diritti tv Mediaset, la condanna definitiva di Silvio Berlusconi a 3 anni per frode fiscale. Quello arrivato ieri alla sentenza d’appello è il processo “figlio” Mediatrade, che riguarda un sistema simile, ma non uguale, di compravendite di diritti tv. Silvio Berlusconi ne era uscito prosciolto già in sede di udienza preliminare. Per suo figlio Pier Silvio e per l’amico di una vita Fedele Confalonieri, rispettivamente vicepresidente e presidente di Mediaset, è invece arrivata ora una sentenza di condanna: anche se a un soffio dalla prescrizione, che secondo i legali degli imputati scatterà al più tardi entro la fine del 2016.

Ma alla prescrizione si può sempre rinunciare, se ci si ritiene innocenti. Ed è comunque significativo che i giudici d’appello abbiano ritenuto provato che i diritti televisivi, nei diversi passaggi dagli Stati Uniti (dov’erano acquistati) all’Italia (dove i programmi a cui si riferivano erano messi in onda), venivano gonfiati e producevano una truffa fiscale che occultava milioni di euro all’erario italiano, facendoli scomparire all’estero. Secondo il pm De Pasquale, era “un andazzo al quale Pier Silvio Berlusconi non riusciva a sottrarsi e che Fedele Confalonieri ha tollerato per anni”.

La frode contestata era complessivamente di 8 milioni di euro tra il 2005 e il 2008. La condanna riguarda però solo l’anno fiscale 2007. L’imputazione che si riferiva all’anno 2005 era infatti caduta sotto la scure della prescrizione già in primo grado, quella sul 2006 è caduta ora. Quanto al 2008, è scattata invece l’assoluzione “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: effetto della riformulazione della legge sulla frode fiscale, con l’introduzione di soglie di non punibilità, voluta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Fu polemicamente chiamata “salva Berlusconi” perché avrebbe potuto liberare Silvio, il padre, dalla sua condanna per frode fiscale nel processo Mediaset. Dopo le polemiche fu in parte modificata, ma evidentemente non abbastanza da non riuscire a salvare il figlio, Pier Silvio, almeno in parte dal processo Mediatrade.

Assolti ieri i coimputati di Berlusconi junior e Confalonieri, tra cui gli intermediari Daniele Lorenzano e Frank Agrama. Per quest’ultimo, i pm De Pasquale e Sergio Spadaro avevano chiesto una condanna a 3 anni e 8 mesi. Potrà ora invece chiedere la restituzione dei 148 milioni di dollari che gli sono stati sequestrati in Svizzera nel corso dell’inchiesta.

Il Fatto quotidiano, 18 marzo 2016
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