Il vero sindaco di Milano? Non Sala, ma Catella
La realtà oltre la satira: credeva di fare un’iperbole chi diceva che il vero sindaco di Milano era Manfredi Catella, il più attivo degli sviluppatori immobiliari ambrosiani. Invece sentite che cosa si scrivevano Catella e l’assessore all’urbanistica (pardon, rigenerazione urbana) Giancarlo Tancredi: “Ma mi confermi come assessore?”, chiedeva Tancredi. Certo, rispondeva Catella, “voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario”. Interviene di rinforzo Christian Malangone, il city manager, direttore generale del Comune di Milano: “Me lo tatuo sulla schiena”. Goliardia urbanistica. Fescennini istituzionali.
Commentano la pm Marina Petruzzella e la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano: “Tancredi è consapevole del fatto che, grazie alla sua azione, gli interessi di Coima vengono massimizzati, tant’è che ironizza su una sua riconferma come assessore da parte di Catella in persona, come se quest’ultimo fosse il sindaco di Milano”. Oltre ogni immaginazione. Tanto da superare la caustica battuta dell’ex vicesindaco di Milano (quarant’anni fa) Luigi Corbani, che l’assessore da tempo lo chiama Tancredi Catella.
Nel giorno in cui il Tribunale del riesame annulla gli arresti a San Vittore del costruttore Andrea Bezziccheri e i domiciliari per l’architetto Alessandro Scandurra (con conseguenti, entusiasti gridolini di piacere dei grattacielisti di tutta Italia, pronti a ribadire che la Procura è smentita e che gli indagati sono degli eroi, o dei martiri) i pm depositano nuove chat della cricca dell’urbanistica milanese. L’obiettivo dell’accusa è dimostrare che le esigenze cautelari restano ferme anche dopo le dimissioni di Tancredi da assessore e dopo che Giuseppe Marinoni ha lasciato la presidenza della Commissione paesaggio.
Le “condotte degli indagati” assumono “dimensioni sconcertanti e di autentico allarme sociale, in termini di mercimonio della funzione pubblica consumata dall’assessore Tancredi in sintonia con il segretario generale Malangone, di sfregio delle leggi e di attentato alla democrazia urbanistica”. Così scrivono i magistrati milanesi.
Dagli scambi di messaggi tra Catella e Tancredi e tra Catella e Malangone emerge “di tutta evidenza che costoro si esprimono ed agiscono non come pubblici ufficiali rispettosi dei confini e del ruolo della loro importante funzione pubblica a garanzia dei fondamenti su cui si regge la comunità e la convivenza civile in un settore delicato come l’urbanistica, ma come dipendenti privati e deferenti agli ordini di Catella”.
Secondo i pm, “Tancredi e Malangone, il quale negli scambi fa sfoggio del suo essere stretto sodale di Catella, da Catella ricevono ordini che poi Tancredi veicola ai dirigenti e funzionari del Comune ed al presidente della Commissione paesaggio Marinoni, e che hanno ad oggetto i desideri di Catella, assistito da legali di fiducia, in ordine a tutte le attività amministrative ed agli accordi con il Comune, ivi compresi quelli afferenti a conteziosi ipotizzabili, funzionali al suo disegno espansionistico di investimento e sviluppo immobiliare, da realizzare attraverso varianti puntuali al Piano di governo del territorio”. Catella sindaco-ombra di Milano.
In molte occasioni, “Tancredi e Malangone rivelano interesse a concordare con Coima una linea comunicativa verso terzi e stampa relativamente agli studentati ed al prezzo delle stanze per evitare ‘danni politici’”. E Catella, con toni “dirigisti” – scrivono i pm – indica la via da seguire all’assessore e al direttore generale del Comune: “mettere al centro dell’attenzione gli ‘extra costi’ e una convenzione già stipulata col Comune”.
La polemica scoppiata, e finita sui giornali, è quella sugli alti costi (circa 1.000 euro a stanza) dello studentato da impiantare nel Villaggio olimpico a Olimpadi finite. Cone reagire? È Catella a dare la linea. Tancredi, 15 luglio 2024, scrive: “Scusa Manfredi, ma su Studentato Romana, ad evitare situazioni comunicative che mettano in imbarazzo, o peggio politicamente, il Comune, vediamoci domani e concordiamo linea. Noi stasera accenniamo in Consiglio che Coima ci sta lavorando (Cdp e Bando Miur) + noi su Statale e altri atenei, senza dare numeri ma prima di dare numeri vanno modificati e verificati la convenzione e il piano finanziario”.
Catella non è d’accordo: “Non possiamo modificare i numeri, Giancarlo, da parte nostra non è in discussione né discutibile la convenzione. I dati circolati non sono corretti”. Tancredi prova a ribattere: “Non capisco come fai a modificare i numeri e non la convenzione. Penso sinceramente non sia possibile. Io non saprei cosa dire se i giornalisti mi chiedono. Secondo me è necessario vedersi prima del vostro comunicato, anche domattina presto”.
Interviene Malangone: “Proprio per questo ha ragione Giancarlo oppure mi sta sfuggendo qualcosa”. Ma Catella non è disposto a fare un passo indietro: “La convenzione determina i prezzi massimi sulla base dei principi definiti. Noi autonomamente possiamo anche applicare tariffe minori se troviamo compensazioni con altri che ne assumono il costo. Questo può essere un ateneo, Cdp, Miur, ecc…”. A pagare, insomma, deve essere il pubblico: Cassa depositi e prestiti (Cdp) controllata dal ministero delle Finanze, il ministero dell’istruzione (Miur), o qualche università.
Malangone prova a dire la sua: “Comprendo ma proprio per questo vale la pena un po’ coordinarci, se no il rischio è di generare confusione e soprattutto far giocare i nostri critici al rialzo e non sarebbe un bene per nessuno”. E poi: “Comunque a me hanno insegnato che è meglio sbagliare insieme che fare giusto da solo”.
Ma Catella non molla: “Christian a disposizione, ma non so cosa dire più di quanto sopra. La convenzione è un contratto ed è stabilito sui principi del Comune. Oggi la redditività prevista che è minima (5%) non è neanche raggiunta per gli extra costi. Non credo si debba rincorrere nessuno ma piuttosto chiarire come il Comune definisce i criteri delle convenzioni. Se poi il privato riesce a trovare altre soluzioni virtuose o il pubblico vuole dare altri sussidi è tema separato”.
Ora saranno le giudici del Tribunale del riesame a decidere, domani, se confermare oppure no gli arresti domiciliari per Tancredi e Marinoni, oltre che per il costruttore Federico Pella.
