MILANO

Anche la Corte costituzionale bacchetta il “Rito ambrosiano”

Anche la Corte costituzionale bacchetta il “Rito ambrosiano”

Una nuova sentenza della Corte costituzionale potrebbe riverberarsi sull’azione della Procura di Milano, impegnata in una ventina di inchieste sugli abusi edilizi permessi dal Comune guidato da Giuseppe Sala. Ieri è stata depositata la sentenza della Consulta numero 51, che dichiara incostituzionale una legge della Regione Lazio, la numero 7 del 2017 (presidente era Nicola Zingaretti), che all’articolo 4 comma 4 permetteva, “in via transitoria, l’esecuzione di interventi di trasformazione edilizia con mutamento della destinazione d’uso, in deroga alle previsioni dello strumento urbanistico e in assenza di una valutazione da parte del Consiglio comunale”.

Consentiva di costruire in deroga agli strumenti urbanistici e senza una valutazione del Consiglio comunale. Non si può fare – ha stabilito la Corte costituzionale – perché questa prassi “comporta il rischio di un aumento incontrollato del carico urbanistico e degli insediamenti abitativi”; e anche perché “la sottrazione di questi determinanti interventi di trasformazione edilizia alla valutazione consiliare comporta una ingiustificata e non proporzionata compressione della potestà pianificatoria comunale”. È necessario dunque rispettare i Piani di governo del territorio, senza deroghe, e restituire al Consiglio comunale il potere di decidere sugli interventi di “rigenerazione urbana”.

Riguarda casi certamente differenti da quelli milanesi, ma potrebbe incidere sulle indagini dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici con la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano: perché anche a Milano il Comune concede permessi di costruire “in scostamento” a quanto stabilito dalle norme, facendo decidere la Commissione paesaggio.

Del resto, anche a Milano si concede di costruire abitazioni residenziali dopo aver abbattuto magazzini o laboratori, con cambio di destinazione d’uso e senza una valutazione del Consiglio comunale. Oltretutto con aumento delle volumetrie e considerando “ristrutturazione edilizia” (con relativi sconti sugli oneri d’urbanizzazione) quelle che sono invece operazioni di sostituzione edilizia.

Questa pronuncia della Corte costituzionale arriva dopo le decisioni, sempre favorevoli ai pm, di tutti i giudici fin qui intervenuti sulle indagini milanesi: i giudici delle indagini preliminari, quelli del riesame, del Tar e anche della Cassazione, che proprio nei giorni scorsi ha dichiarato inammissibile il ricorso dei costruttori contro il sequestro delle Torri Lac al Parco delle Cave.

Il Fatto quotidiano, 19 aprile 2025
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